Capitolo 3

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Quando ci separammo e mi diressi verso il gruppetto della mia classe, le ragazze mi saltarono letteralmente addosso
"Ommioddio è il tuo ragazzo??"
"Che figo!!"
"Perché non ce l'hai detto??"
"Da quanto siete insieme?"
"Hey hey hey, aspettate un attimo...quello lì non è il mio ragazzo"
Mi guardarono sinceramente deluse, ma dopo quel breve attimo ripartirono alla carica.
"Secondo me stareste bene insieme..."
"Sì, sareste una bella coppia"
In quel momento suonò la campanella e la ringraziai mentalmente. Le lezioni si susseguirono velocemente, ma non riuscii a smettere di pensare a Gabriel. Pronunciai il suo nome a bassa voce, solo per sentire il suono di quella parola. Aveva un bel suono. Lo ripetei ancora e ancora, finché perse significato e si trasformò in una litania. Gabrielgabrielgabrielgabriel...
"Signorina sarebbe così cortese da renderci partecipi dei suoi discorsi?
Arrossii di colpo e abbassai gli occhi mentre qualcuno sghignazzava. La professoressa riprese il suo discorso, ma smisi di ascoltarla, anche perché non avevo la più pallida idea di che cosa stesse parlando.
Durante la ricreazione mi precipitai alle macchinette per prendere un caffè macchiato rigorosamente senza zucchero. Ne avevo assolutamente bisogno. Stavo schiacciando il tasto del numero sulla tastiera che sentii una voce familiare pronunciare il mio nome
"Ehm...Tess?"
"Sì?"
Mi girai verso Gabriel e vidi che mi stava fissando. Intanto sentii il caratteristico rumore del caffè che scendeva nel bicchierino. Mi girai verso la macchinetta e vidi che avevo tenuto premuto il dito sullo stesso numero un secondo di troppo, così invece di ventiquattro digitai ventidue. Allarmata, guardai velocemente a cosa corrispondeva il ventidue e con sommo sollievo vidi che era un caffè espresso. Poteva andare peggio. Molto peggio.
In quel momento mi ricordai di Gabriel e mi girai verso di lui. Mi guardava con un'aria divertita.
"Ehm...di cosa avevi bisogno?"
"Se potevi spiegarmi come funzionano queste macchinette ma credo di aver capito.
"Ah...be sono semplici in effetti"
Che frase idiota

Ci allontanammo dalla macchinetta
"Allora come ti trovi qui?"
"Bene dai non è male"
Soffiai nel bicchierino per raffreddare il caffè visto che avevo solo cinque minuti per berlo. Senza che me ne accorgessi arrivammo davanti all'Aula. Con la A maiuscola. Perché è un'aula di cui nessuno dimenticherà l'esistenza. Grazie a me. Mi fermai di colpo. Gabriel dovettw accorgersi della mia espressione allibita perché mi domandò
"Ehm...non avevi mai visto quest'aula?"
"No...cioè sì!" Gli rivolsi un sorriso smagliante.
Mi guardò allarmato.
"Sei sicura che quello fosse caffè?"
"Ma certo! No è che...non sono più..."
Ma certo continua così e avrai dieci e lode in italiano.
"Non sono più venuta qui da quando..."
"Da quando...?" Mi incalzò
Da quando mi hanno trovato in preda a una crisi isterica perché il mio ragazzo mi aveva mollata. Ho rovesciato tutti i banchi e le sedie e ho ridotto in mille pezzi le tende. Mi hanno anche portato da uno psicologo che mi riteneva "poco ricettiva" perché me ne stavo zitta per tutta la durata della seduta. Sai quante sedute ho fatto? Tre. Poi i miei si sono stancati e mi hanno detto chiaro e tondo che dovevo piantarla. A quel punto mi sono fatta coraggio per riportare la mia vita alla normalità. Ecco questo è il mio grande segreto. Non volevo che lo sapessi perché ormai sei l'unico che non ride guardandomi in faccia. Tranne le mie amiche ovviamente.
"Da quando..." in quel momento suonò la campanella e dovetti ringraziarla per la seconda volta nell'arco della giornata.

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