• Capitolo 41 •

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Entro in classe e vado a sedermi in fondo all'aula nella fila centrale da tre posti, nel banco in mezzo a Marco e Alessio, che poco dopo mi raggiungono. Entra la professoressa di matematica che poco dopo chiama Luca, un nostro compagno, alla cattedra interrogato.
Ovviamente noi tre non stiamo attenti e improvvisiamo una partita a battaglia navale. Nel silenzio della classe, attenta all'interrogazione, le nostre voci basse risuonano leggermente.

<< Colpito e affondato >> mi rendo conto di averlo detto a voce troppo alta, cosi sollevo la testa e noto che tutti i miei compagni, compresa la prof, mi guardano.

<< Ginoble, le leggi di Keplero la disturbano? >> sorrido beffardo; dicono che con questo incanto tutti.

<< No no prof, si figuri, continui pure >> tutti ridono per la mia risposta e la prof sbuffa sonoramente.

<< Visto che hai tanta voglia di scherzare e di parlare, vieni a dare una mano al tuo compagno >> guardo Marco e Alessio che ridono, mi alzo e raggiungo Luca vicino alla cattedra.

Inutile dire che sono tornato a posto con un 5. Però in fondo non mi dispiace così tanto, sono sereno e felice qua, ed è quello che conta. Lo recupererò sicuramente.

Le ore passano e la campanella suona la fine della terza ora, dando contemporaneamente l'inizio della ricreazione. Tutti si alzano velocemente e abbandonano l'aula.

<< Io vado alle macchinette. Chi viene? >> propone Alessio.

<< Ti accompagno io. Gianlù tu che fai? >> sollevo la testa e la scrollo leggermente.

<< Vi aspetto qua, se non vi dispiace >> Alessio sorride negando con la testa e mi lascia una pacca sulla spalla. Prelevo da sotto il banco il mio telefono e lo sblocco.
E' una cosa automatica ormai: entro su Instagram e guardo le storie. Noto immediatamente quella di Ignazio visto che è uno che non posta molto. La faccio partire e mi appare la foto dei suoi piedi appoggiati a delle sedie blu sbiadite; tengo premuto per bloccare l'avanzamento e leggo il luogo in cui si è registrato circa trenta minuti fa: "Ospedale Civile P.Colombo-Velletri"

Il mio cuore perde un battito e le guance vanno a fuoco. Gli mando un messaggio ma mi accorgo che dopo alcuni minuti ancora non ha risposto e per di più la campanella sta per suonare.

<< Gian tutto a posto? Hai una faccia...>> guardo Alessio spaesato e senza rispondergli mi alzo.

<< Ale devo fare una cosa importante. Se la prof ti chiede dove sono tu digli che sono a parlare con un'altra prof, ok? >> lui annuisce capendoci sempre meno e io, senza ringraziarlo, esco velocemente dall'aula e mi vado a chiudere in uno dei bagni a chiave e faccio partire la telefonata a Ignazio.

<< Dai rispondi...- all'ottavo squillo finalmente ha accettato la chiamata.

<< Pronto >>

<< Oh Igna, che cavolo succede? Perchè sei in ospedale? >>

<< Per Beatrice >> a sentire questo nome, mi siedo sul gabinetto perchè le gambe cedono.

<< E cosa... cosa è successo?- chiedo con un nodo alla gola che impedisce la corretta respirazione.

<< Gianlù... da quanto sei andato via Beatrice non si è più ripresa...>>

<< Igna è grave? Che cosa sta succedendo? >> chiedo ancora quasi in preda al panico.

<< Senti, ti dico le cose così come stanno senza troppi giri di parole. Sara ha trovato mia cugina nei bagni della scuola priva di sensi e... e con i polsi tagliati >> sento il mondo crollarmi addosso; tutto attorno a me sparisce, le orecchie ronzano e il cuore batte all'impazzata;
<< Gian... Gianluca ci sei? >> sento Ignazio richiamarmi e mi riprendo quel che posso.

<< Si, si Igna ci sono. Ma come sta? Cosa hanno detto? >>

<< Non sappiamo ancora niente, il dottore è dentro a visitarla >>

<< Gianlù sei qua dentro? >> mi chiede Alessio bussando alla porta.

<< Si Ale sono qua arrivo. Igna devo staccare, tienimi informato >> mi saluta e chiudiamo la chiamata. Faccio scattare la serratura ed esco. Devo avere un aspetto orribile data l'espressione con cui mi scruta il mio amico.

<< Cosa è successo Gian? >> scrollo la testa in preda ad un pianto e gli dico tutto quello che Ignazio mi aveva appena riferito.

<< Ale, io devo assolutamente fare qualcosa. Io... io la amo >> mi mette una mano sulla spalla e mi fa un sorriso amaro.

<< Io e Marco ci siamo se hai bisogno >> lo ringrazio, appoggio le mani al lavandino, rivolgo lo sguardo verso il pavimento e permetto a qualche lacrima di scendere.

Amabilmente odiosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora