Capitolo 7: triste verità

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Paine rimase seduta sul pavimento per alcuni minuti. Un dolore indicibile le avviluppava le membra e non si sentiva completamente padrona del proprio corpo, come se la sua mente stesse galleggiando nel nulla.

Si toccò un punto dolente del braccio ed ebbe la sensazione che migliaia di spilli le si insinuassero nella carne. Ritirò la mano e digrignò i denti. Le era comparso un ematoma abbastanza esteso e, ne era certa, non se l'era procurato durante l'ultima visione. Era stato il mondo degli spiriti a lasciare su di lei quella traccia. Non aveva neppure un briciolo di energia.

L'unica immagine definita nel mare caotico dei propri pensieri era suo padre. Non l'uomo burbero e accigliato che aveva dipinto più e più volte, non l'uomo scostante dell'unica fotografia che sua madre possedeva, ma un assassino. La vergogna che provava ogni volta che dedicava sentimenti d'odio per l'uomo che l'aveva generata, scomparve. Ora sentiva che tutto quell'odio era giusto.

Dopo poco udì i passi di Robert sulle scale.

Paine chiuse gli occhi e immaginò il viso dell'uomo adombrarsi per la scena a cui avrebbe assistito. Come avrebbe spiegato quella situazione? Non era disposta a rivelargli i suo disturbi fin quando fosse riuscita a tenerli a bada. Ma il problema era proprio questo: per quanto ci sarebbe riuscita?

Robert si bloccò sulla porta, come Paine aveva immaginato. Emise un gemito di preoccupazione e le si avvicinò di corsa. «Cos'è successo?» Si inginocchiò accanto a lei e la osservò con apprensione.

Paine lo guadò con tristezza e si perse nel mare calmo dei suoi occhi.

«Una visione che mi ha atterrata.» Increspò un lato della bocca e si concesse un ghigno sarcastico.

«Ti aiuto ad alzarti.», le disse, ma Paine si discostò da lui in modo brusco e si rimise in piedi nascondendo l'espressione dolorosa che le si dipinse sul volto.

Robert la fissò con tristezza, la donna che aveva imparato a conoscere stava morendo lentamente, ed era solo causa sua. «Sei stanca, Paine.»

Paine spalancò gli occhi e si voltò di scatto, per non dover affrontare il suo sguardo.

«Se lo sei...», continuò.

«Non lo sono.», disse, secca. «Ho ancora molto da fare prima di morire.»

Il cuore di Robert sussultò. «Non intendevo questo, non pensare che voglia sostituirti.»

Paine non gli rispose, camminò verso lo specchio e si guardò distrattamente il livido.

«Chi è la prossima vittima?», le chiese, rialzandosi.

Paine rise appena, poi tornò seria. «Mio padre.», bisbigliò.

Robert rimase paralizzato sul posto. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma si bloccò. Non poteva credere che le fosse apparso proprio lui.

«Mi è stato mostrato mentre uccideva una donna; è la prima volta che mi capita una situazione del genere.» Non ricevendo risposta, Paine si voltò verso l'uomo, lo sguardo severo. «Cosa ti prende? Non mi ordini di prepararmi?» Gli si avvicinò, furente. «Se mi fossi stato sempre accanto, come avevi promesso, a quest'ora l'avrei raggiunto e ucciso.» Robert la guardò, interrogativo, ma nel profondo c'era altro a tormentarlo, un segreto che non aveva mai rivelato a Paine. «La casa in cui si trovava... credo che fosse della vittima e se tu fossi stato qui con me, sarei partita immediatamente; ma, come al solito, non c'eri e sicuramente ora non lo troverò più.»

Gli occhi di Robert divennero tristi, le parole di Paine l'avevano colpito nel vivo. Nei primi anni le era stato vicino, troppo, e un nuovo sentimento aveva prepotentemente preso possesso del suo cuore. Un sentimento che, sapeva, avrebbe dovuto reprimere ad ogni costo e che la lontananza non aveva fatto altro che acuire. «Meglio così.», disse, scatenando le ire di Paine.

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