• Capitolo 1 •

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POV'S GIANLUCA

Con la testa appoggiata sul palmo della mia mano destra, guardo fuori dal finestrino. Ma la mia mente è troppo occupata a pensare ad altro per far si che gli occhi si accorgano del paesaggio che mi scorre davanti.
Vedo il mio volto sconsolato e privo di emozioni riflesso sul finestrino della macchina.
Primo giorno di scuola, ecco cosa è il problema; primo giorno in una scuola nuova, diversa.
Ho dovuto lasciare tutto per venire in questo posto che nemmeno ricordo come si chiama.
Ho dovuto abbandonare la mia casa, i miei amici per venire qua e tutto per colpa di mio padre; lui, il suo lavoro e tutte quelle cavolo di promozioni. Stavamo benissimo anche cosi.
Per me che ho diciasette anni ricominciare da zero non è facile, soprattutto senza i miei migliori amici Alessio e Marco.
Non vedo l'ora di compiere diciotto anni, prendere e andarmene via da qua.
Gia odio tutto.

<< Siamo arrivati. . . >> mi avvisa mio padre con timore.

Sposto lo sguardo davanti a me e appoggio la schiena al sedile. Mi guardo intorno con un velo di tristezza. Sarà difficile per me, lo so. A Roseto, dove stavo prima, venivo chiamato il "playboy d'abruzzo" solo perchè, modestamente, sono un bel ragazzo. Ma purtroppo non sono quel tipo di ragazzo; quello che ha tutte le ragazze che vuole e quindi ne approfitta. Ho un cuore anche io e sono piuttosto timido. Faccio fatica a parlare in pubblico, ho paura di rimanere solo, ho paura di non essere all'altezza di nessuno qua dentro, di non essere accettato.

Mio padre, non avendo un minimo accenno da me, appoggia la mano sulla mia gamba risvegliandomi dallo stato di pausa in cui ero.

<< Vedrai che andrà tutto bene...>> prova a rassicurarmi lui.

<< No che non andrà tutto bene. Non va bene niente. Sai bene come la penso >> sbotto tutto di un colpo. Mi tolgo prepotentemente la cintura e do un ultimo sguardo truce a mio padre.

<< Gianluca aspetta...>> dice con voce rotta.

<< Non voglio sentirti! >> urlo mentre sbatto lo sportello della macchina. Aggiusto lo zaino sulle spalle e mi dirigo dentro la scuola. Vengo accolto da una specie di segretaria che, una volta entrati tutti gli studenti, mi accompagna a quella che sarà la mia futura classe.
Arriviamo davanti la porta e bussa, aspettiamo l' "avanti" e mi consegna nelle mani della professoressa.

<< Ciao, piacere. Io sono la professoressa Santori, di italiano. Vuoi presentarti alla classe? >> mi chiede con un sorriso per incoraggiarmi.

Ecco la fattidica domanda. Ok Gianluca, sbloccati. Non fare la figura di un bambino di sette anni. Prendo un bel respiro e finalmente poso gli occhi su tutti quelli che saranno i miei compagni.

<< Ciao a tutti. Mi chiamo Gianluca Ginoble, sono abruzzese. E... niente >> riguardo la prof in cerca di aiuto. Mi sorride.

<< Puoi pure andare a sederti vicino a Mandi >> mi indica con la mano una ragazza da sola in fondo, a destra della classe, vicino alle finestre. Appena sente il suo nome, sposta lo sguardo e, per la prima volta, sembra rendersi conto della mia esistenza. Mi scruta attenta e tieni gli occhi su di me fino a che non raggiungo il mio posto. Appoggio la cartella per terra e mi siedo.

<< Piacere Gianluca...>> le tendo la mano ma sembra non accorgersene.

<< Beatrice >> mi risponde solamente.

Sorride debolmente e i nostri occhi si incrociano.
Sono occhi strani, di un colore grigio chiaro, non sorridono come ha appena fatto con la bocca. Sono spenti, non trasmettono emozioni. Mi guarda un'ultima volta e poi posa il suo sguardo sul foglio che ha davanti e inizia a scarabocchiare. È una tipa un po' strana. A primo impatto sembra riservata, quasi triste. La maglia estramamente corta, mi fa notare un tatuaggio sul fianco destro; ma non riesco a decifrarlo. Indossa pantaloncini inguinali e un paio di collant neri, sottilissimi.
Faccio una smorfia e cerco di concentrarmi.

Le ore passano, per fortuna, e arriva il momento della ricreazione. Beatrice si alza e vedo che raggiunge un ragazzo sulla soglia della porta molto più grande di noi. Non ci faccio molto caso e rimango al mio posto.

<< Ehi ciao >> una ragazza si siede davanti a me. Sorrido e alzo la mano per salutarla; << Piacere, Sara >> le stringo la mano continuando a sorridere; << Tu sei uno di quei tipi che preferiscono starsene in disparte, magari con delle cuffie nelle orecchie ed estraniarsi dal mondo vero? >>

<< Si esatto. Sono molto timido e chiuso, in più la cosa di non conoscere nessuno non mi aiuta >>mi rivolge un sorriso rassicurante.

<< Io nemmeno è da tanto che sono qua. Ho legato solo con un'altra ragazza e due ragazzi. Se vuoi unirti...>> lascia la frase in sospeso per paura della mia reazione.

<< Mi farebbe davvero tanto piacere >> vengo distratto da Beatrice, sulla quale poso lo sguardo, e noto che si sta scambiando baci poco casti con quello di prima. Istintivamente abbasso la testa sospirando. Mi sono sbagliato sul suo conto.

<< Forse meglio che vada. Ti lascio ancora un po' integrare tutto nel tuo mondo. Questo è il mio numero. Salvatelo e scrivimi così posso aggiungerti al nostro gruppo >> la campanella suona e io mi ritrovo a fissare il bigliettino con il numero senza leggerlo.

In questo momento vorrei solo che questa giornata finisse, chiudermi in camera e ascoltare la musica. Voglio solo andarmene da qua.

Amabilmente odiosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora