Marco avanzò a passo spedito lungo il corridoio che precedeva l'appartamento destinato a Primus. Il Presidente aveva abbandonato la riunione in anticipo, accusando un malore e Jack aveva ordinato a Marco di andargli dietro per scoprire cosa l'avesse turbato.
Jack, infatti, aveva notato una strana apatia in Primus, acuitasi specialmente dopo l'incontro con i cinquanta agenti. Era accaduto qualcosa in quel lasso di tempo e doveva assolutamente scoprirlo, ogni cedimento di Primus sarebbe stato una possibilità in più per spodestarlo dal suo trono.
Marco odiava ricevere ordini e ancor di più detestava fare da balia a Primus che aveva sviluppato un attaccamento particolare verso di lui; ma se continuava ad obbedire a Jack era solo perché egli rappresentava l'unica sua occasione per diventare Presidente.
Arrivato alla porta dell'appartamento, situato al terzo piano di una palazzina che sorgeva proprio sul complesso sotterraneo, salutò i due cavalieri di guardia ed entrò.
Primus era seduto alla scrivania, le mani tra i capelli e il viso pallido; respirava con affanno e muoveva le labbra senza produrre suoni.
«Che cosa ti succede?» gli chiese, reprimendo a fatica un sorriso di gioia.
Primus non gli rispose, era completamente in trance.
«Primus, è successo qualcosa?» ripeté.
L'uomo si accorse solo in quel momento di non essere solo e alzò lo sguardo. Aveva gli occhi stralunati e arrossati, la pelle aveva assunto un colorito grigiastro.
«Sei tu, Marco» gli disse un po' deluso. Provò a sorridere, ma ciò che ottenne fu solo una smorfia.
«Non stai bene, vuoi che chiami qualcuno?» chiese con voce calma.
«No, no.» Primus scosse la testa in fretta, come se stesse allontanando un pensiero terribile invece che rispondere alla domanda di Marco. «Sto bene, è stato solo un capogiro, ultimamente non presto molta attenzione a me stesso, sono oberato di lavoro.»
Marco si avvicinò al mini bar che il Presidente aveva a disposizione e gli versò un bicchiere di whisky. «Bevi, ti farà bene.»
Primus allungò la mano tremante e accettò il bicchiere. Bevve il contenuto in un sol sorso, ma il calore dell'alcool non l'aiutò a calmarsi. «Forse è meglio che vada a letto, ho bisogno di dormire.»
«Se posso permettermi di darti un consiglio...»
Primus guardò l'amico con occhi riconoscenti, un consiglio, una parola di conforto, sperava che gli bastasse per ritrovare la serenità; perché i pensieri che la sua mente avevano formulato davanti a Emilia, l'avrebbero portato alla rovina.
«Dovresti abbandonare momentaneamente il ruolo di Presidente.» Marco pronunciò tanto in fretta quelle parole che quasi stentò a credere che fossero uscite dalla sua bocca.
Primus abbassò il volto e fissò lo sguardo in un punto imprecisato della stanza. «Tu credi?»
Marco tornò alla carica. «Il mio è un consiglio da amico. Fallo per il tuo bene, per evitare errori dettati dalla stanchezza. Sai quanto sia delicata la situazione in questo periodo, i cavalieri sono stanchi e così gli agenti. Jack potrebbe approfittarsene.»
Primus ebbe un fremito. Aveva dimenticato che Jack era presente alla riunione e non poté fare a meno di pensare che aveva esultato nel vederlo in quello stato.
«Potrebbe dire in giro che non sei più in grado di mantenere il controllo» continuò Marco.
«Cosa posso fare?»
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L'Angelo della Morte
ParanormalL'Angelo della Morte è un'assassina che molti considerano immortale, vaga sulla Terra da secoli per mietere le anime di coloro che ritiene impuri. Ma è davvero così che stanno le cose? Mosca, 1987 Diana è ferita e si nasconde dai soldati che la ins...