Capitolo 16

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Sorrisi e li abbracciai.
"Quando partiamo?"
"Dopodomani"
"E voi?"
"Noi resteremo qui a vedere cosa succede."
"La ritroverete?" La mia voce era quasi un sussurro
"Sì... a costo di inseguirla in capo al mondo" pensavo stesse scherzando,  ma quando mio padre negli occhi vi lessi una serietà e una certezza assolute. Mi sentii improvvisamente più tranquilla.

Chiamai subito Gabriel per dirglielo
"Hey Gebriel sono io, Tess"
"Ciao...che si dice?"
"Dopodomani partiamo"
Silenzio
"Gabriel...ci sei?"
"Sisi solo...stavo pensando...e dove andremo?"
"In una scuola strana...Artemides"
"Che nome buffo"
Gli riferii la conversazione con il preside.
Alla fine sembrava più sollevato.
"Ok..."
"Ok cosa?" Chiesi
"Ok...andiamo ad Artemedis e facciamogli vedere quanto siamo tosti"
Sorrisi. Questo era il mio Gabriel
"Ci sto. Allora vediamoci a scuola dopodomani alle 8.00 ok?"
"Perfetto. A domani"
"A domani"
Chiusi la telefonata. Avrei dovuto dirlo ai miei amici. Quando Marica scomparve nessuno ci fece caso più di tanto. Era già scappata altre volte e tornava a casa dopo circa tre, quattro giorni.
Oggi era il quarto giorno quindi tutti erano certi che entro domani sarebbe comparsa di nuovo sui banchi di scuola.
A scuola li informai subito.
La presero meglio dell'altra volta soprattutto perché era una soluzione provvisoria. Forse.

Alla fine delle lezioni abbracciai tutti ma solo quelli che sapevano che sarei partita ricambiarono l'abbraccio. Gli altri mi guardarono stupiti pensando che fossi improvvisamente uscita di senno. Incontrai Gabriel in corriera perché avevamo lo stesso numero di ore quel giorno. Continuammo a discutere su cosa potevamo fare lì.
"Che ne dici di un bel po' di shopping?" Proposi con un sorriso
"Mi spiace ma avevo altre idee che fare shopping a Genova...piuttosto visitiamo gli acquari? Dicono che siano fantastici"
"Solo se mi porti in un ristorante a mangiare calamari fritti"
"D'accordo"
"Ecco siamo a posto"

Andammo a casa mia per discutere con i miei sulle ultime cose da preparare.
"Allora questo è il regolamento. Avrete delle divise e non potrete uscire dalla tenuta se non con un permesso"
"Divise?"
"Sì"
"Quindi non portate via troppi vestiti" aggiunse mia mamma.
Discuetemmo sul fatto di non dare nell'occhio eccetera eccetera.
Quando fummo di nuovo soli mi lasciai andare
"Ma ti rendi conto? Avremo le divise, non si potrà andare in giro, saremo sotto controllo per tutto il tempo, divideremo la camera con altra gente e potremo dire addio alla privacy" dissi tutto d'un fiato.
Mi guardò e per tutta risposta mi baciò.
"Andrà tutto bene."
Fissai quegli occhi scurissimi e mi calmai. Non potevamo più tornare indietro.
"Aspetta qui"
Mi lasciò le mani e andò a parlare con i miei. Li sentii confabulare. Appoggiai i gomiti sul davanzale e osservai il cielo. Non c'era neanche una nuvola. Una mano sulla spalla mi risvegliò dalle mie fantasie.
"Prendi un asciugamano e un costume. Ti porto al mare"
"Sul serio?"
"Sì"
Lo abbracciai stretto.
Mi preparai in fretta e andammo in centro. Riuscimmo a salire sulla corriera che portava al mare e ci sedemmo sui sedili. Insistetti per stare dalla parte del corridoio.
"Ma perché?" Mi chiese incuriosito
"Sono abituata"
"Ah" sorrise.
Chiacchierammo per tutto il viaggio e faci amicizia con alcuni coetanei lì vicino. Ad un certo punto qualcuno urlò
"Che ne dite di una grande partita a scala quaranta?"
"Siii" urlammo tutti in coro.
Anche se era complicato ci disponemmo tutti verso il corridoio.
"Come si gioca?" Chiese Gabriel
"Sul serio non sai giocare?" Lo guardai stupita.
Scosse la testa.
Imparò in fretta e alla terza partita giocò al posto mio mentre messaggiavo con Sally.
"Ho vinto!!"
Mi girai verso di lui
"Davvero?" Chiesi sorpresa
"No"
Ridemmo entrambi e ci baciammo mentre le signore più anziane sospiravano in ricordo dei vecchi tempi.
La corriera si fermò improvvisamente.
"Che succede?" Chiesi a Gabriel
Mi rivolse un sorriso smagliante
"Siamo arrivati"

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