Capitolo 29

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Jack era in piedi, alle porte della Sala Magna, in attesa che i consiglieri facessero il suo nome. Indossava giacca e cravatta e sotto un braccio stringeva una cartellina vermiglia. Giacomo era al suo fianco, in alta uniforme, carico di tensione; ascoltava con trepidazione il discorso che stava tenendo Matteo, la sua voce asciutta si spandeva per i sotterranei attraverso i monitor ad alta definizione sparsi per tutta la sede. L'uomo stava raccontando cosa era accaduto la settimana precedente, soffermandosi molto sulla psiche di Primus.

Jack, invece, non era interessato ad ascoltare ciò di cui già era al corrente, voleva solo che lo lasciassero entrare e gli comunicassero l'esito del Consiglio. Sperava ardentemente che i suoi sforzi fossero ripagati con ciò che più bramava.

Dopo essersi ripreso, si era recato sul luogo dell'esplosione e aveva diretto in prima persona le indagini, scoprendo, purtroppo, che non c'era neppure l'ombra di un indizio. Era bruciato tutto nell'incendio. I corpi recuperati erano inservibili, bruciati fino alle ossa. Su uno di essi erano state ritrovate le armi di Paine, un ammasso parzialmente liquefatto dei suoi pugnali. Nonostante le alte temperature, avevano mantenuto la forma appuntita, tuttavia la loro bellezza primordiale era scomparsa. Erano tutti sicuri che fosse lei, anche perché le fotografie scattate al suo corpo, nel momento del recupero, mostravano la salma in posizione composta, al contrario delle altre; Robert aveva spostato il cadavere prima di andare via. Ora il corpo di Paine riposava accanto a quello di Diana, nelle parte della sede dove si ergevano ancora le catacombe, luogo in cui erano sepolti gli esponenti più illustri dell'Ordine.

«Purtroppo noi non possiamo godere a lungo della pace...», continuò Matteo, il suo discorso era quasi giunto al termine. «A tutti noi, che abbiamo scelto di servire il mondo nell'ombra, abbandonati persino da chi in principio ci aveva appoggiati... a tutti noi spetta il duro compito di riprendere le ricerche...»

Jack si volse a Giacomo, che si tormentava le mani nell'attesa. Sorrise, pensando alla fortuna che gli era capitata di trovare un giovane che avesse cieca fiducia in lui. Era solo merito di Giacomo se il suo piano era giunto a compimento. «Ora tocca a te.», gli disse.

Giacomo si irrigidì, non ebbe il tempo di chiedere consiglio a Jack. Le porte si aprirono e il cavaliere che apparve chiamò il suo nome. Giacomo si volse un'ultima volta a Jack, dopodiché entrò e affrontò il suo destino a testa alta.

La porta fu chiusa e l'illuminazione della Sala svanì, lasciando Jack da solo. In principio avrebbe provato terrore nel rimanere tanto a lungo in un luogo isolato, ma ora che Paine era scomparsa anche le sue presunte "allucinazioni" l'avevano abbandonato. Così come erano arrivate, in silenzio e strisciando, così erano svanite. Non sapeva dare una spiegazione a tale fenomeno, si era detto che, forse, tra i due esisteva un qualche legame, una forza che li attirava l'uno contro l'altro. Molti consiglieri avevano reputato la sua visione sulla dimensione demoniaca un dono divino, ma lui l'aveva sempre vista come una maledizione. Una maledizione che si era ritorta contro chi l'aveva lanciata; chi sperava di farlo impazzire con quelle visioni di morte, gli aveva, invece, dato la possibilità di scoprire la verità sull'Angelo della Morte.

La porta si aprì di nuovo e stavolta fu fatto il nome di Jack.

L'uomo avanzò con passo misurato, l'orgoglio gli illuminava lo sguardo. Contò i consiglieri e notò che al loro tavolo c'era una testa in più: Giacomo. Il coraggio del ragazzo era stato premiato con un posto in Consiglio.

I due si sorrisero, complici, poi Jack tornò ad avanzare e si fermò davanti al tavolo, in attesa.

Matteo era in piedi e lo guardava con serietà. Alzò le mani e richiamò l'attenzione di due cavalieri che attendevano alle spalle di Jack. Questi si avvicinarono all'uomo e gli porsero un'uniforme bianca, con i risvolti fatti d'oro. L'uniforme del presidente.

L'Angelo della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora