Primus, il presidente dell'Ordine di Raguel, guardava la città attraverso l'enorme vetrata del suo ufficio. La vista che il mondo gli offriva era una delle più belle e suggestive di Roma. Ma nonostante la città brulicasse di vita e di meraviglie, lui era prigioniero tra quelle mura, ingabbiato da una società segreta che proliferava nelle viscere della Terra da secoli.
Il sole calava dietro i colli che circondavano la città, trascinandola nell'ennesima notte d'incubo. La brutale assassina non era ancora stata fermata e, da ottocento anni, la prole del demonio si aggirava tra gli uomini e mieteva un numero sempre più crescente di vittime. Non erano bastati gli anni di ricerche, l'inganno, la tecnologia, per fermarla. Nonostante i satelliti, la sporca assassina, conosciuta con il nome di Azrael, l'Angelo della Morte, era ancora in libertà.
Erano trascorsi cinque anni dal suo ritorno e, da allora, Primus attendeva l'arrivo della notte con apprensione. Ogni giorno riceveva notizia di almeno un'aggressione, che terminava immancabilmente con un omicidio. Non importava di quale nazionalità o estrazione sociale fosse la persona assassinata, il verdetto era sempre il medesimo: colpevole.
La colpevolezza era l'unico comune denominatore che univa quelle persone, ciascuna di loro aveva commesso un illecito talmente grave da attirare l'attenzione di Azrael.
E, ogni notte, Primus si chiedeva quando, la donna, gli avrebbe fatto visita. Quando sarebbe giunto il suo turno? Nella gabbia d'oro che l'Ordine gli aveva concesso, era al sicuro; ma un male tremendo, forse anche peggiore di Azrael, lo stava divorando dall'interno, un terribile segreto che nessuno conosceva e che, dalla sua elezione, era riuscito a tenere nascosto.
Gli ultimi raggi del sole tinsero di sangue il cielo e Primus si ritrasse a quella vista, disgustato.
Il suo ufficio era la stanza d'ingresso di un enorme appartamento a egli designato; in quelle sei stanze si svolgeva la sua esistenza: dormiva, mangiava, riceveva ospiti illustri e firmava documenti. Tutto il giorno al chiuso tra quelle mura ammuffite e l'arredamento datato. Come un prigioniero, attendeva che i cavalieri – le sue guardie private – lo scortassero nel sottosuolo, l'antica catacomba dei Romani, che si era trasformata nella sua prematura tomba.
Primus attraversò l'ufficio a grandi passi per raggiungere il bagno. Aprì il rubinetto al massimo e, con le mani tremanti, si gettò l'acqua sul viso.
Ansimava, soltanto pensare all'impossibilità di dar sfogo alla sua Natura, al suo reale scopo, lo travolgeva in un vortice di sofferenza.
Alzò il viso e si rimirò nello specchio. Non era altro che un uomo distrutto.
Benché fosse dotato di un'intelligenza straordinaria, il suo aspetto era sciatto e inconsistente. I capelli erano di un biondo abbagliante, la pelle color del latte, il viso androgino e il corpo longilineo. Gli occhi erano di un azzurro spento ma di una forma particolare, leggermente a mandorla e perennemente arrabbiati e misteriosi. Indossava la sua uniforme bianca, molto simile a quella dei cavalieri, ma impreziosita con cuciture d'oro.
Il Consiglio si attendeva molto da lui, l'unico che fosse riuscito a stanare una di quelle donne, Diana. Era stato lui, infatti, durante una delle sue ricerche, a scoprire il DNA della donna su uno dei cadaveri che si era lasciata alle spalle e ancora sua fu l'idea di metterle alle calcagna Jack, al fine di farla capitolare e collaborare con l'Ordine. Meglio averla come alleata che come nemica.
Ma il suo piano perfetto era andato in frantumi a causa di Jack; l'uomo che in passato aveva ammirato e per cui aveva nutrito un profondo timore, si era invece rivelato nient'altro che un uomo.
Col fallimento di Jack e davanti alla necessità di sostituire il Presidente Benedetto – stroncato da un improvviso attacco di cuore – il Consiglio aveva scelto lui per presiedere quella carica.
Da allora Primus aveva abbandonato la sua natura e si era fregiato della giustizia di Dio per combattere la sua nemica. Ma per quanto tempo avrebbe resistito in quegli abiti di finzione?
Qualcuno bussò alla porta riempiendo il silenzio dell'appartamento.
