«buon appetito»
Sussurro, iniziando a cenare.
La fidanzata di papà e la figlia non hanno perso l'occasione di trasferirsi qui.
Mangio silenziosamente e dopo aver finisco ritorno in camera, ove sul letto è sdraiato Giorgio.
Corro e mi butto sul letto vicino a lui.« tu e Giulio avete risolto?»
Lui annuisce.
« ieri si è scopato due ragazze»Dice, guardando il soffitto.
« non capisco perché me lo dici, è vero oppure vuoi solo diciderci?»
Alzo la voce, mettendomi seduta.
« non mi credi?»
Chiede, guardandomi con un copracciglio alzato.
Non faccio in tempo a rispondere che la porta della camera si apre e Giorgio rotola giù dal letto e si nasconte sotto esso.
Mi giro verso la porta e vedo Sara che mi guarda con le pupille dilatate.« non ti hanno insegnato che è buona educazione bussare?! Esci dalla mia camera!»
Le urlo e lei, a testa bassa, esce dalla camera.
« dai esci e vattene»
Dico a Giorgio, che esce da sotto il letto e si avvicina alla finestra.
« se non mi credi, sta notte passo a prenderti alle due, andiamo alla pista e vedrai coi tuoi occhi»
Annuisco e lo saluto con la mano e lui salta giù e se ne va.
Apro la porta della camera e mi ritrovo Sara con l'orecchio poggiato sulla porta.
La spingo all'indietro.
Lurida zoccola.« se provi a dire qualcosa, ti ridurrò molto ma molto male.»
La minaccio, prendendole una treccina e avvicinandola a me.
Lei annuisce e io la lascio, andando in salotto.
Mi butto sul divano e accendo la tv.
Papà e quella li se ne vanno a dormire.Lentamente mi addormento sul divano.
Vengo svegliata da Sara, che mi scuote e mi chiama.
« Chanell, ti chiamano al telefono»
Prendo il telefono e con gli occhi ancora semi aperti rispndo.
*pronto?*
**hey, sono Daniel**
A quel nome apro gli occhi e mi rizzo in piedi.
*Daniel, come stai?*
**io bene, tu?**
*bene bene grazie*
**non ti facevi sentire da molto..**
*lo so, mi dispiace*
**tranquilla, ora vado a dormire che domani ho scuola**
Gli mando un bacio virtuale e poi chiudo la chiamata.
È l'una di notte, sarà meglio che mi sbrighi.Vado in camera, ove le luci sono tutte spente.
Vado nella cabina e mi vesto con dei pantaloncini corti e una felpa enorme di mio papà, con una marca strana.
Mi metto le calze alte e le vans.Mi pettiono i capelli e poi mi trucco e mi metto delle orecchie nere.
Esco dalla cabina e mi butto sul letto a pancia in giù.
Sono confusa e anche molto.
Vengo distrarta dal suono si un clacson, molto vicino a me e mi arriva un messaggio da Giorgio.
Mi alzo e apro la finestra, saltandoci dentro e poi dall'altra parte.
Corro verso i cancelli e gli scavalco, salendo poi in macchina con Giorgio.Andiamo verso non so dove, ma ci mettiamo un ora.
arriviamo ad una gara di corse clandestine ed è pieno di persone.
Giorgio parcheggia la macchina e scendiamo.
Si affianca a me e mi conduce e rimando sbalordita per quello che vedo.
Giulio è circondato da ragazze e lo baciano.Mi sento uno schifo.
Serro i pugni e nemmeno mi avvicino a quel coso, prendo Giorgio per il colletto e lo ritrascino in macchina e lo obbligo a portarmi a casa.Non smetto di piangere istericamente.
«dormi con me?»
Chiedo al ragazzo e lui sorride leggermente.
Spegne la macchina davanti a casa sua e poi scendiamo, entrando in camera dalla mia finestra.
Mi tolgo il cerchietto e le scarpe, mentre Giorgio si toglie le scarpe, la maglietta e i pantaloni, rimanendo in boxer.
Mi sdraio sul letto e lui fa lo stesso, prendendomi di peso e poggiandomi sopra di lui, con la testa sul sul petto.
Lo stringo forte a me e continuo a piangere silenziosamente mentre lui mi fa in grattini e lui accarezza la schiena.« sh, piccola non ti merita»
Mi sussurra, ma non mi fa stare meglio, ho bisogno di tagliarmi.
Mi alzo da lui ed entro in camera.
Mi chiudo dentro e silenziosamente prendo una lametta e inizio a incidere profondamente il mio braccio.
Quando è pieno di sangue e non ho nemmeno più le forze di tenere gli occhi aperti, cado a terra non vedendo più nulla e cadendo in un sonno profondo.
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Fiksi PenggemarLa vita gioca brutti scherzi. Voi siete gli scherzi della mia vita. I contenuti non rispecchiano la realtà, tutto frutto di immaginazione.