Antico Egitto - Giorno Due
Andrea.
La luce del giorno si affievolì lentamente su Saqqara, e l'atmosfera prese a colorarsi di riflessi dorati e vermiglio. Il vento soffiava una melodia grave e tenebrosa. Tutti i miei fratelli erano crollati al suolo, e nessuno di loro aveva più provato a rialzarsi. Un silenzio angosciante era sceso sulla necropoli, e una lacrima si era spenta sulle mie labbra.
Ero rimasta sola. Avevo fallito miseramente. Il Messia si era fidato di me, ed io l'avevo deluso, avevo deluso tutti quanti. I cavalieri dell'apocalisse avevano vinto, erano riusciti a batterci con la forza e con l'inganno. I tre cavalli! Morti! Era stato Goethe a dirmelo. Ma lo eravamo anche noi, morti, seppure non fisicamente. Cosa sarebbe accaduto, adesso?
"Andrea" mi sussurrò la voce calda e profonda del figlio di Dio nella mente.
"Maestro" risposi festosa con il pensiero, rattristandomi un attimo dopo. "Mi dispiace. Mi dispiace tanto. Io... ci ho provato, con tutta me stessa, e anche Simone, Giovanni e gli altri, ma siamo stati sconfitti."
"Sapevo dei cavalli" mi disse, e il mio cuore perse un battito. "E anche delle leggi universali dell'equilibrio cosmico di cui vi ho tenuto all'oscuro. C'è un motivo per il quale l'ho fatto, e questo motivo è che mi serviva un po' di tempo per preparare Pietro e Giacomo, per mantenere l'equilibrio tra Bene e Male. E per farlo ho dovuto sacrificare voi."
"Maestro..."
"Il Bene e il Male oscillano da sempre come un pendolo ed è stato, ed è tuttora, mio dovere mantenere l'equilibrio tra le due forze, e far rispettare le leggi dell'Esistente."
"Maestro, io... credo di aver capito."
"Allora non hai motivo di dispiacerti, perché la mia scelta è caduta sulla persona giusta. Adesso inganna Goethe e prendi tempo fino a domani, fino all'arrivo dei tuoi fratelli."
Il contatto telepatico si interruppe in quell'istante con uno schiocco sordo, e solo allora ebbi il coraggio di ammettere a me stessa di avere mentito. Ero dispiaciuta, sì, ma per il trattamento che il Messia aveva riservato alla maggior parte dei suoi figli, mandandoli a combattere una guerra di cui non conoscevano nemmeno le regole.
Il pendolo, l'equilibrio, l'Esistente... cosa?
Eppure la mia mente si era già proiettata su uno scenario differente; la rabbia che provavo nei confronti di Goethe annientava qualsiasi altra questione. Lui aveva ucciso Sofia, lui doveva pagare. E l'unico modo che avevo per recuperare le energie, e vederlo soffrire tra le mie mani, era ottenere una tregua lunga una notte. A un tratto Goethe si allontanò dal mio corpo e mi rivolse le spalle.
"Siete stati davvero ingenui" mi disse.
Provai a sollevarmi da terra lentamente; mani, braccia e gambe tremarono come foglie sospinte da una raffica di vento per lo sforzo immane che stavo chiedendo al mio corpo. Il dolore fu lancinante e dovetti fermarmi subito. Le ossa rotte gridavano al ritmo forsennato del cuore. Goethe volse la testa e mi fissò con la coda dell'occhio.
"La forza di volontà è l'unica cosa che non ti manca, a quanto vedo. Vuoi ancora combattere, per caso?"
Ebbi un accesso di tosse, poi mostrai una smorfia di stizza.
"Sì, ho ancora voglia di combattere. Ma devi concedermi un po' di tempo."
Goethe sbottò in una risata priva di allegria.
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Ricordi di un mondo passato (Cartaceo)
FantasiIl romanzo è stato pubblicato da Lettere Animate in formato digitale e cartaceo. La versione su wattpad è completa e gratuita. Limitarsi a credere a ciò che i nostri occhi vedono, non è come sostenere che l'acqua esiste solo per dissetarci? Sin...