Capitolo 16: la fine di Frank

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  La volta stellata era particolarmente visibile nonostante l'inquinamento. Non era una serata fredda, il riscaldamento globale cominciava a creare seri danni all'ecosistema, ma in pochi disprezzavano il danno a cui stavano contribuendo. La popolazione era interessata a godersi le bellezze del litorale, nessuno di loro si accorse della ragazza che camminava silenziosa per le stradine secondarie, lontana dai profumi del mare e dalle luci del centro, immersa nel grigiore dei palazzi corrosi dalla salsedine.

Contrariamente alla visione, Paine aveva preferito percorrere tratti stradali deserti, al sicuro da occhi indiscreti. Indossava abiti comuni, non troppo vistosi e aveva preso in prestito l'impermeabile di Franco. Lo teneva sotto il braccio e l'avrebbe indossato una volta entrata. Aveva viaggiato in metropolitana, evitando di sostare troppo a lungo nel raggio d'azione delle telecamere di sorveglianza. Durante il viaggio era stata preda della paura e più volte si era avvicinata alle porte scorrevoli per scendere dal treno e tornare indietro. Ogni volta, specchiandosi nel vetro riflettente delle porte, aveva desistito, vergognandosi della titubanza. Gli insegnamenti cattolici, a cui Serena l'aveva forzatamente sottoposta, stagnavano in lei come una palude putrida, un tumore difficile da sconfiggere nonostante non credesse in quei principi bigotti.

Non sapeva come avrebbe reagito al cospetto di Frank, e nemmeno se fosse riuscita ad eliminarlo. Si limitava ad avanzare per raggiungere il suo obiettivo, avrebbe deciso una volta giunta nella camera del mostro.

Mancavano trenta minuti alle nove, orario previsto per la cena di Frank.

Vide la porta d'accesso al parcheggio e affrettò il passo. Si guardò intorno prima di entrare, sperando che nessuno la vedesse. Aprì la porta ed entrò alla svelta.

L'interno era buio e spettrale come nella sua visione, ma era preparata stavolta, aveva una torcia con sé. La recuperò dalla tasca e illuminò la sala. Con lei non c'erano gli accompagnatori deformi e ne fu sollevata.

Si addentrò negli spazi silenti, tentando di non agitarsi. Se avesse sbagliato strada, avrebbe perso l'opportunità di incontrare Frank, e aveva la sensazione che dopo quell'occasione non ne avrebbe avute altre. Frank era un uomo dell'Ordine di Raguel, la morte di Alberto aveva certamente gettato il caos nell'organizzazione che avrebbe richiamato l'uomo alla sede principale, dove le sarebbe stato impossibile raggiungerlo.

Ben presto l'odore dei materiali da costruzione fu sostituito dai profumi della cucina, era vicina alla porta d'emergenza. L'avrebbe evitata, come suggeritole dall'inconsapevole cameriera, e avrebbe preso l'ascensore dal parcheggio, così non avrebbe incontrato nessuno.

La torcia illuminò la cabina dell'ascensore. Paine corse, aveva poco tempo per agire. Ma non immaginava che fosse necessaria una chiave per accedervi. La cabina era protetta da una grata chiusa da un catenaccio.

"Maledizione!" Calciò la grata, furiosa. Era agitata, avvertiva forti fitte all'addome e sentiva il respiro mancarle. Doveva trovare un'altra soluzione. Ma non era tutto perduto, poteva ancora utilizzare l'ascensore e attenersi al piano principale, bastava eliminare il catenaccio.

Prese il lucchetto tra le mani e valutò lo spessore, con un oggetto pesante avrebbe potuto esercitare una pressione e eliminarlo. Si guardò intorno puntando la torcia in ogni direzione. In un angolo vide ciò che le serviva. Un pesante martello da costruzione, poggiato accanto ad un muro da abbattere.

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