Primus si voltò verso la porta, conscio di quali notizie fosse portatore il cavaliere che di lì a poco avrebbe ricevuto. Si sedette alla scrivania.
«Avanti.»
Con sua grande sorpresa, non fu un comune cavaliere ad entrare, ma Marco, il suo prezioso alleato.
«Marco, tu qui?»
Marco gli sorrise arricciando il labbro superiore, il suo immancabile segno distintivo. Si fece largo nell'enorme stanza e si fermò a qualche metro dalla scrivania del Presidente.
Primus si alzò e l'invitò a sedersi. «Quando sei tornato?»
Marco fece una smorfia e sprofondò sulla sedia rivestita di velluto che Primus gli aveva indicato. «L'elicottero è appena atterrato. È stato un viaggio snervante.» Si passò una mano sul collo. «Jack non ha fatto altro che lamentarsi per l'intera traversata in aereo e nemmeno le pale dell'elicottero l'hanno distratto dal lavoro.»
Primus socchiuse gli occhi severi e abbassò lo sguardo. Odiava Jack, ma non c'era bisogno che lo nascondesse a Marco; egli, infatti, era l'unico messo a conoscenza dei suoi sentimenti e anni addietro l'aveva affiancato a Jack proprio per spiare le sue mosse.
Primus era consapevole dell'enorme delusione di Jack per non essere divenuto Presidente di Raguel e sospettava che ordisse un tradimento per spodestarlo dal suo trono.
Tuttavia Primus era inconsapevole che Marco, l'uomo in cui aveva riposto completa fiducia, fosse in realtà uno sporco doppiogiochista.
«Quale notizie mi porti?»
Marco scosse la testa ed emise un lungo sospiro. «Purtroppo non buone. È stata ritrovata un'altra vittima.»
Primus batté il pugno sulla scrivania e si issò dalla poltrona.
«Nemmeno stavolta è uno dei nostri. Si tratta di un architetto arabo, è stato ucciso in una raffineria. Il modus operandi è lo stesso: una ferita da taglio, netta. Nessun segno di colluttazione.»
«E gli occhi?» Primus pronunciò quella parola con un moto di timore reverenziale.
«Due pozzi neri e putrefatti, come al solito.»
Primus camminò per la stanza, le braccia unite dietro al corpo.
«Jack ha una teoria...», iniziò Marco.
«Mi sarei sorpreso del contrario.», bisbigliò Primus.
«...pensa che lei sia a conoscenza delle "esche" poste sotto la protezione dei cavalieri, e che le eviti volontariamente.» Anni addietro, dopo la morte di Diana, l'Ordine aveva deciso di spargere sulla Terra dei punti di controllo – sedi minori che garantivano un ampio e miglior monitoraggio delle terre emerse – e nei pressi di queste esistevano degli uomini, peccatori il cui passato deplorevole avrebbe certamente attratto le attenzioni di Azrael. Questi ricevevano protezione al costo di rimanere sotto il controllo vigile dell'Ordine. Ma l'Angelo della Morte non aveva ucciso nessuno di loro e molti sospettavano che avesse intuito i piani dell'Ordine.
Primus sbuffò. «Questo è chiaro a tutti.», sibilò tra i denti.
Marco sorrise appena. Volutamente aveva nominato Jack più di una volta, adorava vedere la psiche di Primus crollare inesorabilmente quando si tirava in ballo il suo eterno rivale. Dall'ultima volta che era stato ricevuto dal Presidente, notava un invecchiamento esponenziale; era chiaro che non riuscisse più a controllare i nervi, il Consiglio era spazientito dai continui fallimenti. Primus si faceva carico dell'insuccesso dell'intero Ordine e Marco si augurava di un suo prossimo cedimento.
«Sembri stanco, forse dovresti prenderti un periodo di pausa.», gli suggerì.
Primus rimase immobile, non osò neppure voltarsi verso il suo interlocutore. Era davvero così evidente il suo problema? «Ci sono troppe cose da fare, non posso permettermi vacanze.» Guardò l'orologio a pendola. «Tra poco avrà inizio la riunione, devo proprio andare.»
Marco guardò a sua volta la pendola. «Sì, è ora anche per me.» Si issò a sua volta e seguì il Presidente nella discesa verso l'oscurità delle catacombe.
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L'Angelo della Morte
ParanormalL'Angelo della Morte è un'assassina che molti considerano immortale, vaga sulla Terra da secoli per mietere le anime di coloro che ritiene impuri. Ma è davvero così che stanno le cose? Mosca, 1987 Diana è ferita e si nasconde dai soldati che la ins...