• Capitolo 37 •

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Mi sveglio frastornato; sollevo leggermente il busto e mi stropiccio gli occhi. Ho un grandissimo mal di testa. Mi tolgo le cuffiette dalle orecchie e sblocco il telefono: sono già passate le 8 di sera ed è da circa un'ora che sono su questo letto. Dopo che i miei amici sono andati via mi sono buttato qui e mi sono addormentato.
Mi alzo e mi dirigo in cucina dove trovo mia madre a cucinare.

<< Ciao mà...>> lei si gira per un attimo e mi sorride.

<< Ciao Gianlù, tutto bene? >> annuisco e le lascio un bacio sulla guancia sinistra; << Per cortesia potresti prendere tutta questa roba e portarla nella spazzatura sul terrazzo? >> annuisco una volta e prendo la roba per andare a buttarla. Appena uscito inciampo, nuovamente, nello scatolone. Cavolo, me ne ero completamente dimenticato. Butto via velocemente la roba e riprendo lo scatolone in mano e mi dileguo in camera.

Mi siedo a gambe incrociate sul letto e ritiro fuori tutta la roba. Vedo il DVD e la curiosità sale, così prendo il computer e inserisco il dvd. La prima cosa che mi compare è una scritta: "Prima di guardare il dvd, leggi la lettera mentre ascolti l'MP3."
Faccio come dice; collego l'MP3 alle cuffiette e schiaccio play mentre inizio a leggere.

"Ciao Gianlù, in questo momento stai ascoltando "Il diario degli errori" di Michele Bravi, so bene che l'hai riconosciuta senza che io te lo dicessi. Sai hai presente no, quando nella tua vita sei solo un danno, nato da altri danni, e tu non puoi essere diversa. Io facendo mille errori ho provato a ricucire gli strappi fatti dai miei genitori. Non voglio farti pena, non voglio la compassione di nessuno però credimi io sono diversa, tutti gli sbagli che ho fatto erano a fin di bene.
Ora stai ascoltando il ritornello, credo che non ci sia canzone piu giusta di questa: "almeno tu, rimani fuori dal mio diario degli errori... " quanta verità in questa frase. Sono un completo disastro, lo so, ma tu sei stata la cosa piu giusta in questo mare di danni. Non so se mi potrai mai perdonare, non credo, ma sappi che io sono qui che ti aspetto perchè ti amo Gianluca.
Ora però guarda il DVD. Non è niente di particolare. È un video che ci aveva fatto Martina dagli spalti in palestra. Non dura tantissimo ma adoro guardarlo, mi ricorda quanto sia stata bella la felicità... con te.
(Tua) Bea.

Riprendo il computer con il DVD già precedentemente inserito e schiaccio play. La prima cosa che appare è uno sfondo nero con la scritta: "A Te che sei, semplicemente sei..." e subito dopo parte un video. Stavamo giocando il torneo di pallavolo contro la squadra di un'altra scuola. Beatrice alza la palla, io schiaccio e facciamo l'ultimo punto vincendo la partita. Io e lei ci abbiacciamo e poi la faccio salire sulla mia schiena iniziando a correre per tutta la palestra urlando.
Il video finisce, chiudo in modo brusco il computer e mi allungo sul letto con le braccia dietro alla schiena.

Mi fa sorridere tutto questo, ripensare ai nostri bei momenti. Poi però quasi come un colpo mi riaffiorano tanti ricordi: io e lei in discoteca e la nostra prima volta, quando mi ha deriso con tutta la scuola, quando mi comparivano ragazzi che erano stati con lei e mi facevano sentire una merda o quando non mi ha detto niente di quell'uomo e ci è andata a letto facendo girare la notizia per tutta la scuola.
È stato orribile, ero al centro dell'attenzione di tutti e mi sono sentito malissimo.

Non mi interessa più niente, la amo si, e per questo la lascio andare. Io non sono all'altezza delle sue aspettative e lei non lo è alle mie. Sono stronzo e vigliacco, ma non mi interessa. Mi alzo con rabbia dal letto e mi dirigo in cucina.

<< Ciao papà, ciao Ern >> ricambiano il saluto;
<< Mamma devo dirti una cosa >>

<< Si dimmi tesoro... >>

<< L'altro giorno vi ho sentito parlare. Velletri è un danno, fa schifo. Ha distrutto te e papà, ha distrutto la nostra famiglia, mi ha tolto la felicità. E sono stanco, stanco di tutto questo >>

<< Gianluca che cosa è successo? >> mi domanda mia mamma con fare preoccupato.

<< Mamma... domani sarà il mio ultimo giorno in questo schifo di scuola. Ritorniamo a Roseto ti
prego >> mi metto a piangere come un bambino capriccioso. Sto facendo la figura del debole ma non mi interessa.

<< É tutta colpa mia, andate. Io finisco questi due mesi, ritornerò da voi e faremo ritornare tutto come era prima, è una promessa >> afferma mio papà con fare dispiaciuto.

<< Non sto bene qua. Ho bisogno di Alessio, Marco, della mia scuola, dei miei posti... vi ringrazio
tanto >>

<< Ringraziamo te tesoro, ti voglio bene >>

<< Anche io mamma. Ora vado in camera a recuperare tutto >> mia madre mi sorride e mi lascia una carezza sul viso.

Vado nella mia stanza e tiro fuori il mio trolley blu con il mio nome. Sorrido nel vederlo. Questo mi ha portato via da Roseto ma è lo stesso che mi ci riporta.

Amabilmente odiosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora