Capitolo 4

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Tornai a casa e mi chiusi letteralmente in camera. In quel momento mi arrivò un messaggio.

Sei a casa?

Scusa ma chi sei?

Gabriel
Allora sei a casa?

Sì perché?

Ho bisogno di parlarti
Possiamo incontrarci oggi pomeriggio?

No!
Ok

Alle 15.00 ti va bene?

Va bene, dove?

Incontriamoci davanti alla scuola

Ok a dopo

Ciao :)

Pure la faccina! Non avrei dovuto dire di sì. Tuttavia non vedevo l'ora di incontrarlo. Mi misi una maglietta con una scritta in inglese sul davanti e un paio di jeans corti. Mio papà mi accompagnò a scuola e ci accordammo sul luogo e sull'orario a cui mi sarebbe venuto a prendere. I miei sono molto apprensivi certe volte. Alle tre in punto ero davanti alla scuola. Aspettai altri dieci minuti prima di vederlo comparire. Non mi vide subito e attesi un attimo prima di farmi vedere. Osservai il suo profilo e gli occhi scurissimi che guizzavano da una parte all'altra per riuscire a trovarmi. Mi alzai in piedi e a quel punto mi vide. Notai un'espressione di sollievo nel suo viso misto a qualcos'altro che non riuscii a decifrare. Mi raggiunse.
"Per un attimo ho pensato che non saresti venuta"
"E invece eccomi qua...di cosa volevi parlarmi?"
Mi guardò e mi prese per mano.
"Andiamo in un posto più tranquillo"
Cominciai a preoccuparmi.
Mi portò in un parco giochi per bambini. Raggiungemmo una panchina appartata e ci sedemmo. Lo guardai interrogativa.
"Ecco...io so..."
"Tu sai cosa?"
"Io so cosa è successo in quell'aula" buttò fuori tutto d'un fiato.
Rimasi imbambolata per un attimo mentre sentivo le guance infiammarsi di colpo.
"Ascolta...io non volevo che"
Non lo lasciai finire. Feci l'unica cosa che sapevo fare bene davvero. Mi misi a correre. Corsi fuori dal parco mentre le lacrime mi rigavano le guance.
Perché anche lui? Era l'unico che non mi giudicava in base a quello che avevo fatto.
Stavo per attraversare un vicolo che due braccia forti mi cinsero da dietro. Mi dimenai per sfuggire alla presa dello sconosciuto. Ma le braccia non mi mollarono anzi mi strinsero ancora di più.
"Sshh...calma sono io...calmati Tess!"
Alla fine mi arresi e lasciai che mi abbracciasse. Mi abbandonai contro il suo petto e lasciai che le lacrime sgorgassero. Il suo profumo di caffè mi inondò le narici  e per un attimo ci fummo solo io e lui. Ma quell'attimo sparì come era comparso. Quando finii di sfogarmi mi staccai da lui seppur a malincuore.
"Scusami"
"Non devi vergognarti di provare delle emozioni. Mai"
"Ho pianto come una sciocca per una storia stupida di un anno fa"
"Non era una stupida storia...in fondo era il tuo primo ragazzo"
Annuii.
"Meglio che cerchiamo un bagno altrimenti i tuoi si chiederanno perché ti ho trasformato in un panda"
Risi
"Oddio è tanto orribile?"
"Solo un po'"
Presi una salvietta dalla borsa e con l'aiuto di uno specchietto mi tolsi le sbavature di mascara.
"Ehm...adesso saremo ancora amici?"
"Si perché non dovremmo?"
"Be penserai che sono una cretina patentata e ti ho pure rovinato una maglia." Dissi indicando la maglietta sporca di mascara e lacrime.
"Per la maglia non importa...e non ho mai pensato che fossi una cretina"
Vidi una serietà assoluta nel suo viso.
"Ok...grazie"
"Oh non ringraziarmi" vidi la sua espressione mutare di colpo e trasformarsi in una maschera di pura tristezza che mi fece accapponare la pelle. Distolsi lo sguardo.
"Be che facciamo?" Il suo viso era tornati normale, gioioso e spiensierato.
"Che ne pensi di una passeggiata in centro?"
"Ok!"
Parlammo tutto il tempo di argomenti futili, ma ad un certo punto mi fece una domanda che mi spaventò.
"Di che cosa hai paura?"
"Ehm...non credo di volertelo dire"
"Ok...quando me lo dirai?"
"Quando sarò sicura di potermi fidare di te"
"Va bene"
Scese il silenzio. Ognuno era perso nei propri pensieri.
"Oh cavolo devo scappare!!" Esclamai guardando l'orologio.
Ci salutammo. Corsi via per raggiungere il luogo dove mi sarei incontrata con mio papà per tornare a casa, ma continuai a sentire i suoi occhi puntati sulla schiena.

A casa cercai di prendermi avanti con i compiti che ci avevano dato, ma la sua domanda continuava a tornarmi in testa.
Di che cosa hai paura?
Era una cosa inquietante da chiedere, specialmente a una persona che conosci da un giorno. Anche se ero certa che sapesse già molte cose sul mio conto. Cominciai a giocherellare con il tappo della penna.
Di che cosa ho paura?

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