Paine infilò la chiave nella serratura dell'appartamento e la aprì con garbo, per evitare di svegliare gli inquilini.
La suola delle scarpe, ripulita dalla pioggia e ora asciugatasi dopo l'escursione in cantina, scricchiolava sul pavimento, emettendo suoni simili a squittii.
Guardò la cucina con gli occhi stanchi. Nessuna madre preoccupata, nessuna cena fredda la aspettava sul tavolo. Neppure un biglietto.
Starnutì più volte e tossì. Stava gelando, doveva togliersi i vestiti bagnati prima di buscarsi una bronchite.
Avanzò nel buio, diretta in camera sua. Aprì la porta, eternamente chiusa a chiave, e sbirciò l'interno prima di entrare. Voleva accertarsi che nemmeno lì ci fosse qualcuno ad aspettare il suo ritorno. Era tutto in ordine. Accanto alla scrivania c'era una tela coperta con un lenzuolo – il suo ultimo lavoro – e sulla scrivania una serie interminabile di colori ad olio, pennelli e barattoli di vetro contenenti acquaragia.
Accese la luce e si tolse i vestiti bagnati.
Starnutì ancora. La gola le doleva e la fronte era bollente, temeva di avere la febbre alta e per un attimo si preoccupò di quello che poteva dire Margot se non si fosse presentata al lavoro il giorno seguente; a lei non erano concesse pause e non aveva diritto ad alcuna giornata di malattia, siccome aveva solo un contratto di apprendistato non retribuito. "Oh, cavolo!" bisbigliò con voce nasale. I Fascicoli! Si era completamente dimenticata di quei documenti tanto preziosi che Margot le aveva affidato! Ora sì che era nei guai. Si chiese cosa contenessero e se fossero davvero tanto importanti; di solito la sua datrice di lavoro tendeva ad esagerare. Era certa che Margot l'avrebbe licenziata. Stava talmente male che pensarci le fece venire l'emicrania. Pensare al lavoro era solo un modo per non ricordare cosa fosse accaduto quella notte. Aveva davvero incontrato quell'uomo? Aveva davvero affrontato le sue paure per accertarsi che i disegni della sua infanzia esistessero realmente?
Era tutto un turbinio di dubbi, non era più certa di nulla.
Ondeggiò in direzione del bagno, il suo unico desiderio ora era immergersi nella vasca per prendere calore. Ancor prima di riempire la vasca, vi si adagiò sul fondo e lasciò fluire l'acqua calda che le rinvigorì la pelle gelida. Chiuse il rubinetto che non smise di gocciolare. Il suono vibrava nell'ambiente disadorno e provocava un'eco piacevole. Il movimento ondulatorio dell'acqua la rilassò.
Sbadigliò. Gli occhi lucidi si velarono, il mondo divenne offuscato tanto da perdere la sua consistenza. I materiali solidi si dissolsero, tramutandosi in altri oggetti.
Non era più nella sua camera.
***
Le ci volle più di un minuto per accorgersi di essere seduta in mezzo ai cespugli.
Sentiva il vento gelido sferzarle sulle membra e la sensazione di calore defluire, veloce, dal suo corpo.
Riaprì gli occhi, spaesata. Non furono le mattonelle azzurrognole del bagno ad apparirle, ma una parete di mattoni. Era sdraiata in un giardino fangoso.
Scattò in piedi e si coprì il seno umido guardandosi intorno, spaventata.
La strada era deserta. "Sto sognando...?" chiese a se stessa.
STAI LEGGENDO
L'Angelo della Morte
ParanormalL'Angelo della Morte è un'assassina che molti considerano immortale, vaga sulla Terra da secoli per mietere le anime di coloro che ritiene impuri. Ma è davvero così che stanno le cose? Mosca, 1987 Diana è ferita e si nasconde dai soldati che la ins...