Capitolo 59 - Il destino di Lux (R)

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Kephas.

Trattenni le lacrime che velavano gli occhi, la vista offuscata e le labbra tremanti. Sentivo il cuore martellare nel petto, il sangue pulsare nelle vene, eppure le mani e i piedi erano gelidi. Conoscere la verità su Giuda mi aveva lacerato la coscienza, e dal taglio netto sembrava fuoriuscissero grida di sofferenza; cercai di richiudere la ferita, dopotutto quello era solo l'inizio, una parte della verità che il Messia si era deciso a condividere.

Sarebbe stata una notte di tempesta; non certo una di quelle avvilite dalla pioggia, dalla grandine o dai venti furiosi, bensì una notte in cui gli occhi cupi, umidi e profondi del Maestro avrebbero narrato di anime imploranti, furiose e umiliate dal Male. Una di quelle in cui avrei visto una tormenta sfondare la finestra e sradicare la mia anima dal corpo, per martoriarla, scoraggiarla e consumarla.

Ebbi un fremito, poi un singhiozzo, schiusi le palpebre e guardai i miei fratelli; anch'essi, come me, stavano lottando con il proprio dolore. Cercai di riprendere il controllo delle mie emozioni e di terminare ciò che avevo cominciato, dunque rivolsi lo sguardo al figlio di Dio, assorto nei suoi pensieri. Il buio della notte si fece più fitto oltre la finestra.

"Maestro..." sussurrai con una leggera commozione nelle corde vocali, alle sue spalle.

Egli fissava le lingue di fuoco nel focolare, ritto in piedi.

"Sì!" sussultò, come se lo avessi riportato alla realtà da un pensiero profondo.

"Vorrei solo risvegliarmi da questo brutto sogno e ritrovarmi nel mio letto insieme alla mia famiglia. Vedere la Terra priva di guerre, sofferenze e atrocità; quando ancora tutto sorgeva spontaneamente e anche l'abbattersi di un acquazzone seguito dalla visione dell'arcobaleno veniva contemplato come un dono di Dio. So benissimo, però, che questo non sarà possibile, e che i giorni a venire saranno i più intensi da sopportare."

Mi fermai un attimo per riprendere il fiato, mi sollevai da terra e fissai le spalle massicce del Messia. Dunque ripresi a parlare, cercando di dare più enfasi alle parole: "Mi sembra doveroso da parte tua metterci al corrente di qualunque informazione relativa al futuro. Se vogliamo sconfiggere i nostri nemici, dovremo conoscere ogni particolare della battaglia, e al momento sappiamo ben poco."

Il Maestro fece un sospiro lungo e annuì con un cenno della testa, mentre i miei fratelli ascoltavano silenziosi da tempo le nostre parole, offrendomi la possibilità e la fiducia di fungere da loro portavoce.

"Ti ascolto" disse il figlio di Dio.

La sua tunica celeste chiaro rifulgeva dei caldi riflessi del focolare acceso.

"Esclusi i qui presenti e Giuda, sappiamo che i cavalieri dell'apocalisse sono stati investiti da Satana da un potere talmente vasto da snaturarne la loro essenza terrestre, potere quasi paragonabile a quello degli angeli caduti. Ciò che non riesco a ricordare e che mi angoscia è questo: Chi è Lux? E cosa c'entra con noi in tutto questo?"

Un tuono rimbombò nel cielo in quell'istante e fece tremare i vetri della finestra. Il camino sbuffò scoppiettando.

"Per lei è diverso" rispose il Maestro con aria fredda e distaccata.

"In che senso?" domandai, stringendo i pugni.

"È inutile che continui a rievocare nella tua mente tracce di Lux di un qualche tempo remoto, perché non ne troverai."

"Cosa vuol dire che non ne troverò?"

Inamovibile, il Maestro continuò a osservare i serpenti di fuoco nel focolare con un atteggiamento indecifrabile, fino a quando le fiamme si estinsero con uno scoppiettio e una scia plumbea si levò verso la canna fumaria. A quel punto il Messia si girò di spalle e si andò a sedere sul pavimento, in mezzo al cerchio. Incrociò le gambe con lo sguardo basso e fece apparire un cero bianco acceso, sopra un piattino di ceramica, in ogni angolo della dimora; adesso, nella semioscurità, l'attesa si faceva più pungente. Mi levai a sedere al mio posto e aggrottai le sopracciglia.

"Molto tempo fa," prese a dire il Maestro "il Padre Onnipotente, prima di spegnersi lentamente a seguito del dolore cosmico inflittogli dai figli ribelli, incaricò i vostri antenati, una volta divenuti mortali, di riprodursi sul pianeta Terra, tenendoli però all'oscuro di un segreto. Di fatto Dio, conscio della fine dell'umanità a causa del libero arbitrio, introdusse una clausola di protezione per tutelare la sua preziosa creazione. Dalla galassia Paradiso, infatti, piovve un potente incantesimo che avvolse il pianeta Terra, un sortilegio talmente potente da richiamare l'attenzione di Satana e Osiride, gli esseri più influenti al di sotto del Padre Onnipotente. Il sortilegio prevedeva che l'ultimo superstite terrestre, ridotto in fin di vita, custodisse la capacità di assorbire a sé l'energia vitale di tutti gli umani deceduti; il suo nome sarebbe stato ricordato a lungo come Lux, la Madre della nuova stirpe del Bene, e la sua purezza sarebbe stata acclamata dal popolo come unica fonte di rinascita."

Un secondo tuono rimbombò nel cielo e il camino riprese a vivere come per magia, accogliendo nuove fiamme ardenti nel braciere. Non potevo credere alle mie orecchie: Lux, la Madre della nuova stirpe del Bene, era destinata a ricostituire il pianeta, e probabilmente l'amore tra lei e Giuda era nato per far sì che ciò accadesse. Con le labbra schiuse in un'espressione di trepidazione, cercai di formulare una frase di senso compiuto, e capire in che modo il disegno di Dio non si fosse evoluto secondo la sua volontà.

"Maestro" sussurrai con voce tremante. "Perché Lux si trova nella galassia Inferno?"

Egli scosse la testa, chiudendo gli occhi per qualche secondo.

"Satana è riuscito a fondere il suo disegno con quello di Dio," rispose freddo "e adesso il destino è incerto e imprevedibile."

"Perché?" sbottai, le palpebre tese e lo sguardo fisso su di lui. "Se tu e Osiride ne eravate a conoscenza, perché non avete fatto nulla per evitarlo?"

"Te l'ho detto, Pietro" disse con un tono di dispiacere. "La colpa è mia. Pensavo che Giuda sarebbe riuscito a governare la sua mente, a resistere alle tentazioni di Satana, a far prevalere l'amore sulla rabbia, e a salvare Lux."

"Ma avresti dovuto valutare un piano di riserva!" esclamai, battendo i pugni sul pavimento di legno.

Il Maestro rimase composto e in silenzio, con le gambe incrociate e gli occhi celesti fissi sul focolare. Non potevo accettare che avesse lasciato a Satana un tale privilegio, e che, del tutto indisturbato, Goethe avesse trascinato Lux e Giuda sulla galassia Inferno. Il Messia doveva per forza avere un asso nella manica, un segreto che risiedeva in chissà quale altra arcana verità. Feci un lungo respiro e allentai la stretta delle dita.

Dopodiché, domandai: "Cosa accadrà quando Lux finirà di assorbire l'energia vitale degli esseri umani deceduti?".

Il Maestro distolse lo sguardo dal camino e mi osservò con aria languida, poi rispose: "Se al suo risveglio gli occhi brilleranno del colore delle stelle, la linfa energetica assorbita darà vita alla 'nuova stirpe del Bene'; in caso contrario, l'opacità delle tenebre soggiogherà i suoi occhi e sarà la fine della specie umana. Satana impianterà il suo seme dentro Lux e la loro unione darà origine a una razza ibrida e malvagia, che lui stesso battezzerà come la 'nuova stirpe del Male'...".

La tormenta interiore giunse in quell'esatto momento dalla finestra, la oltrepassò in silenzio e sradicò la mia anima dal corpo, intenta a martoriarla, scoraggiarla e consumarla.

Ricordi di un mondo passato (Cartaceo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora