Stella di David - Giorno Uno
Matteo.
Volavo alto per scoprire il cielo, inalando il profumo dell'aria fresca mischiata a quello delle nuvole, che sapevano di mirra. Guardavo in basso mentre salivo di quota, brividi e tremori lungo il corpo, la mente aperta sui meravigliosi spazi sottostanti. Adesso vi era una pianura infinita e foglie sparse tra querce, spighe di grano e fiorellini bianchi.
Lo sguardo cadde all'improvviso su Giacomino, che volava al mio fianco. Il suo cuore, avvolto da una composizione di boccioli colorati e di malinconia, si spalancò come un cancello e potei osservarne il contenuto; risaltava il suo passato da artista di strada, in cui aveva sognato, e spesso dipinto, dimensioni che adesso gli si offrivano concrete.
Tornai indietro e accostai i battenti del cancello senza far rumore, mi distanziai dal suo cuore e voltai la testa dall'altra parte, osservando Tommaso; i suoi occhi sembravano celle di una prigione, le cui sbarre di ferro lo avevano da sempre ingannato, illuso, persuaso che i videogiochi l'avrebbero protetto dalla realtà, e in un certo senso era stato così.
Ma a un tratto fissava il paesaggio con interesse, e si girava intorno famelico di imparare, divertirsi e apprendere dalla sua stessa vita, dalla realtà, e finalmente si rendeva conto che quelle sbarre non erano più necessarie. E così queste si spezzavano e sbriciolavano in lacrime di gioia, liberando gli occhi dalla prigione che era stato abituato a vedere come la sua casa.
La gravità cento aveva messo a dura prova le nostre forze, il sonno ristoratore le aveva ritemprate. In assenza di alcuna disposizione da parte del Messia, ci eravamo diretti a ovest, attratti dal suono di un gorgoglio molto lontano; dentro di me speravo che quel mormorio acquoso si sarebbe trasformato in un'oasi celeste.
"Matteo!" esclamò Tommaso, affiancandosi con una piroetta. I pugni protesi davanti alla testa fendevano l'aria. "Sei ancora convinto che quel gorgoglio ci darà le rispose che cerchiamo?"
"Sì!" dissi. "Non ho alcun dubbio."
Sotto di noi adesso scorreva una campagna maculata di settembrini e ortensie che, con i raggi tiepidi del sole, effondevano colori armonici. I rami degli alberi si levavano al cielo alcuni rinsecchiti e altri in procinto di diventarlo, le foglie ingiallite dondolavano al suolo; il vento poi le spazzava via e loro rivolgevano ai rami un ultimo saluto, il loro fruscio. Turbini di foglie anziane sorvolavano i campi.
"Ci siamo!" esclamò Giacomino. "Il gorgoglio è sempre più vicino."
Ora un fiume si snodava flessuoso in mezzo a una serie di catene montuose. Ogni tanto si piegava in ampie curve, come un enorme serpente che striscia agile sul terreno. Le sue calme acque azzurre brillavano sotto il sole, e mostravano segni di increspature man mano che il suono del gorgoglio diveniva più intenso.
"Eccolo!" dissi.
All'improvviso il fiume si trasformò in una cascata. Questa si riversava su un lago, in uno strapiombo vertiginoso, le cui sponde lambivano i confini di una fitta foresta. Scendemmo di quota fino ad atterrare su tre massi incastrati ai bordi dello specchio d'acqua pieghettato. Alle spalle, strani versi echeggiavano dalla selva.
"Benvenuti nell'oasi celeste!" esclamò il figlio di Dio, attivando la comunicazione telepatica.
In quell'istante mi sembrò come se l'aria mi stesse stringendo in un abbraccio.
"Maestro!" risposi con il pensiero. Gli occhi rivolti al cielo. "Ero sicuro di trovarti qui."
"Bene, Matteo" disse. "Dovevo vedere come ve la sareste cavata da soli. A tal proposito, vorrei mettervi a conoscenza di un fatto: siete riusciti ad abituarvi alla gravità e a raggiungere questo posto in duecentoquarantacinque giorni."

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Ricordi di un mondo passato (Cartaceo)
FantasyIl romanzo è stato pubblicato da Lettere Animate in formato digitale e cartaceo. La versione su wattpad è completa e gratuita. Limitarsi a credere a ciò che i nostri occhi vedono, non è come sostenere che l'acqua esiste solo per dissetarci? Sin...