• Capitolo 15 •

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Purtroppo il lunedi è arrivato e io non posso più fare finta di niente. Devo affrontare la realtà dei fatti stamattina.
Dovrò rivedere Beatrice, ma soprattutto parlare con Sara. Mi sento morire al solo pensiero; ho un dolore costante al petto che non vuole abbandonarmi, la testa mi fa male, forse perchè la notte non dormo molto.
Mi alzo, svogliatamente dal letto, mi avvicino all'armadio e tiro fuori un paio di jeans neri e un maglioncino grigio scuro. Mi vesto e mi dirigo in bagno. Il mio riflesso allo specchio è osceno, le occhiaie si propagano per tutto il contorno dei miei occhi e le mie guance sono dominate da un colore biancastro. Non ho nemmeno voglia di sistemarmi il ciuffo, lascio che i capelli rimangano leggermente ricci e, con l'aiuto delle dita, me li tiro leggermente indietro.
Va bene così, stamattina non devo risultare perfetto, anche perchè sono un completo disastro.
Mi avvio giù in cucina e, senza salutare nessuno, mi siedo al mio posto iniziando ad inzuppare qualche biscotto nella tazza che ho davanti; persino la fame mi è passata.

<< Ehi Gianlù, che è quella faccia? >> alzo lo sguardo su mio fratello ma non rispondo subito, devo pensarci, nemmeno io so di preciso perchè sto così. Ho uno sciame impazzito di emozioni negative che si propagano per tutto il corpo: sensi di colpa, delusione, inganno, voglia di urlare, di piangere, rabbia...

<< Sono solo un po' stanco, Ern, tranquillo >> affermo mentre sforzo un sorriso per farlo tranquillizzare.

<< Sai che se vuoi parlare io sono qua... >> annuisco, mi alzo e gli lascio una pacca sulla spalla sussurandogli un "grazie bro".

Non posso più rimandare, prendo lo zaino e, con passo lento, esco da casa. Aspetto l'autobus e in circa quindici minuti arrivo davanti al cancello di scuola. Prendo un bel respiro ed entro. Come ogni mattina, noto il mio gruppetto dalle scale di emergenza e, quindi, mi affretto a raggiungerlo.

<< Buongiorno a tutti >> faccio un cenno imbarazzato con la mano alla quale tutti ricambiano.

<< Amore mio >> Sara mi viene incontro e circonda il mio collo con le sue braccia e, dopo avermi lasciato un bacio a stampo, appoggia la testa al mio petto. Piero mi guarda: sa che stamattina volevo parlare.

<< Sara... >> fa una specie di mugugno per rispondere; << Io... io dovrei parlarti >> deglutisco pesantemente. Mi sta costando davvero molto tutto questo.

<< Dimmi tesoro >> mi sorride e io quel sorriso non voglio spegnerlo.

<< Non qua. Andiamo dietro la scuola, se non ti dispiace >> annuisce e la prendo per mano. Piero e Ignazio mi lasciano, a turno, una pacca sulla spalla di incorraggiamento. Arriviamo nel luogo detto, mi appoggio con le spalle al muro e le prendo entrambe le mani; << Sara, ascolta... >>

<< Aspetta, hai tutto il ciuffo scompigliato >> passa le dita tra i miei capelli per sistemarmeli e io mi sento morire.

<< Piccola, ti prego rendi tutto più complicato      così >> mi guarda sbalordita, senza capire; << Non voglio fare tanti giri di parole, non so come sia successo, non so come sia andata a finire così, io mi sento in colpa. Io... ti ho tradita >> porta le mani davanti alla bocca e mi guarda con occhi sbarrati. Rimane immobile e io mi avvicino per abbracciarla.

<< Lasciami stare, non mi toccare. Mi fai schifo >> mi arrivano tante pugnalate al cuore. Mi sento mancare; << Quando è successo? >> i suoi occhi sono lucidi e la voce rotta.

<< Alla festa. Quando sono andato al bancone ho bevuto troppo. Mi si è avvicinata questa ragazza, io non capivo niente, mi ha portato in una stanza, e l'ho lasciata fare; non mi rendevo conto di nulla >> dico con voce esasperata.

<< Con chi? >> mi chiede lei. Lo noto che le costa tanto farmi queste domande ma è giusto che lei sappia.

<< Beatrice... >> mi limito semplicemente a rispondere mentre abbasso il capo.

<< No, non ci credo. Porco, ecco cosa sei >> cerco di afferrare la sua mano ma lei si allontana; << Non mi toccare, cazzo. Fai schifo, fai solo schifo. Il playboy d'Abruzzo no?! Altro che timido e silenzioso. Lurido schifoso >> mi urla a pochi centimetri dal mio viso.

<< Sara io... >> tento nuovamente di afferrarle le braccia ma lei si divincola; << L'ho scoperto solo il giorno dopo che era lei...>> dico urlando anche io ora.

<< Zitto devi stare. Io non ti voglio sentire. Non voglio più avere a che fare con te, hai capito? Non voglio più incrociare il tuo sguardo da traditore e non voglio più nemmeno vedere quella faccia di merda che ti ritrovi! >> urla mentre gesticola nervosamente.
È piena di rabbia, e io vorrei solo piangere. Non so cosa fare, sento le tempie pulsare, la nausea salire e le forze venirmi sempre meno. Mi riappoggio al muro, chiudo gli occhi e faccio un paio di volte dei respiri profondi; << Ecco si bravo, Ginoble, fai pure la vittima ora. E io stupida che mi sono fidata di te a Roma. Se penso che ho pure fatto l'amore con te mi viene ... da vomitare >> dice rimarcando bene l'ultima parola; << Mi faccio schifo da sola. Una delle mie scelte peggiori queste. E io che mi aspettavo rose e fiori... >> mi fa il gesto di sputarmi addosso e se na va, ma io faccio in tempo a prenderla per un polso.

<< Sara, ti prego perdonami. Non mi lasciare, io ho bisogno di te, ora più che mai. Sei imporante per me, nonostante tutto... >> mi squadra da capo a piedi, schifata. Si divincola dalla mia presa e mi guarda.

<< Vaffanculo Gianluca. Vaffanculo >> ripete scandendo bene ogni lettera.
La guardo sparire e poi mi accascio a terra, prendo la testa tra le mani e inizio piangere.

Amabilmente odiosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora