Risvegliarsi in questo cavolo di letto a Velletri è una disgrazia. Questo vuole anche dire che si ricomincia ad andare a scuola. Mi tolgo le coperte di dosso e mi metto seduto con le gambe incrociate. Rimango attimi interminabili a fissare il vuoto con la testa che esplode di pensieri.
Io però non mi soffermo su nessuno di questi, o forse uno in particolare c'è che mi assilla, o meglio dire, che mi sta con il fiato sul collo; oggi devo chiudere con Beatrice. Forse i miei amici hanno ragione...
Ruoto la testa verso il comodino e ,quando noto che la sveglia segna le 7.24, scatto giù dal letto preparandomi con le prime cose che capitano. Non sistemo nemmeno il ciuffo, ci passo solamente le dita in mezzo per farlo stare a posto. Infilo la giacca, prendo la cartella e senza salutare esco velocemente di casa.
In lontananza vedo arrivare l'autobus e quindi inizio a correre per arrivare alla fermata.
Qualche minuto dopo mi ritrovo nel cortile della scuola. Sono circa le 7.50, quindi ho circa dieci minuti per parlare con Bea. Mi avvicino alle scale di emergenza, come solito, dove c'è il mio gruppo. Li saluto tutti calorosamente visto che è da un po' che non ci vediamo.
<< Come è andata a Roseto, Gian? >> sorrido ripensando a tutti i bei momenti che ho trascorso lassù.
Igna: - scusate se mi intrometto. Ma Gianluca ha qualcosa da fare. Delle vacanze ne parleremo dopo- rimango a fissarlo a bocca aperta per la sua insistenza a questa questione; - e chiudi la bocca Gian, che ci entrano i moscerini- tutti ridono e io invece sbuffo abbassando la testa. Nessuno mi capisce quanto mi costa fare tutto questo; ma allo stesso tempo nemmeno io capisco quanto male mi sto facendo. Faccio un cenno con la mano e mi allontano per andare in direzione di Beatrice, che naturalmente è con un ragazzo.
Io: - ciao Bea. Dovrei parlarti...- lei si gira verso di me, e mi scruta con aria infastidita.
Bea: - Ginoble, non vedi che ho da fare?- sbuffo mentre stringo i pugni dentro alle tasche della giacca.
Io: - è importante... davvero- cambia totalmente espressione, diventa un misto tra pensieroso e preoccupato, poi si rivolge al ragazzo.
Bea: - va beh senti... emh... Marco... ci sentiamo poi eh. Scusami ma devo proprio andare- mi stupisco del fatto che non ricordasse il nome del ragazzo, ma allo stesso tempo anche della velocità e del modo poco carino con il quale lo ha liquidato. Mi prende a braccetto e ci avviamo sul retro.
Io: - senti Beatrice- afferro le sue mani tra le mie; - ci ho pensato molto e credo che sia meglio smettere qua, troncare ogni nostro tipo rapporto - molla le mie mani quasi schifata e incrocia le braccia al petto.
Bea: - no scusami perchè?- alza la voce e io mi sento morire dentro.
Io: - senti... è meglio così davvero- tendo di riprenderle le mani ma fallisco.
Bea: - no io ora voglio una spiegazione. Non puoi svegliarti una mattina e mollarmi così, su due piedi-
Io: - ma mollarti cosa, scusa?! Mica stiamo insieme. Tu alle mie spalle te ne scopi degli altri. Sai bene quanto tengo a te e io sinceramente non voglio più passare come un giocattolino usa e getta, chiaro?- solo dopo il dolore alla gola, mi rendo di quanto ho detto queste parole urlando.
Bea: - beh tu eri d'accordo... deve esserci dell'altro sotto...-
Io: - certo. Mi prendi in giro e basta, come hai fatto a Capodanno...- no diamine perchè l'ho detto. Lei non ricorderà niente.
Bea: - a Capodanno?- chiudo gli occhi e scrollo la testa.
Io: - niente, niente, ho sbagliato. Non volevo dirlo- vedo che scrolla le spalle.
Bea: - e comunque sei un buffone, egoista, che pensi solo a te stesso... ecco cosa sei-
Io: - ah io? Ma stai scherzando?-
Bea: - no, non sto scherzando- avvicina il suo viso al mio; - è semplicemente la verità- mi dice a denti stretti.
Io: - sei tu quella che mi usa,e poi quando non ti vado più bene ne chiami un altro. Tu sei quella che se ne frega dei sentimenti degli altri; e sei sempre tu che fai la buffona e la piaciona con tutti- vedo le sue labbra tremare e mi pento di tutto quello che le ho detto. Ho sbagliato; - no Bea... io non...- alza la mano per zittirmi.
Bea: - va bene, basta, ho capito. E comunque non è vero che me ne frego dei sentimenti degli altri... so bene cosa vuol dire. Ora entriamo- non replico più. Mi sento morire dentro, mi sento in colpa.
Sono un coglione...
La guardo andare via e qualche minuto dopo, raggiungo anche io l'aula. Al mio ingresso noto subito che al posto di Beatrice ci si è messo Piero e che lei è, ovviamente, al posto del mio amico cioè vicino a Martina. Ci sono rimasto male di questo, non pensavo di averla ferita così tanto; so solo che non voglio perderla, almeno come amica.
Mi vado a sedere al mio posto e guardo Piero sconsolato.
Piero: - è andata così male?- annuisco leggermente. Lo stomaco è stretto in una morsa, la gola attanagliata da un senso di nausea, ansia e sensi di colpa mi invadono il corpo. Quando sto per rispondere al mio nuovo compagno di banco, la prof fa il suo ingresso.
Io: - ne parliamo dopo- ora mi devo concentrare sulla lezione, anche se sarà molto difficile.
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Amabilmente odiosa
RomansaSe pensate che la protagonista della storia possa essere la classica ragazza presa di mira, magari anche bruttina e che arriva il bellissimo ragazzo a salvarla innamorandosi di lei, vi sbagliate! Una storia dove i ruoli saranno ribaltati. Lei: Beat...
