Capitolo 38 - seconda parte

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<< Prof mi scusi, potrei uscire un attimo? >> dice passandosi una mano sulla fronte.

<< Si Mandi vai, ma veloce che devo spiegare Boccaccio >> la seguo con lo sguardo fino a che non arriva dalla porta. Appoggia una mano al muro, l'altra al petto e inizia a respirare a fatica. Infine appoggia la schiena alla porta e si lascia scivolare a terra.

La prof si alza velocemente e le si inginocchia davanti. Beatrice era paonazza in viso, sembrava quasi che stesse soffocando; il suo petto si alzava e si abbassava in modo discontinuo e veloce. Il suono del suo fiato usciva pesante dalla sua bocca semi-aperta. Teneva gli occhi chiusi, la mano destra era posizionata all'altezza della gola e la sinistra sul pavimento per sorreggersi.

<< Beatrice...Beatrice guardami >> le dice scrollandola leggermente. Lei apre gli occhi e annuisce per tranquillizzare di più la prof che nel frattempo la aiuta ad alzarsi mettendole le mani sotto alle braccia. Appena alzata si appoggia al muro e si passa una mano sugli occhi: è leggermente pallida.

<< Beatrice, vuoi uscire un attimo per
riprenderti?>>

<< Si prof, grazie. Per favore potrebbe uscire Gianluca con me? >> per un attimo il cuore perde un battito a sentir pronunciare il mio nome. Mi giro velocemente verso Ignazio e Piero che annuiscono e poi guardo la prof che mi sorride compiaciuta.

<< Si certo, va bene. Se ti senti più tranquilla... >> mi alzo e la raggiungo dalla porta. Afferro con la mia mano il suo braccio destro all'altezza del gomito, e abbandoniamo l'aula. Appena fuori, la mollo e lei si lascia scivolare nuovamente a terra; mi inginocchio per terra e appoggio le mie braccia sulle sua gambe piegate verso il petto.

<< Mi sento soffocare, ho nausea e mi gira la
testa >> dice mentre vedo il suo corpo contrarsi in alcuni tremolii. Lei spalanca gli occhi a questa nuova sensazione; << Il battito cardiaco sta
aumentando >> dice sempre più in preda al panico afferrandomi entrambe le braccia; << Gianluca cosa sta succedendo? Aiutami ti prego, non ho più il controllo del mio corpo. Ho paura...>> e mi fa troppa pena nel vederla così. Le abbasso le gambe e avvicino il suo busto al mio per poi farla sprofondare in un abbraccio. Le passo ripetutamente la mano sulla testa facendola scivolare tra i suoi lunghi capelli.

<< Ssh stai tranquilla, non è niente. E' solo un attacco di panico, forse troppo stress. Ora rilassati e vedrai che passa, ok? >> lei annuisce poco convinta mentre il suo corpo continua a tremare. Mi alzo e le tendo la mano; << Vieni un secondo con me >> guarda prima me, poi la mia mano e si alza sorreggendosi a quest'ultima. La conduco verso le macchinette e prelevo una bottiglietta d'acqua naturale. La apro e gliela porgo; << Bevine un sorso, ti farà bene >> mi sorride debolmente e afferra la bottiglia tra le mani. Beve e fa un respiro profondo. Si va a sedere sugli scalini e mi guarda, come se avesse di dirmi qualcosa.

Non dico niente. Tiro fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni e inizio a vedere alcune instagramstory, tra cui quella di Marco, la quale raffigurava una foto in classe con la scritta: "noia mortale". Sorrido a pensare al fatto che tra due giorni anche io sarò di nuovo tra quei banchi a far casino con i miei amici come ai vecchi tempi. Rimetto il telefono in tasca e rivolgo lo sguardo alla mia compagna di classe che ho davanti.

<< Come va? >>

<< Meglio grazie >> annuisco appena e inizio a camminare avanti e indietro per il corridoio con le mani in tasca dei jeans. Sono in completo imbarazzo in questo momento, perchè non so che dire, ne che fare, ne come comportarmi. Arrivo per la seconda vicino a lei, giro, le do le spalle e ricomincio a fare avanti e indietro per il corridoio. Ma solo qualche passo e la sua voce mi blocca; << Gian...>>

<< Sii?! >> le rispondo girandomi di scatto.

<< Non partire... ti prego, Resta ancora qui...>>

<< Mi spiace ma non posso non partire. Ormai è anche tutto organizzato >>

<< Ma perché? >>

<< Perché?! >> chiedo arrabbiato allargando le braccia in segno di stupore, << Perché questo posto mi ha rovinato, anzi, ci ha rovinato. La mia famiglia è distrutta per colpa di questo posto. E io sono una persona orrenda, sono debole, mi faccio sovrastare da tutte le emozioni. Vorrei sparire perchè sono un vigliacco, perchè qua non sono me stesso, non lotto per quello che voglio veramente, lascio scorrere tutto e prendo solo porte in faccia >> Beatrice si alza e mi si avvicina. Appoggia le sue mani sulle mie spalle e la sua testa sulla mia schiena.

<< Non è assolutamente vero. Tu sei una persona meravigliosa, unica e speciale. Fai stare bene le persone >> mi scanso, non voglio pietà e nemmeno compassione. Voglio solo abbandonare tutto e lasciarmi questi ricordi alle spalle. Incrocio il suo sguardo deluso e amareggiato.

<< Beatrice, per cortesia dimenticami come farò io per te. Lasciami perdere, sono inutile, sono una persona come tutti gli altri >>

<< No, non è vero che mi dimenticherai, non voglio crederci >> mi dice quasi disperata. Io tolgo il mio sguardo dal suo e lo rivolgo altrove, ma lei mi costringe ad un contatto visivo; << Guardami Gianluca, lo so che non è vero. Resta, sono sicura che ora abbiamo tutta la libertà e la serenità che volevamo >> tenta di convicermi.

<< No Bea, no. Basta. Ne abbiamo sprecate già troppe di occasioni. Io ti amavo molto, forse troppo, cosa che per te non era cosi. Non hai saputo tenermi, hai preferito fare tutto di testa tua, mi hai tenuto lontano dalle tue paure e dai tuoi problemi, quando io invece avrei potuto aiutarti. E' finita Beatrice, punto. Io stasera prenderò quel treno con mia madre e mio fratello me ne torno a casa mia >> la campanella di fine quarta ora suona e io mi appresto a raggiungere la classe per l'ora successiva.

<< Gianluca aspetta, ti prego...>> mma non le do ascolto, non mi interessa più niente.

Quello che è fatto è fatto.

Amabilmente odiosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora