Capitolo 18

490 32 7
                                    

Durante il viaggio parlammo ascoltammo un sacco di musica.
Condividevamo i miei auricolari rosa e ascoltavamo la sua musica. Io ero appoggiata al suo petto e il battito regolare del suo cuore mi tranquillizzava. All'inizio avevamo inventato un gioco. Sceglievamo una persona e da come era vestita o a seconda di cosa stava facendo inventavamo una storia. All'inizio erano cose serie, ma dopo un po' cominciammo a ridere come pazzi e più di qualcuno ci disse di stare zitti, così ci mettemmo ad ascoltare musica.
"Vado un attimo in bagno" dissi togliendomi la cuffietta.
Annuì.
Uscii dal bagno e lo vidi al telefono. Appena mi vide chiuse la chiamata.
"Chi era?" Chiesi sedendomi
"I miei"
"Ah" mi rimisi la cuffietta e appoggiai la testa sul suo petto. Dopo poco mi addormentai.

"Hey Tess"
"Mmm" mugugnai. Volevo dormire un altro po'
"Tess svegliati dobbiamo scendere"
Mi svegliai di botto strofinandomi gli occhi.
Gabriel. Treno. Genova. Artemedis.
"Siamo già arrivati?" Chiesi insonnolita.
"Sì...muoviti o il treno ripartirà"
Prendemmo le valigie e scendemmo dal treno
"E ora?"
"Ora cerchiamo qualcuno che ci conduca ad Artemides."
Poco lontano vidi un signore che continuava a farci segni. Tirai Gabriel per la manica della giacca e glielo indicai
Andammo da lui
"Finalmente...sono Giorgio e sono incaricato di portarvi ad Artemides."
Lo seguimmo fuori dall'aeroporto e ci condusse verso una macchina nera.
"Datemi pure i vostri bagagli"
Gabriel lo aiutò a metterli nel bagagliaio poi ci sedemmo nei sedili posteriori.
"Voi come vi chiamate?" Chiese educatamente. Era un uomo sulla quarantina. Alto, capelli castani e occhi chiari.
"Gabriel"
"Tess"
Ci sorrise.
"Vi piacerà la scuola"
Restammo in silenzio
Arrivammo davanti a una struttura antica. Una di quelle ville in stile vittoriano che si visitano nelle gite scolastiche. Non riuscivo a pensare che avrei vissuto lì. Guardai Gabriel, ma anche lui era sconcertato come me.
"Eccoci" disse Giorgio
Si fermò davanti alla scalinata dell'entrata. In quel momento uscì il preside che era venuto a farci visita a casa nostra.
"Benvenuti alla Artemides."
"Tess" disse stringendomi la mano
"Tu sei...?"
"Gabriel" rispose alla stretta.
"Bene seguitemi che vi faccio fare un giro. Giorgio, occupati delle valigie"
Lo seguimmo all'interno.
Ci mostrò la sala dei pasti, la sala comune, e le scalinate dei dormitori.
"Ognuno di voi dividerà la camera con altri due ragazzi. Allora..." diede un'occhiata al registro che aveva in mano.
"Tu Gabriel sarai con Matteo e Giacomo...mentre tu Tess sarai con Miriam e Alessandra"
Ci diede una chiave della stanza e ci lasciò lì.
"Be...credo che dovremmo andare nella nostra stanza"
"Già"
Ci baciammo e poi ognuno andò verso il proprio dormitorio.
Arrivai nella mia stanza e aprii. Dentro trovai due ragazze spaparanzate sui teppeti e circondate da libri e quaderni.
Alzarono lo sguardo nello stesso istante.
"Ehm...ciao...io sono Tess"
"Davvero?"
"Sì..."
Si alzarono e corsero ad abbracciarmi
"Ci avevano parlato di una nuova ragazza"
Non pensavo di ricevere un benvenuto così caloroso.
"Io sono Miriam" disse una ragazza minuta con i capelli biondi e mossi.
"Io invece sono Alessandra, Ale per gli amici" si presentò una ragazza molto carina di colore. Aveva la testa ricoperta da treccine che le cadevano sulle spalle.
Indossavano entrambe la divisa della scuola: gonna azzurra e camicia bianca immacolata. Poco distante vidi due cravatte azzurre gettate alla rinfusa sui letti.
"Raccontaci di te"
"Aspetta! Hanno detto che con te doveva arrivare anche un ragazzo. L'hai visto?"
"Eccome...è il mio ragazzo"
"Davvero?"
"Racconta"
Passammo ore a parlare. Miriam raccontò che era stata adottata e che sua mamma era svedese. Era lì perché suo papà aveva ricevuto delle minacce e non voleva che accadesse qualcosa alla figlia.
Ale invece aveva perso i genitori quand'era piccola in un attentato mentre erano in vacanza. La sua famiglia conosceva il preside quindi la accolsero a braccia aperte e da allora viveva qui.
Io non sapevo bene perché ero lì. Sono che mio padre diceva che era pericoloso restare a casa.
Mi guardarono pensierose. Accantonammo il discorso per passare ad un argomento più sicuro come la scuola. Mi dissero le regole principali e guardarono l'orario che mi aveva dato il preside quando io e Gabriel eravamo entrati.
"Sìììì!!! Siamo in classe insieme!!"
Disse Ale.
"Davvero?"
"Sì"
"Che bello!!"
"Uffa anch'io volevo essere in classe con voi"
Pensavo che qui fosse come al College in Inghilterra. Cioè che avevamo i corsi, invece è come una scuola normale solo che si dormiva e mangiava a scuola invece che a casa.
Il giorno dopo sarebbero cominciate le lezioni per me e Gabriel.
Mi cambiai e indossai la divisa. Miriam ed Ale mi insegnarono a fare il nodo alla cravatta.
Mi guardai allo specchio e non mi riconobbi. Ero...strana.
Allargai il nodo della cravatta quel tanto che bastava per farla passare dalla testa e la gettai sul letto come avevano fatto le altre due.
"Brava!! Così si fa" esclamò Miriam
Mi dissero che i cellulari si potevano usare, ma non durante le lezioni e non c'era internet. Se volevi delle informazioni dovevi andare in biblioteca.

Segreto dopo segretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora