Il Natale porta ferite

298 14 3
                                    

Bussai alla porta di Bree incessantemente e aprì, come al solito, Lian che, con le sue mutande a righe mi disse
<<Che cosa c'è Jason?>> un po' addormentato
<<Posso entrare??>> chiesi
<<No. Scusa che ti aspetti che una persona faccia a mezzanotte e mezza di sera con la sua ragazza?>> sbadigliando
Io scossi la testa e gli chiesi
<<Perché ti sei messo con Bree?>>
<<Perché...perché ci vogliamo bene>> disse grattandosi il volto
<<Ma non intendevo questo>>
<<Ma scusa tu a questa ora hai i dubbi esistenziali?!>> disse urlando, poi continuando <<Ne parliamo domani, che tanto è domenica e non ho nulla da fare, ok?>>
Io annuii, ma non accettai il fatto che non mi avesse risposto. Mi chiuse la porta in faccia. Cosa mi stava succedendo? Che mi era capitato? Ogni volta che mi allontanavo da lei mi sentivo così, perché? Troppe domande in una volta sola, era meglio ponderarci un po'.

Le settimane passarono veloci ed io e Deborah ci incontravamo ogni sera su quel tetto, come fosse un appuntamento fisso. Il Natale si avvicinava sempre di più e la città si riempiva di luci e festoni. Come ogni anno, i miei a Natale lavoravano e mi sarei immaginato il solito Natale a casa con Edward a giocare a carte. Anche se mancavano ancora due settimane, il pensiero c'era ed era costante. Una sera mi trovavo con Deborah sul tetto, che era stato decorato in modo natalizio con un minuscolo albero di Natale e dei pale con dei festoni. Mentre eravamo seduti a guardare il tramonto, pensai a quante cose erano cambiate in queste settimane. Deborah non mi considerava una minaccia (anche se ancora manteneva la sua freddissima indifferenza e si non si rivolgeva mai a me se io prima non mi rivolgevo a lei), non baciavo una ragazza da una settimana, avevo smesso di bere e non facevo l'amore da tempi remoti. Mentre parlavamo del Natale, chiesi a Deborah
<<Il Natale lo passi con i tuoi, immagino>>
<<Si, il tipico cenone natalizio. Verrano parenti da ogni dove ed in casa si formerà una cappa>> disse, mentre beveva
<<Pff...e ti lamenti? Io lo passo con mio fratelli in casa>> dissi guardando il cielo che si imbruniva
<<E i tuoi?>> chiese
<<Lavorano>> dissi sbuffando
<<Ma che lavoro fanno i tuoi?>>
<<Mio padre è un commercialista e mia madre è capo reparto infermeria>>
<<Occupati, è?>>
<<Abbastanza>> dissi rattristando la voce.
Lei i guardò per un secondo e fece una faccia scocciata. Io la guardai e risi, perché sembrava una bambina.
<<Cosa hai?>> chiesi sorridendo
Lei fece delle gesta e dei versi incomprensibili. Poi si fermò e mi guardò negli occhi
<<Se ti va puoi venire a casa mia con tuo fratello>> disse
Mi sembrò di aver sentito male, quindi feci una faccia per chiederle "sei sicura? Non mi prendi in giro?". Lei annuì. Io, dopo qualche secondo, mi alzai e presi abbracciai Deborah per la gioia. Lei non fece un movimento ma mi diede un pizzicotto sul braccio che mi fece sobbalzare. Poi mi guardò soddisfatta e disse
<<Così la prossima volta ci penserai due volte>>
Io mi strofinai il braccio e notai che la mia mano era sporca si sangue. Siccome non era mio, guardai il collo di Deborah, dato che la avevo abbracciata. Subito urlai
<<Deb, il tuo collo!!>>
Lei non cambiò la sua espressione indifferente e disse
<<Cosa c'è?>>
<<Sta sanguinando! Sta visibilmente sanguinando!>> dissi preoccupato
Lei si tocco il collo e si ritrovò anche lei la mano sporca di sangue
Fece un volto risoluto e disse
<<C'era un tipo con il coltello all..>> poi si tappò la bocca e scosse la testa
Io capii. Era andata ad una rissa e, come al solito, non me lo aveva detto. Io avrei voluto infuriarmi ma non lo feci.
La feci girare, togliere i capelli e gli esaminai la ferita. Mia madre era un'infermiera ed un po' di cose me le aveva insegnate in caso di emergenza. La ferita non era molto profonda, ma andava comunque disinfettata perché si sarebbe potuta infettare dato che era molto lunga.
<<Devi correre a casa a disinfettarla>> ordinai
Lei scosse la testa e disse
<<Se mio padre scopre di questa ferita mi assillerà. Non voglio dirgli nulla>>
Io sospirai e pensai "Perché a me!"
La guardai e gli presi la mano.
<<Dove andiamo?>> chiese insospettita
<<A casa mia! Non hai intenzione di tenere quella ferita aperta!>> dissi guardandola male
Lei mise il broncio, ed io gli strinsi forte la mano. Aveva delle mani molto robuste per una ragazza, ma erano morbide e calde. Arrossii al solo pensiero di aver potuto tenere in un altra occasione le sue mani.

Sei la mia miglior pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora