Capitolo 5

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Il giorno dopo non lo vidi e neanche quello dopo ancora. A scuola seguii le lezioni con scarso interesse. Avevo la testa completamente occupata a pensare a lui. Gabriel. Lo vedevo dappertutto.
Che cosa mi hai fatto Gabriel?
Lo rividi solo la settimana dopo quando scese dalla corriera. Mi stupii di non averlo visto in corriera, ma forse ero troppo occupata a pensare dove fosse finito per gurdarmi intorno. Mi voltai verso di lui e vidi che aveva un'espressione cupa sul volto.
"Dove hai intenzione di andare?" Chiesi arrabbiata. Anzi ero inferocita.
"A scuola forse?" Rispose sarcastico.
"Ascolta, tu adesso mi dici dove sei stato tutta la settimana"
"Non sono affari tuoi"
"Eh no! Non è mica giusto! Tu hai scoperto il mio segreto, adesso mi dici il tuo" Era una scusa infantile e non reggeva, ma non sapevo cosa rispondergli.
"D'accordo. Io però ho tanti segreti quindi te li svelerò pochi alla volta"
"Comincia"
"Voglio dirti di che cosa ho paura....ma devi promettermi che non ti dimenticherai mai della mia paura"
Lo gurdai interdetta. Che cavolo significava quella frase?
"Promettimelo!" Mi afferrò un braccio stringendolo fino a farmi male.
"Sì ok te lo prometto ma mollami il braccio! Mi fai male!"
Lo lasciò all'istante
"Scusa" disse abbassando gli occhi.
"Fa niente...be questa tua paura?"
Rimase un attimo in silenzio
"Ho paura che le persone non mi credano e ho paura che a causa di questo io possa perdere delle persone  a cui tengo davvero tanto" mi guardò incerto.
"Ehm...capisci cosa intendo?"
"Si...cioè è una paura strana...perché se le persone a cui tieni non ti credono forse loro non tengono a te come tu tieni a loro...non so se mi spiego"
"La verità può rompere anche questi legami  a volte"
Rimasi sbigottita.
Ma perché cavolo parla sempre per enigmi?
"Me la dici adesso la tua paura?"
"Ma perché sei tanto interessato alla mia paura?" Chiesi per sviare il discorso. Non volevo dirgli di che cosa avevo davvero paura.
"Perché non vuoi dirmela a tutti i costi?"
"Perché tu vuoi saperla a tutti i costi?" Risposi sfidandolo
Restò senza parole. A quel punto mi alzai e mi diressi verso la scuola.
Che tipo macabro
Durante la lezione di motoria mi sfogai. Pure i miei compagni se ne accorsero. Una mia amica mi chiese se stavo bene.
"Certo" le rivolsi un sorriso luminoso e tremendamente falso. Non larve accorgersene.
Uscii dal parcheggio e andai a sbattere contro qualcuno.
Appena sentii il suo odore imprecai.
Oh ma allora è una fissa!
"Sei ancora arrabbiata per stamattina?" Mi chiese Gabriel
"No, assolutamente"
"E allora perché mi guardi come se volessi uccidermi?"
"Secondo te?"
"Ti porto in un posto"
"Ma anche no"
"Per favore"
Oh no! Questo si chiama barare
Lo guardai malissimo
"Ok" mi rivolse un sorriso smagliante
Mi portò in un angolino del parchetto lì vicino e quello che vidi mi lasciò senza fiato.
Sull'erba c'era una scritta fatta con petali di rose. Mi avvicinai per leggerla.
Scusa
"Oddio...ma non serviva"
Mi girai e lo abbracciai. Dopo un attimo di esitazione ricambiò la stretta. Affondai il naso nel suo collo inspirando a fondo l'aroma del caffè. Mi stacci da lui.
"Hai fatto una cosa bellissima"
"Sapevo che ti sarebbe piaciuto" mi disse con un sorriso
Tornai a casa con il sorriso sulle labbra. I miei genitori mi guardarono incuriositi. Per un attimo non avevano più quell'espressione tesa che vedevo da quando mia mamma aveva rispostoal telefono la sera dell'ultimo giorno di vacanza estiva.

Man mano che passavano i giorni, io e Gabriel diventavamo sempre più amici. Tuttavia continuavo ad avere la sensazione che mi nascondesse molte cose.

Un giorno durante la lezione di matematica a scuola, sentimmo un gran fracasso provenire dal corridoio. Ci precipitammo a vedere cosa fosse successo e vidi due bidelli che tentavano di separare due ragazzi. Uno l'avevo già visto in giro per la scuola mentre l'altro...
Oh no!
L'altro era Gabriel.

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