Capitolo 7

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 "Sveglia."

  Qualcuno lo stava scuotendo nel cuore della notte. Biascicò qualche parola e tornò a dormire.

  "Sveglia!" Il tono della voce era tenero, materno. Non poteva portare cattive notizie una voce tanto melodiosa.

  "Cosa è accaduto?" disse con un bisbiglio.

  "Ancora nulla" rispose la voce.

  Umberto aggrottò le sopracciglia e si mise a sedere. Le tende che circondavano il letto erano chiuse e non poteva scorgere la persona che gli stava parlando. Ne vedeva solamente i contorni del corpo grazie al fuoco che scoppiettava nel camino.

  "Chi è che disturba il mio sonno?" chiese furente.

  "L'Angelo della Morte" rispose, serafica, Iside.

  Umberto si paralizzò, il viso si imperlò di sudore freddo nonostante il calore della camera. Con un movimento veloce cercò il coltello che nascondeva sotto al cuscino. Stringendone il manico ritrovò la speranza, persa un attimo prima, di poter combattere contro quel demonio. "Cosa avete detto?" chiese guardingo.

  "Non farmi ripetere, credo che tu abbia capito. È giunta la tua ora, Egli vuole che tu scompaia."

  "Mai!" tuonò e si gettò contro la sagoma. Le tende cedettero sotto il suo peso e arrestarono in parte lo scatto. Creò uno squarcio con il coltello al centro di esse e si ritrovò faccia a faccia con la donna a cui dava la caccia da dieci anni.

  Iside non sembrava affatto sorpresa della reazione, la sua espressione era calma, sapeva che l'uomo aveva un'arma a disposizione. Prima che Umberto potesse immergere il pugnale nella sua carne, si scansò. Il cardinale si ritrovò, carponi, sul pavimento.

  "Sei lento" lo canzonò.

  Umberto era sbalordito per la rapidità dei movimenti della donna, che finalmente aveva la possibilità di ammirare. Dire che era bella era riduttivo, sembrava che un'aura dorata la circondasse e facesse brillare ogni parte di lei.

  "Siete il Demonio!" la accusò.

  Iside non riuscì a trattenere una sonora risata. "Sei molto divertente! Angelo della Morte, Demonio, chiamami come desideri."

  Umberto tentò di sorprenderla con un fendente, mirava alla coscia.

  Iside spiccò un salto gettandosi a destra, il colpo vibrò nell'aria e Umberto finì di nuovo sul pavimento.

  Umberto digrignò i denti, il suono sgradevole risuonò per tutta la camera. "Chi vi ha mandato? Per chi lavorate? Per i Turchi?"

  "Lavoro per chi mi ha creata" rispose laconica.

  "Perché volete uccidermi? Cosa vuole il Demonio da me? Io sono un uomo puro, un uomo con sani principi e non temo il giudizio del Signore."

  "Uccidere? Io non uccido, io vi preparo per la purificazione." Assestò un calcio al volto dell'uomo, costringendolo a rimanere contro il pavimento.

  "Maledetta pazza!" urlò, disperato. Dal naso e dalla bocca sgorgò, copioso, il sangue.

  "Pazza? Sì, sono completamente pazza." Lo prese per il bavero della veste e lo strattonò davanti e indietro, con crudeltà. Il sangue fluiva a fiotti e le sporcava le mani.

  "Lasciami andare! Aiuto, guardie! Aiuto!"

  Iside abbandonò la presa. "Urla pure quanto vuoi, hai forse dimenticato i tuoi ordini?"

L'Angelo della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora