capitolo 23.

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« ti prego, non sverginami..»

Lui sorride e con il coltellino taglia il mio reggiseno, buttandolo poi dietro di lui e palpandomi violentemente.

Urlo.

« nono ti prego»

Lo supplico.

« dimmi cosa sei tu per me?»

Chiede, avvicinando il suo viso al mio orecchio.

« una schiava?»

Lui non risponde, posa la lama del coltello sul mio braccio e fa un taglio netto e lungo.
Urlo dal dolore e sento il braccio bruciarmi.

« ripeto la domanda, cosa sei tu per me?»

Chiede, posando il coltello sulla pancia.

« sono la tua piccola, sono tua »

Dico, sperando di aver detto la cosa giusta.
Infatti lui sorride e mi stampa un bacio sulle labbra.

Porta il coltello sulle mie mutande.

« noo, ti prego, farò tutto quello che vuoi, starò sempre con te, ti ubbidirò sempre, ma non togliermi la mia purezza »

Lo supplico.
Lui si ferma e mi guarda negli occhi.

« ci tieni davvero cosi tanto?»

Annuisco.

« ti prego, se ci tieni a me, non farmi questo»

Lui sta zitto e mi guarda.
Dopo qualche secondo si alza e mi libera le mani e i piedi.
Si toglie poi la sua maglietta e me la porge, ordinandomi poi di metterla.
Obbedisco senza obiettare.

« abbiamo un patto, ti ricordo. Se non lo manterrai sai cosa ti succede»

Mi fa vedere il coltello e mi guarda malissimo.
Annuisco, impaurita.

« andiamo a medicarti la ferita»

Mi prende per mano e accende le luci.
Usciamo da quella camera ed entriamo in un altra.
Mi fa sedere sul tavolo in mezzo alla stanza e va verso un armadietto e tira fuori una cassetta per il pronto soccorso.
Viene verso di me e tira fuori, dalla cassetta, del cotone e del disinfettante.
Puccia il cotone nel liquido e poi lo passa sul mio braccio.
Urlo da dolore e lui sorride appena.

Appena finito di disinfettare, mi benda il braccio e poi mi sorride, dandomi un bacio sulla fronte.

Un senso di disgusto mi invade tutta.

« dai ti porto a casa »

Dice, riprendendomi per mano e trascinandomi fuori da quel edificio.
Saliamo in macchina e mi porta a casa.

« vuoi entrare?»

Chiedo e lui senza dire nulla, spegne la macchina e scende.
Scendo anche io e vado verso l'ingresso di casa e suoniamo al campanello e viene ad aprirci mio papà.

Appena mi vede, mi saluta e ci fa entrare.
Offre a Giorgio da bere, poi se ne va a lavoro.

Quando Giorgio finisce il bicchiere, andiamo in camera mia e ci sdraiamo sul letto.

« voglio che chiudi i contatti con Rios è quei frocietti, per quanto riguarda Giulio, fa la stronza»

Rispondo con un semplice ok, e continuo a guardare il soffitto.

Lui si gira verso di me e mi abbraccia.

« non voglio che tu abbia paura di me »

Dice, forse essendosi reso conto che sto tremando.

« voglio solo essere importante per te, tutto qui»

Mi giro su un fianco

« perché?»

Chiedo, guardandolo negli occhi

« perché si »

Annuisco e poggio la testa sul suo petto e lui avvolge le sue braccia attorno a me.

Non so perché cazzo mi sto facendo sottomettere così, io non sono così.

Beh non voglio perdere la mia verginità..
Ma non voglio nemmeno essere una sottomessa

Porco zeus, perché tutto a me, che ho fatto di male..

Sospiro e chiudo gli occhi, respirando fort il profumo di Giorgio.
Un profumo da uomo, mischiato al fumo.

Profuma di buono.

« piccola?»

Mi richiama

« si?»

« sei bellissima»

Sorrido e alzo lo sguardo verso di lui.

« vedi che se fai il dolce e non mi picchi io passo volentieri del tempo con te?»

Gli faccio notare e lui sta zitto, guardando il soffitto.

Aspetto una sa risposta, ma non arriva, quindi riappoggio la testa sul suo petto.
Sento il suo respiro, il petto alzarsi su e giù, il cuore battere velocemente.
Mi piace il suono del suo cuore.

« piccola?»

Mi richiama un altra volta.

« si?»

Rispondo di nuovo.

« ti ricordo che sei la mia schiava »

Mi fa notare.
Quella frase mi fa star male.
Quella frase è troppo per me.

Mi alzo di scatto e inizio ad urlargli vari insulti, iniziando a prenderlo a pugni, ma ciò che ricevo è uno schiaffo.
Mi prendebper i capelli e mi tira, costringendomi a sedermi sul letto.

« non riprovarci mai più sgualdrina, capito?»

Annuisco impaurita.

Lui senza dire nulla, esce dalla stanza e la richiude violentemente.

Mi sdraio sul letto a pancia in giù e inizio un pianto isterico e pieno di odio.
Mi alzo e con tutta la rabbia che ho addosso, strappo tutti i poster, i biglietti, i fogli, i disegni che riguardino mostro, cioè la maggior parte di essi e inizio a strapparli in mille pezzettini, urlando.

« TI ODIO CON TUTTA ME STESSA GIORGIO, BRUCIA ALL'INFERNO FIGLIO DI PUTTANA»

urlo a squarcia goa, sperando che sia dietro a porta ad origliare.

Spero che veda quanto male mi fa.
Spero che veda che l'odio che provo nei suoi confronti.
Spero esca dalla mia vita.

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