Capitolo 0.6 - Non rimarrà nessuno (R)

3K 73 34
                                    


Palermo - 9 gennaio 2023

Kephas.


"Questa non è la terza guerra mondiale, questa è l'ultima guerra; non rimarrà nessuno, non resterà più niente."

La mezzanotte era da poco trascorsa, e la luna sembrava essersi arresa alla coltre di nubi cineree che la tenevano avvolta in ampie spire. Correvamo a perdifiato, talora incespicando a causa dell'oscurità e della spossatezza. Correvamo, senza sapere più da quanto, voltandoci indietro di tanto in tanto, come a presagire una minaccia. Correvamo, consapevoli di una verità sconcertante, mossi dal solo desiderio di farci giustizia.

"Alessio, rallenta il passo!" dicevo a ogni chilometro percorso, respirando sempre con più affanno.

Al nostro arrivo all'armeria, l'uomo che adesso seguivamo ci aveva accolti in maniera un po' sgarbata. Con un fucile di precisione in una mano e una sigaretta nell'altra, la sua aria presuntuosa si era impadronita della scena. Indossava una divisa della Marina militare, con una medaglia attaccata dalla parte del cuore. Questo avrebbe dovuto consolarmi, farmi sentire al sicuro. Ma non era andata così, non proprio, probabilmente per l'intenso odore di marijuana che emanavano i suoi vestiti. Perplesso e confuso, avevo chiesto spiegazioni sui mostri cannibali, sull'intervento dei militari, sul futuro dell'umanità... e sul perché ci stesse già aspettando.

Egli aveva spiegato che un uomo, all'interno dello stadio e al servizio del corpo militare, voleva che sia io che Lux ci salvassimo a tutti i costi, e sarebbe stato compito suo salvaguardare la nostra incolumità. Nonostante ciò, non era stato in grado di spiegarci come fosse a conoscenza del nostro arrivo all'armeria.

"Quell'uomo vi conosce e sa tutto di voi. Sarà lui a dirvelo. Io so solo che è stato reclutato per un motivo ben preciso, per delle doti particolari di cui, però, non conosco i dettagli. Adesso dobbiamo andare, vi illustrerò il piano strada facendo."

Le sue parole erano echeggiate in quel negozio freddo e buio, suscitando dei brividi sottopelle. Nonostante lo stadio raffigurasse una meta comune, non mi ero fidato, non subito perlomeno. La mia vita era ormai un miscuglio di emozioni vuote, appese a un cappio infradiciato dalla pioggia. Ma avevo giurato a Lux che l'avrei tenuta al sicuro. Lei doveva vivere, lo avevo promesso, e quell'uomo era l'unico tra i presenti a saper maneggiare un'arma... e anche l'unico addestrato alla sopravvivenza.

Adesso l'armeria era un punto lontano e invisibile tra la nebbia. L'eco dei nostri passi irregolari, dei respiri ansimanti e dei cuori battenti risuonavano di un inquietante trambusto. Ogni tanto, Alessio calava lo sguardo su una piantina della città e ricominciava a correre più forte di prima. Le strade che imboccava erano sempre deserte, ma in lontananza si riusciva a udire il lamento dei mostri. Secondo una teoria del militare, il numero dei cannibali sparsi per la città si aggirava intorno al migliaio... dunque era ancora contenuto. Questa cifra era stata dedotta dai suoi superiori, dopo aver visionato ogni telecamera attiva nel centro abitato. Chi l'avrebbe mai immaginato che un uomo, con ancora addosso un forte odore di marijuana e gli occhi arrossati e lucidi, potesse correre così veloce. Chi l'avrebbe mai immaginato che la Marina militare, presentandosi all'altoparlante come dispensatrice di buoni consigli, stesse invece per sterminare un'intera città.

"I governi di tutti gli Stati del mondo hanno diffuso un virus" aveva detto dentro l'armeria, ancor prima di incastrarci in questa folle missione. "Un virus in grado di trasformare l'uomo in un cannibale. Un virus di origine batterica senza precedenti. Un male inestirpabile che farà ripartire l'economia da zero, disintegrando ogni persona sulla faccia della Terra."

Ricordi di un mondo passato (Cartaceo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora