CAPITOLO 11

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Il suono della campanella risuonò nella classe.

Glaphyra afferrò il proprio zaino e la giacca di pelle di Ares e si alzò trascinando la sedia sulle
piastrelle a tratti grigi a tratti bianchi.

Una parte di lei era felice di uscire da lì mentre l'altra non vedeva l'ora di tornarci.

Glaphyra uscì dalla classe mentre cercava di allacciarsi la giacca ma si schiantò contro qualcosa di
"duro".

"Ma Zeus!" disse mentre iniziava a cercare gli occhiali che le sono caduti accucciandosi a terra.

Sentì delle risatine provenire da dietro di lei e le salì il crimine...

Se solo riuscisse a trovare quei
cazzo di occhiali! Sì, Ares aveva ragione... Doveva mettere le lenti a contatto!

Mentre continuava a tastare per terra le voci aumentarono.

"Ricorda Glaphyra quando uno dei tuoi sensi viene affievolito, aumentano di conseguenza gli altri" disse Ares mentre sollevava dei pesi da 200 kg. Aveva gli occhi chiusi e indossava solo un paio di pantaloncini da ginnastica neri molto elastici. Sul torso scolpito scendevano delle gocce di sudore che facevano un gioco di riflessi con la lampada appesa al soffitto.

"Ma quindi adesso te che hai gli occhi chiusi?" chiese Glaphyra sdravaccata sul divano del salotto con un gomito appoggiato al bracciolo e la testa sostenuta dalla mano. Le capitava spesso di
fargli compagnia mentre si allenava, nel senso della presenza, anche se lui le ripeteva spesso che avrebbe dovuto iniziare anche lei ad allenarsi e come sempre Glaphyra non riusciva a tenere la bocca chiusa e rispondeva che lei allenava la mente attraverso i libri ed era un allenamento più duro rispetto a quello fisico, Ares scocciato rimaneva in silenzio.

"In questo momento riuscirei a sentire anche quello che bisbigli per esempio ma anche tutti gi altri sensi sono amplificati..." disse Ares.

"Non ci credo" bisibigliò Glaphyra mettendo la mano davanti alla bocca.

"E invece dovresti" disse Ares riaprendo gli occhi.

Glaphyra lo guarda, è sconvolta...
Cosa anzi come diavolo è riuscito?

"Adesso ci credi?" chiese il dio lasciando i pesi che caddero ai suoi piedi.

Glaphyra alzò le spalle: "Dovrei..."

"Guarda quella nuova..." rise una ragazza.

"Ma sì, le facciamo vedere noi chi comanda qui" disse un'altra.

"Stronze" bisbigliò sottovoce afferrando i suoi occhiali e rialzandosi.

Prese un lembo della canottiera e si pulì le lenti. Li indossò e nel vedere quelle tre bimbette
ridere di lei le fece salire il crimine, di nuovo.

Nessuno si era mai permesso!

Neanche Zeus si era mai permesso di mancarle di rispetto e ridere di lei.

Nessuno doveva permettersi!

Chiuse gli occhi accecata dalla rabbia... Non riusciva a trattenerla...

Li riaprì e dire che erano infuocati era poco, non pensava di essere mai stata così arrabbiata in vita sua.

"Sento odore di troie" disse Glaphyra avvicinandosi a loro.

La prima ragazzina era mora con una treccia che le ricadeva su una spalla, indossava una giacca
verde militare che le arrivava fino al ginocchio e dei jeans neri che finivano dentro degli stivaletti neri con il pelo all'interno. Giocava con il piercing che aveva al labbro inferiore spingendolo in fuori
per dopo tirarlo in dentro. Il mascara e l'eyeliner le coprivano le palpebre.

La Figlia Degli InferiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora