Capitolo 49 - Kephas, che ti succede? (R)

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Kephas.

Il vento smise di soffiare, i raggi del sole rovente stagnavano sul paesaggio. Il sentiero avorio mostrava le ombre corte dei nostri corpi muoversi uno accanto all'altro, mentre il laghetto diveniva sempre più grande e luccicante. I passi sordi, il sudore sulla fronte. All'arrivo, la distesa d'acqua apparve liscia come uno specchio, circondata da pietre tondeggianti e bionde spighe.

La lastra blu pastello prese a gorgogliare e centinaia di bollicine trasparenti sbucarono in superficie, iniziando a sussurrare uno strano brusio. Il luogo ameno e solitario sembrava in attesa di qualcosa, e fu allora che il figlio di Dio vestì il silenzio del suo timbro profondo.

"Oltre queste pietre, nel lago della sapienza, troverete il sepolcro del tempo. Immergendovi in queste limpide acque, piomberete nelle più segregate profondità della conoscenza, e attenderete di essere ricoperti dal potere destinatovi da Dio. Sin dall'inizio dei tempi, i quattro elementi della natura quali aria, fuoco, acqua e terra furono considerati minacciosi e pericolosi; allo stesso modo, tuttavia, costituirono un ambiente adatto alla vita. A ciascuno di voi, dunque, sarà concesso di custodire la conoscenza e la padronanza di un elemento, attribuito in base alle vostre origini, al vostro spirito e al vostro cuore. Quando il processo giungerà al termine, come spiriti luminosi vi innalzerete dalle acque, consapevoli delle più remote memorie dei tempi antichi."

Il mio corpo vibrò, avvolto da una foschia di stupore. Brividi caldi mi coprirono dalla testa ai piedi e tremai. Lo sguardo fisso sul laghetto. Le mie dita cercarono quelle di Andrea e dopo vari tentativi le trovarono, elettrizzate. Sussultai e la guardai sorridente, facendo piccoli cenni con la testa. Lei ricambiò lo sguardo, intrecciò le sue dita alle mie e distese gli angoli della bocca. Gli occhi verdi con spruzzi di grigio brillarono lucidi.

La gemella si voltò dall'altra parte e afferrò la mano di Simone, e anch'egli sorrise; da lì a breve ci tenevamo tutti per mano, formando un cerchio attorno al laghetto. Il figlio di Dio si posizionò alle nostre spalle e, nonostante sentissi il desiderio irrefrenabile di scoprire e conoscere i segreti dell'universo, un velo oscuro calò sulla mia mente, offuscandola.

"Pietro!" esclamò l'uomo venuto dalle stelle. "Stai dubitando di me?"

Un brivido gelato mi lacerò la schiena e mi mozzò il respiro.

Come aveva fatto a leggermi nella mente?

Dunque, disse: "Vuoi forse esporre i tuoi dubbi, prima di procedere con l'iniziazione?".

Un secondo velo nero di seta ammantò la mia mente; la gioia svanì e una fiammata di calore salì dal collo e gonfiò le vene sulle tempie.

Marie... Ettore...

Sciolsi la mano di Andrea alla mia destra, quella di Giacomo alla mia sinistra, e mi voltai. Gli occhi, bendati dai ricordi più cupi della mia esistenza, fissavano il figlio di Dio. Il respiro di colpo affannoso.

"Dove sei stato finora?" gli chiesi. "Cosa hai fatto in tutto questo tempo? Perché hai lasciato morire l'umanità? Mia moglie, mio figlio... Sofia, Alessio... Federico. Sono tutti morti, non è rimasto più nessuno a parte noi. Cosa sei venuto a fare? Cosa cambierà?"

Crollai in ginocchio, le braccia penzoloni lungo i fianchi, il mento sul petto. Gli occhi umidi di lacrime.

"Pietro..." mormorò l'uomo venuto dalle stelle.

"Mi chiamo Kephas!" urlai.

Con uno scatto d'ira sollevai il volto. Lo sguardo infuocato e la mascella contratta. Ansimavo, e il corpo sussultava a ogni respiro.

"Scommetto che eri tu quel vecchio prete pazzo" dissi. "Quello dentro la chiesa, dal volto rugoso e incavato, che sembrava non sapere cosa fossero pettine e rasoio, con un taglio di capelli così scomposto da somigliare a quello di Albert Einstein nella foto in cui fa le linguacce al fotografo. Lo stesso che mi ha suggerito di farmi chiamare Kephas per un motivo a me sconosciuto, lo stesso che ha detto a Kariot di farsi chiamare così. A proposito, che fine hanno fatto Kariot e Lux?"

Dei passi strisciarono sulla sabbia e voltai la testa di lato. Andrea e Simone poggiarono una mano sulla mia spalla, e strinsero la presa come per confortarmi. Li guardai, ed entrambi fecero un cenno con la testa. Lo sguardo serio e fiducioso. Feci un respiro profondo per cercare di calmarmi, poi mi liberai dell'aria accumulata nei polmoni e tornai a osservare il figlio di Dio, che protese il braccio davanti al bacino e disse: "Afferra la mia mano, Pietro!".

Dopo un attimo di esitazione, poggiai il palmo della mano sul suo, e un'ondata di calore e luce mi travolse l'anima. Stordito e barcollante, mi alzai in piedi, ed egli indietreggiò di un passo.

"Conoscerete tutte le risposte a tempo debito" proferì. "Adesso, dimmi: cosa pensi vi abbia spinto ad arrivare fin qui?"

Tentai di rispondere di getto, ma tra le labbra non fuoriuscì alcun suono.

"Pondera con attenzione la tua risposta" disse il figlio di Dio.

Un lampo accecante mi tagliò di netto la mente e i pensieri zampillarono nel cervello come migliaia di coriandoli colorati. In un baleno ripercorsi l'intero cammino affrontato dall'inizio dell'epidemia, e allora ricordai cosa mi avesse spinto a guidare me e il resto dei presenti in questa lunga avventura.

"La speranza!" esclamai, tirando un sospiro di sollievo.

L'uomo venuto dalle stelle elargì un sorriso appena pronunciato.

"Sapresti dirmi, dunque, cosa è per te la speranza?"

Spremetti le meningi per cercare una risposta e assottigliai le palpebre in uno stato di concentrazione, invano. Nessuna parola mi venne in soccorso. Il figlio di Dio mi afferrò le braccia con le sue possenti mani e migliaia di pensieri esplosero nella testa come fuochi d'artificio.

"La speranza è il desiderio intoccabile di un futuro migliore" risposi. "E, per quanto ingannevole si possa pensare che sia, serve almeno a condurci alla morte per una strada piacevole."

L'uomo venuto dalle stelle sciolse la presa dalle mie braccia e fissò il cielo. Gli occhi lucidi di malinconia.

"Molto bene" disse. "Osservarvi da lontano non mi ha permesso di essere presente con il mio corpo, ma il mio Spirito è rimasto sempre insieme a voi, come la luce di una stella desiderosa di rasserenare il cuore dell'uomo."

In quell'istante lacrime di gioia mi scesero dagli occhi.

"Eri tu la speranza..."

Il figlio di Dio abbassò lo sguardo dal cielo e mi asciugò il viso con la forza del pensiero. Le lacrime scomparvero e le guance rimasero umide.

"Qualcun altro ha ancora domande?" chiese con tono autorevole.

I presenti si guardarono negli occhi, a tratti intimoriti, per di più appagati. Neppure Andrea e Simone, entrambi vittime di una grave perdita recente, sembravano voler aggiungere altro.

"Io non vedo l'ora di immergermi in quelle acque" ghignò Giacomino.

Giacomo gli diede uno scappellotto e lo ammonì con lo sguardo.

"La verità!" esclamò il militare. "È tempo della verità."

"Voglio fidarmi!" disse la gemella. "Voglio sapere che ne sia valsa la pena."

Un sussulto mi fece barcollare. Sembrava che tutti avessero già dimenticato il passato e gettassero gli occhi al futuro pur non sapendo cosa aspettarsi. Mi sentivo solo, in balia dei miei pensieri misti di gioia e rabbia, l'unico a non rendersi più conto di chi sarebbe diventato, e nel frattempo una sola domanda pulsava tra i miei pensieri: "Avrei riabbracciato la mia famiglia?".

Il figlio di Dio drizzò le orecchie e mi fissò con uno sguardo amareggiato. Dunque socchiuse gli occhi e fece spuntare un bastone di legno nella mano destra, indicò il laghetto e disse: "L'acqua restituisce sempre ciò che prende con sé. Ella ti restituirà la memoria; allora, e solo allora, saprai di esser stato, e nel tuo cuore il seme germoglierà".

Ricordi di un mondo passato (Cartaceo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora