Capitolo 42

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Sentire la sua voce fu come un balsamo per l'anima.
"Ciao Tess. Sono Gabriel!!"
"Oddio Gabriel ciao!! Sei vivo? Stai bene?"
"Sì tutto a posto...ho bisogno che veniate a prendermi però. Non ho soldi con me. Sono in via...Dun Karm." La informai, leggendo il nome su un cartello all'inizio della via.
"Oddio sì Gabriel arriviamo subito...io...io sono Melissa. Melissa D'Amico. Tu?"
"Io sono Fabrizio Moretti"
"Mi piace il tuo nome"
"Anche il tuo mi..."
Tuu. Tuu. Tuu.
Era caduta la linea. Purtroppo non avevo altri soldi.
Speravo che arrivassero presto. Per ingannare il tempo feci un giro, tornando sempre al punto di partenza. Dopo un po' mi stufai così mi sedetti apoggiando la schiena contro il muro. In poco tempo mi addormentai.

Mi svegliai sussultando. Aprii gli occhi di scatto e vidi un taxi fermo davanti a me. Mi alzai in piedi e vidi Tess, anzi, Melissa venirmi incontro.
"Fabrizio!!" Si era già abituata al mio nuovo nome.
"Melissa!!" Le corsi incontro. Ci abbracciammo stretti. Quanto mi era mancata!
"Tutto bene?...ma cos'hai fatto?"
Mi toccò la nuca. Il taglio non si era rimarginato e quando tolse le dita le vide sporche di sangue.
"Ma cosa...?"
"Shhh...ti spiego tutto dopo" la zittii con un bacio.
Quando ci staccammo mi trascinò in macchina.
"Ora tu mi racconti tutto" disse categorica.
"Sì certo. Prima però arriviamo a casa"
"Ovvio" mi baciò di nuovo.

A casa sua, i genitori di Melissa mi accolsero come un figlio.
"Ciao...ehm..." esordì la madre di Melissa
"Fabrizio...Fabrizio Moretti" risposi
"Ecco...puoi stare da noi finché vuoi. Anche per sempre"
"Grazie mille signora"
"Ancora? Chiamami Francesca"
"Ok...Francesca"
Mi fecero un letto di fortuna utilizzando il divano. Poi la madre di Melissa mi disinfettò la ferita della nuca.
"Grazie davvero..."
"No. Siamo noi a ringraziarti. Senza di te non saremmo potuti fuggire"
Disse il padre di Melissa guardandomi negli occhi.
Francesca preparò del tè per tutti e ci sedemmo al tavolo della cucina.
"Bene ora spiegaci come ci sei riuscito"
"Ok"
Spiegai loro tutta la storia e quando terminai mi girai verso Melissa.
"Sei stato fenomenale. Davvero" mi disse osservandomi.
Non l'avevo mai vista così seria.
"Quindi adesso pensano che tu sia...bruciato con la tua moto?"
"Spero...ma l'importante è che il capo sia morto. Suicidato"
"Abbiamo fatto qualche ricerca e abbiamo scoperto che il capo si chiama Paolo Nardi.
Era ricercato dalla polizia per truffa e altri reati minori, ma credo che nessuno sospettasse che era un ricattatore."
Fissai un punto sulla piastrella bianca della cucina.
"Non è colpa tua." A voce di Melissa.
Mi girai verso di lei.
"Non è colpa tua" ripeté.
"Lui si è suicidato. L'ha fatto per sbaglio, ovvio, ma se non avesse colpito sé stesso, avrebbe potuto colpire te"
Annuii.
"Hai qualche idea su chi sia stato a fare la spia?" Chiese Francesca
"No nessuna. Io mi fidavo davvero di loro. Sono rimasto stupito quando mi ha detto che uno dei miei compagni mi aveva tradito"
"Magari ha bluffato" ipotizzò Melissa
"No non credo. Aveva un'aria trionfante, non era un bluff"
"Be ragazzi, l'importante è essere arrivati qui sani e salvi" rispose il padre di Melissa.
Annuimmo tutti.
"Non volete fare un giro? È ancora presto. Tornate per cena però, mi raccomando" disse Francesca sorridendoci.
"Ok, vieni con me, ti porto in un posto che ho scoperto da poco." Esclamò Melissa.
Le brillavano gli occhi.
"Va bene" dissi sorridendo come un ebete.
Mi prese per mano e mi trascinò fuori casa.

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