Capitolo 6

1.2K 113 4
                                    

  Il viaggio di ritorno fu inaspettatamente tranquillo. Sua madre, nonostante avesse ricevuto le lamentele dell'Arpia e le avesse riservato tutte le sue occhiate più torve con il chiaro messaggio: 'a casa facciamo i conti', era particolarmente di buon umore. Per fortuna non aveva parlato con padre Cristoforo della confessione, altrimenti sarebbe stata una giornata nera per Paine.

  La bambina si sentiva strana, come se una serie di informazioni, che non le appartenevano, le ronzassero per la testa. Sembrava che le informazioni fossero in attesa che si rilassasse, si addormentasse per soli cinque minuti, per prendere il sopravvento su di lei. Si ripromise che quella notte non avrebbe dormito e avrebbe tenuto la luce accesa per evitare di incontrare gli orrendi alieni senza volto che si nascondevano nell'ombra.

  In lontananza scorse il tetto spiovente del suo palazzo. Il pensiero di rimanere rinchiusa tra quelle quattro mura, in attesa della domenica successiva, la rattristava. Sua madre non voleva che uscisse, nemmeno per andare in guardino a giocare.

  In mezzo al prato bruciato dal sole e sostituito quasi totalmente dalla terra brulla, c'era la sua babysitter, la signora Dorotea. Paine scorgeva la capigliatura biancastra sbucare dal fazzoletto che la donna si era legato in testa. I movimenti  impacciati del corpo ne rivelavano l'età avanzata.

  Era intenta a rastrellare il prato rimanente per eliminare le foglie cadute prematuramente dagli alberi. Siccome era lei l'unica che si preoccupava di curare l'enorme parco, non riusciva a ricoprire tutte le mansioni e la natura aveva preso il sopravvento sul paziente lavoro.

  Dorotea regalava sempre caramelle buonissime a Paine.

  "Dorotea!" La bimba le corse incontro, piena di aspettative e con lo stomaco brontolante.

  La donna le sorrise e, prima che Paine la raggiungesse, si ficcò una mano nella vestaglia rosa e le tese una caramella all'arancia.

  "Grazie!" Paine fece abbassare la vecchina e le scoccò un grosso bacio sulla guancia. Stava morendo di fame.

  "Ferma!", la ammonì Serena, "Quante volte ti ho detto che devi chiedermi il permesso per mangiare? Ti rovinerai il pranzo!"

  Dorotea si intromise: "Suvvia cara, è solo una caramella, non le riempirà di certo lo stomaco."

  "Non si intrometta, è mia figlia e la educo a modo mio! La mangerà più tardi."

  Paine non discusse e la ripose in tasca.

  "Fa caldo oggi, non trova?" Serena cambiò discorso.

  "Sarà, ma questa mattina mi sono svegliata con i brividi."

  Paine non resistette all'istinto e si recò alla panchina su cui aveva visto Robert e si sedette.

  "Forse avrà dormito con la finestra spalancata."

  Dorotea scosse la testa. "Mi sono svegliata – saranno state le tre – e ho visto la nebbia..."

  "La nebbia? In pieno agosto? Ne è sicura? Si sarà sbagliata."

  "Ne sono sicura. Sono vecchia ma non rimbambita." Le scoccò un'occhiata di ammonimento.  "Stavo dicendo: mi sono affacciata alla finestra e ho visto una figura aggirarsi per il giardino." Le indicò la panchina dove era seduta Paine. "Proprio lì, che guardava verso le finestre."

  Serena si fece il segno della croce. "Un maniaco?"

  L'anziana annuì. "Appena è sorto il sole, sono scesa in giardino per cercare segni del suo passaggio, se li avessi trovati avrei avvertito la polizia. Se ne sentono tante in questo periodo di bambini scomparsi e ritrovati assassinati dopo mesi."

  "E non li ha trovati?", giocherellava nervosamente con la catenina d'oro che aveva al collo.

  "Niente di niente. Nemmeno l'erba sembra essere stata calpestata."

  Serena si rivolse a sua figlia: "Tesoro, scendi immediatamente da quella panchina sporca! Vieni via da lì, aspettami vicino al portone e non parlare con nessuno, chiaro?"

  Con riluttanza, obbedì all'ennesima imposizione della Regina. Durante il tragitto colse un fiore di tarassaco e soffiò sui semi, uno di questi le si conficcò nell'occhio e tentò di toglierlo.

  "Pensavo che tu l'avessi visto. Ho sentito dei passi nella camera di sopra."

  Serena corrugò la fronte. La sua camera non affacciava sul giardino ma dal lato opposto.  "Quella piccola bugiarda...", disse sovrappensiero.

  "Come?"

  Le sorrise. "Grazie per l'avvertimento signora Di Vito, se dovesse vedere ancora maniaci in giro, faccia il suo dovere e chiami la polizia, non indugi, la prego."

  "Ma...", era perplessa per la reazione.

  "Buona giornata." Le voltò le spalle pensando che l'avrebbe fatta pagare a Paine. Pensava che fosse rimasta in piedi fino a tardi, e per questa ragione non aveva trovato la forza di destarsi in tempo; non poteva immaginare che 'il maniaco' era lì per sua figlia.

L'Angelo della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora