Capitolo 58 - Figli del dolore (R)

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Kephas.

Il fuoco nel camino era acceso e diffondeva un dolce tepore. Il Maestro si chinò, prese un ceppo di legno e lo gettò tra le braci, allora le lingue di fuoco si levarono verso l'alto, crepitando. A parte il focolare, però, tutto sembrava spento e in attesa. I miei pensieri viaggiavano da mezz'ora rapidi come rondini, e le varie riflessioni su Lux e Giuda avevano fatto sì che la mia mente si fosse impossessata della natura, influenzandone le condizioni atmosferiche.

Fuori, infatti, un vento impetuoso piegava le cime dei pochi alberi sparsi lungo il paesaggio, la neve si era raccolta in molteplici turbini che mulinavano intorno alla casetta di legno, e grigie nuvole si rincorrevano cambiando di continuo forma e colore. Eppure nel mio stomaco l'inquietudine si stava sciogliendo.

Circa mezz'ora prima, nel sentiero verso la dimora del Maestro, misto di alture e avvallamenti, un passo dopo l'altro avevamo calpestato il terreno innevato, in un silenzio che comprimeva il cuore di timore. La risposta del Messia era arrivata dura alle mie orecchie lasciando spazio all'immaginazione, e in certi momenti all'afflizione.

Tuttavia ero certo che le mie domande avessero turbato anche lui; tant'è vero che la sua aura a più strati color platino, porpora, cobalto e bronzo si era illuminata a intermittenza, placata, esplosa di nuovo intorno al corpo, probabilmente vittima delle emozioni che trasmettevano i suoi pensieri. Sentivo che mi avrebbe dato una risposta a tempo debito; sincera, ponderata e formale.

All'arrivo, dopo aver attraversato la traballante passerella di legno non più larga di due braccia, costituita da due corde incrostate di ghiaccio come corrimano, il Maestro aveva acceso il focolare e distribuito a ognuno una scodella con del brodo di pesce e del pane. Seduto sul pavimento ormai tiepido avevo finito di mangiare, quando i miei pensieri ripresero a tormentare le condizioni atmosferiche.

"Pietro!" esclamò il figlio di Dio, fissando il focolare. "Se continui così, uno di quei turbini spazzerà via la mia dimora."

Sollevai lo sguardo sulle sue spalle massicce.

"Non riesco a controllare le mie emozioni, Maestro."

"Devi riuscirci! Questo è solo l'inizio."

"Io vorrei... solo che..."

"Sei in pensiero per Lux e Giuda."

Seguì un momento di silenzio e qualcuno, nell'unica stanza della casa, si schiarì la voce e sospirò.

"Maestro, dove sono?" domandai. "Che fine hanno fatto? Che ne sarà di loro?"

Al di fuori delle tegole di legno la tempesta si placò; a quanto pare il fardello che mi attanagliava lo stomaco era scemato all'improvviso. Il Messia fece qualche passo e si posizionò davanti alla finestra della dimora, chinando lo sguardo sul pavimento.

"Avrei voluto dirvelo dopo l'addestramento, ma date le circostanze non mi rimane altro che anticipare i tempi."

Ansioso, aspettai con le labbra strette il momento della verità. Il Maestro si voltò e con aria severa fissò tutti i presenti, seduti in un cerchio sul pavimento. I respiri si fecero più pesanti, e ad alcuni si affacciarono sulla fronte piccole gocce di sudore. I secondi scorsero così lenti che mi convinsi del fatto che la verità avrebbe scalfito il mio cuore di parole amare, di quelle per cui non dormi la notte. Il figlio di Dio picchiettò il suo bastone per terra un paio di volte, si girò di nuovo verso la finestra e inspirò a pieni polmoni. Lo sguardo assorto sul paesaggio.

"Vostro fratello Giuda non è più lo stesso, non quello che ricordate. La sua mente è stata plagiata da Satana, i pensieri manipolati, le emozioni distrutte dal dolore. Lui non pensa più, non ama più, non vi conosce più. Ha visto Lux prendere fuoco davanti ai suoi occhi, soffrire tra le fiamme, sfigurata e in fin di vita. Giuda combatterà per conto di Satana, al fianco dei cavalieri dell'apocalisse. Voi sarete l'unico modo che ha per scaricare tutta la rabbia accumulata, e la colpa è mia, perché pensavo che sarebbe riuscito a governare la sua mente, a resistere alle tentazioni di Satana, ma così non è stato. La galassia Inferno è la sua casa, adesso."

Le parole del Messia scavarono una buca nella mia anima, ricoprendola di orrore e sconcerto. Portai le mani alla faccia e scossi la testa; così come il paesaggio che poc'anzi ritraeva un desolato luogo in subbuglio, ora il mio cuore percepiva la stessa sensazione. Mi sollevai da terra con le gambe tremanti, avanzai con passo insicuro e poggiai una mano sul braccio fasciato dalla tunica di lino celeste chiaro.

"Maestro," dissi a bassa voce "non hai fallito. Tempi orsono mi hai insegnato che il mondo si dividerà sempre tra coloro che dalla nascita di un fiore vedono solo un ripetitivo manifestarsi della natura, e coloro che in quello stesso fiore ammirano l'opera meravigliosa di Dio. A mio modo di vedere abbiamo ancora una possibilità, un'ultima chance per infondere purezza nel cuore di Giuda e donare a quel fiore il valore che si merita."

Per un istante il Messia rimase immobile, poi un brivido elettrico lo travolse dalla testa ai piedi e ritrassi la mano con un gemito. Egli si voltò, mi guardò dritto negli occhi e disse: "Torna al tuo posto, Pietro".

Accigliai lo sguardo, deluso, dopodiché tornai a sedermi sul pavimento, accanto ai miei fratelli. In quegli attimi di silenzio meditai sulle parole che avevo pronunciato, arrovellando la mente sulle cause di quel trattamento spiacevole. All'improvviso le pupille del Maestro brillarono colme di gioia; egli passò l'indice sotto la ciglia destra e ne estrasse una lacrima luccicante, infine spalancò la finestra e la lasciò scivolare al suolo, al di fuori della dimora. Richiuse l'infisso e mi rivolse un sorriso di ammirazione, che in seguito si adagiò sul volto di ogni presente.

"Se avessi potuto disegnare, pagina dopo pagina, la mia storia... non sarei stato in grado di idearla così ricca e meravigliosa; semplicemente perché non avrei mai potuto immaginare che al mondo potessero esistere persone così speciali. Senza di voi, io sarei nulla, e la mia esistenza non avrebbe alcun valore. Siete i miei figli, i miei fratelli, la mia casa e la mia vita; e lo sarete per sempre. Ma come tutte le cose belle, l'universo presuppone una scelta, una rinuncia, una perdita. Una guerra inevitabile, che non so ancora come si evolverà, metterà in campo forze di ogni tipo: dalla magia alla scienza, dall'energia della vostra intelligenza a quella del vostro spirito."

Il figlio di Dio frenò la lingua e chiuse le labbra, sollevando gli angoli della bocca; le fiamme danzanti nel focolare si specchiavano sui nostri occhi lucidi.

"Non ho molto altro da aggiungere, a parte la triste consapevolezza che se verrete sconfitti sarà la fine per il Bene, per il mondo e per l'intero universo."

Ricordi di un mondo passato (Cartaceo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora