Capitolo 6

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Sgomitai per farmi strada nella massa di studenti. Arrivai in prima fila. Vidi nel suo volto qualcosa che non avevo mai visto prima. Odio. E rabbia. I lineamenti erano trafigurati e non lo riconoscevo più. Quando incrociò il mio sguardo vidi che era quasi imbarazzato. Mi girai e tornai in classe.
Solo in seguito venni a sapere cos'era successo.
Il ragazzo aveva provocato Gabriel che gli aveva tirato un pugno. Da lì la rissa. Quando uscii dalla classe per tornare a casa mi diressi verso l'ufficio del preside e li vidi lì seduti. Il ragazzo aveva un livido sulla mascella e qualche graffio. Gabriel aveva un livido sulla tempia e un graffio lungo la guancia. Entrambi tenevano in mano del ghiaccio.
Mi diressi verso Gabriel.
"Ti devo parlare."
Ci allontanammo un poco dall'altro ragazzo che ci urlò
"Cos'e adesso ti fai consolare dalle ragazze? Eh?"
Strinse i pugni.
"Non rispondergli"
Annuì.
"Dimmi cosa è successo"
"No"
"Perché?"
"È un segreto"
"Mi stai prendendo in giro?"
"No" effettivamente era serio
"Ok allora lo chiedo a lui"
Mi diressi verso l'altro ragazzo
"No aspetta!"
Mi fermai
"Ok te lo dico"
"Sarà meglio"
"Lui...ha insultato pesantemente la mia famiglia...e io...non ci ho visto più"
"Mi dispiace"
Abbassò lo sguardo.
"Be devo andare"
"Ok ciao"
"Fammi sapere" feci un cenno verso la porta del preside
Annuì.
Mi spiaceva lasciarlo lì però non potevo neanche tornare a casa a piedi. Arrivata a casa mi fiondai in camera mia, che ormai era diventata il mio rifugio. Mi misi gli auricolari, impostando la riproduzione casuale e aspettai il messaggio di Gabriel. Dopo un'ora ci rinunciai. Buttai il telefono sul letto e andai a correre.
Era da una settimana e mezza che non andavo a correre quindi feci più fatica, ma riuscii lo stesso a finire i miei cinque km.
Quando rientrai mi feci una doccia. Poi mi spaparanzai sul letto. Solo a quel punto mi  ricordai di Gabriel. Presi il telefono e mi accorsi che mi aveva mandato una marea di messaggi e chiamato piu volte. Mi presi la testa tra le mani.
Sarà furioso
Digitai il suo numero e aspettai. Quando sentii la sua voce all'altro capo della linea mi si bloccò la voce. Era no furibondo. Peggio. Molto peggio.
"Alla buon'ora!"
"Scusa ero andata a correre"
"Sai stavo per venire a casa tua per vedere se eri svenuta o peggio!"
Rimasi interdetta.
Davvero l'avrebbe fatto? Sì perché è tuo AMICO. Solo tuo amico.
Ma poi mi sorse un dubbio
"E tu come fai a sapere dove abito?"
Non ricordavo di averglielo detto.
"L'ho visto nel registro cartaceo del prof. Ci sono gli indirizzi di tutti." Non ne ero del tutto convinta.
"Cos'altro sai di me?"
"Quello che mi hai detto tu"
"E cioè?"
"Senti ma cos'hai?"
"È inquietante che tu sappia così tante cose di me, mentre io non so niente di te"
"Per te tutto è inquietante"
Gli chiusi il telefono in faccia. Ero stufa.

Il giorno dopo in corriera non lo degnai di uno sguardo e neanche lui.
Quando scendemmo però lo tirai per un braccio.
"Non credi di aver esagerato?"
"Sei tu che mi hai chiuso il telefono in faccia se non erro"
Se non erro? Che raffinatezza... però ha ragione
"Ok forse non avrei dovuto farlo"
"Così va meglio"
"Però ho ragione su tutto il resto"
Sbuffò
"Solo perché so il tuo indirizzo non vuol dire niente"
Toccò a me sbuffare stavolta.
"Ok ok...credo di aver esagerato un pochino"
"Un pochino?" Mi chiese alzando il sopracciglio.
Come cavolo fa? Io non ci sono mai riuscita
"D'accordo...ho esagerato. Scusa"
Inaspettatamente mi abbracciò.
Ricambiai la stretta
"Ehm...amici come prima?" Chiesi
"Più di prima" rispose staccandosi da me e guardandomi negli occhi.

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