Torno a casa nello stesso modo che ho usato per andare in ospedale: la metropolvere.
Esco dal camino e i miei mi vengono subito incontro.
"Allora? Com'è andata? Ci sono novità?" Chiede mia madre.
"Si" mormoro mentre mi tolgo il mantello e metto le scarpe nella scarpiera.
I miei genitori mi guardano aspettando che li aggiorni, ma non ho intenzione di farlo.
I miei capiscono e non insistono per fortuna."Vatti a lavare le mani. È quasi pronto"
"Come è quasi pronto? Che ore sono?"
"Sono quasi le sette e mezza" risponde mia madre. "Stai bene?" Aggiunge appoggiandomi una mano in fronte. Gliela scosto bruscamente.
"Sto bene. Smettetela di assillarmi. Ho solo perso la cognizione del tempo in ospedale. Tutto qui, ok?" Dico acidamente mentre salgo le scale e mi chiudo in bagno.
Mi appoggio alla porta e respirò profondamente. La testa mi scoppia. Mi scoppia da quando il dottore ha detto che... Ha detto quella cosa.
I miei pensieri sono così confusi. Miliardi di vocine nella mia testa che dicono cose diverse.Vado al lavandino e lascio scorrere l'acqua.
Non posso sopportare l'idea che non sentiremo più la sua voce.
L'acqua si sta riscaldando.
Era così giovane.
Immergo le mani nell'acqua calda lasciandomi invadere dal calore.
Doveva fare ancora così tante cose.
Prendo il sapone e inizio a strofinare la mani creando la schiuma.
Vorrei che James fosse qui.
Prendo l'asciugamano e mi asciugo lentamente le mani.
Purtroppo è già partito.
Metto a posto l'asciugamano e guardo il mio riflesso allo specchio.
Merlino, come vorrei un suo abbraccio. Probabilmente urlerebbe se mi vedesse in questo stato.
Occhi tristi e rossi a causa del pianto che ho fatto in ospedale e pelle pallida. Forse dovrei mangiare qualcosa, ma non ho voglia. Proprio in quel momento mia mamma chiama per avvertirci che è pronta la cena. Scendo di malavoglia e mi siedo a tavola di fronte a mia sorella. I miei stanno ai due capotavola."Allora, come siete messe con i compiti?" Chiede mio padre.
"Bene." Dico mentre rigiro le patate al forno nel piatto. Non le voglio. Non voglio niente. Anzi, voglio Mary.
Mia sorella si acciglia per la mia risposta secca e poi incomincia a dire qualcosa sul fatto che in questi giorni si vorrebbe vedere con Vernon per studiare. Ben per lei.
"Lils? Non hai toccato niente. Stai bene?" Chiede mio padre.
"Si... Si. Ho mangiato già in ospedale perciò non ho molta fame" invento lì per lì.
"In ospedale?"
"Uhm sì"
"E perché mai avresti mangiato in ospedale?" Chiede mia sorella. Non la sopporto più.
"Perché così ti avrei dato una nuova storia da modificare e dire a tutti! Sai non vorrei mai che qualcuno incominciasse i dubitare della tua storiella. La povera Petunia che deve sopportare una sorella pazza!" Urlo alzando dal tavolo e andando al piano di sopra.
Non mi fermai in camera mia però, proseguii dritta, raggiunsi la soffitta, aprii la finestra e salii sul tetto. Mi distesi sulla parte più o meno piatta del tetto e fissai le stelle. Il cielo era di un blu parecchio scuro. Quasi nero, in netto contrasto con i milioni di puntini di luce che lo decoravano. Era bellissimo. Come può una giornata così brutta avere un cielo così bello?
Sono qui da una settimana ormai. Oggi è venerdì, domenica c'è il treno per tornare a Hogwarts.
Voglio tornare adesso. Non fra due giorni. Guardo l'orologio, le nove meno cinque.
A quest'ora, ieri sera, stavo per incontrare James. Un'ora più tardi, ieri sera, ero al culmine della felicità.
Tocco la collana che porto sempre al collo e nonostante tutto un piccolo, piccolissimo sorriso si forma sulle mie labbra.
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My Best Mistake
FanfictionLIBRO 1º della TRILOGIA Lei è una so tutto io. È una brava ragazza, con gli occhi verdi e lunghi capelli rossi. È bellissima, ma semplice. Una delle poche ragazze che non cade ai piedi del più popolare della scuola. Lui è un tipo superficiale, g...