Palermo - Anno 2026
È appena terminato un altro inverno, ma non riesco a sentirne il cambiamento nell'aria. Ho un ricordo sfocato della primavera, dei suoi colori chiari e radiosi, del verde degli alberi che tornano a splendere, dell'azzurro del cielo che comincia a schiarirsi, del profumo di rose appena sbocciate, e dell'odore del mare all'imbrunire. Ci sono sogni che fatico a riportare alla mente; i fatti salienti sono nitidi ma i dettagli, come la sequenza dei singoli momenti o la loro durata, sono molto vaghi.
Alzo gli occhi al cielo e, attraverso la foschia, intravedo le prime luci del giorno. Sono deboli, come se anche il sole avesse smarrito la voglia di vivere. Intorno a me vedo solo macerie che mi ricordano il mondo in cui ho deciso di rimanere in vita; a fatica ci cammino sopra per tentare di lasciarmele alle spalle, ma è dura spingersi oltre, togliersi la polvere dal cuore, non guardare dietro, proseguire.
La pioggia di detriti mi costringe a chiudere ancora gli occhi di tanto in tanto; avverto esplosioni, schianti, urla disperate, guaiti d'animali, gemiti di dolore. E poi voragini, palazzi e mura di chiese che si sgretolano, incendi che scoppiano ovunque, notti rischiarate dalle fiamme che la pioggia battente non riesce a spegnere. E ancora gente dilaniata, squartata, che arranca per strada gridando aiuto a un cielo sempre più nero e sempre più basso, un cielo capace solo di divorare e rigurgitare anime imploranti.
Arresto i passi e fisso gli occhi al suolo, ma le mie ali sono perennemente aperte nell'atto di volare. Vorrei fermarmi un attimo, ridare vita ai morti, ricostruire dalle rovine, riallacciare i fili di un'esistenza perduta. E dentro di me sento il vento e la bufera che soffiano sulle mie ali, come per impedirmi di richiuderle, di sospendere il cammino, e intanto alle macerie si aggiungono altre macerie morali.
Quanto può essere difficile dimenticare? E quanto farsene una ragione?
Tre anni, mi suggerisce la mente. Sono passati quasi tre anni dall'origine dell'epidemia e non sento più il respiro o l'odore delle bestie. Potrei anche essere felice se solo sapessi qual è il mio destino, se Dio ha ancora un motivo per tenermi in vita; comincio a pensare che la penna con cui stendeva la mia storia si sia scaricata, e che Lui si sia dimenticato di me. Ma questa non può essere la fine, deve essere per forza l'esordio di una nuova era, e dovrà essere migliore.
Mi getto in ginocchio e sorrido, poiché penso che per quanto la mia terra possa essere stata denigrata negli anni, alla fine devo la mia pelle in buona parte a lei. Il fatto che io fossi circondato dal mare, e che l'autostrada Messina-Reggio Calabria sia crollata sul nascere, è stato un bene per la mia sopravvivenza. Intorno a me, le quindici persone con cui vivo mi trattano come un leader, probabilmente perché al sorgere dell'epidemia sono stato l'unico a pensare che potesse esserci una speranza.
Eppure è passato talmente tanto tempo che non sono più sicuro di essere quella persona... Vorrei solo svegliarmi da questo incubo, spalancare gli occhi, e rivedere il viso di mia moglie varcare la porta della nostra camera da letto, con in mano la mia colazione preferita. E poi ancora la rincorsa e il balzo del mio splendido bambino sopra le coperte disordinate, lieto di poter scartare i suoi giocattoli nuovi. Ma ciò accade di rado, ed è una fortuna, giacché questo mondo non accetta debolezze. Ha ucciso ieri e ucciderà domani, e non vi sono altre certezze.
Ma presto il cielo tuonerà la sua giustizia.
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Ricordi di un mondo passato (Cartaceo)
FantasyIl romanzo è stato pubblicato da Lettere Animate in formato digitale e cartaceo. La versione su wattpad è completa e gratuita. Limitarsi a credere a ciò che i nostri occhi vedono, non è come sostenere che l'acqua esiste solo per dissetarci? Sin...