Capitolo 14

462 36 0
                                    

Rimasi a fissare l'uomo vestito di nero per un tempo che mi parve infinito anche se erano stati pochi secondi.
Ero scalza. L'uomo mi gettò un'ultima occhiata e se ne andò. Saltai giù dal davanzale e gli corsi dietro. Lo vidi salire a bordo di una monovolume nera. Mi fermai e lo guardai andare via.
Tornai a casa.
I miei mi stavano aspettando
"Dov'eri finita? Pensavamo che avessero rapito anche te" appena pronunciò queste parole, mio padre ammutolì. Lo sapevo fin dall'inizio ma pronunciate così a voce alta le rendeva terribilmente vere.
Li superai e mi chiusi in camera mia.
Seduto sul mio letto c'era Gabriel e aveva il mio telefono in mano.

"Sai che mi hai spaventato a morte?"
Mi morsi il labbro. Non volevo piangere davanti a lui.
"Non fare mai più una cosa del genere! Chiudi la telefonata piuttosto! Ma non lasciare aperti il telefono! Pensavo ti avessero rapita"
Non ce la feci più. Mi sedetti abbracciandomi le ginocchia con le braccia e piansi. Piansi per Marica, che non si sapeva dove l'avessero portata. Piansi per i miei genitori, che dovevano sopportare tutto questo. Piansi per Gabriel, che nonostante tutto continuava a starmi vicino.
Lo sentii avvicinarsi. Mi circondò con le braccia appoggiando il mento sulla mia spalla.
"Dai...si sistemerà tutto..."
"È colpa mia. Tutta colpa mia"
"Sai che non è vero"
"Si invece"
Quando ebbi finito di piangere continuai a tenere la testa fra le braccia. Non volevo mi vedesse in questo stato.
"Meriti di più" dissi.
"Oh no. Tu meriti di più." Di nuovo quella voce. Di nuovo quel velo di tristezza nostalgica.
Sollevai il viso asciugandomi gli occhi con la manica della felpa.
"Meglio?"
Annuii.
"Oddio ma i tuoi saranno preoccupatissimi!!" Esclamai. Appena pronunciai quelle parole me ne pentii subito. Aveva un'espressione di puro dolore dipinta sul volto.
"Ommioddio scusa scusa scusa!"
Riscoppiai a piangere.
"Ecco vedi?? Non ne combino mai una di giusta"
"Tranquilla"
Lo guardai. Stava sorridendo
"Mi perdoni?"
"Ma certo"
"Mi racconti un altro segreto?"
"Mmmm...non oggi, hai già avuto abbastanza emozioni"
"Sì hai ragione" sorrisi.
"Ho bisogno di stare un po' da sola...ti spiace?"
"No figurati, e poi dovevo andare"
Salutò i miei. Presi gli auricolari e lo accompagnai fuori dalla porta.
Mentre lui si incamminava io mi sedetti sull'erba ad ascoltare musica. Mi appisolai.

Quando mi risvegliai era sera e in cielo stavano spuntando le prime stelle.
"Non vieni a cenare?"
"Si arrivo"
La cena fu molto silenziosa. Ognuno era perso nei propri pensieri.
Quando finimmo io andai in camera a chattare nel gruppo creato. Lo avevamo tenuto lo stesso anche se non ero partita. I miei invece andarono a guardare la televisione.
Non c'era ancora nessuno online quindi ne approffittai per vedere se i miei stavano parlando.
Lo so che non è educato origliare, ma nessuno mi diceva niente quindi ero dovuta ricorrere ai miei metodi.
Rimasi in ascolto qualche minuto, ma nessuno fiatava. Stavo per tornare in camera che sentii qualcosa di interessante.
"Che facciamo se ritornano?" Chiese mia madre. Dal tono capii he era seriamente preoccupata.
"Dovremo combattere"
"E...Tess?"
"Anche lei dovrà combattere...non possiamo naaconderla per sempre"
"Mmm...e se...se la mandassimo in un'altra scuola?"
"Non risolviamo il problema"
"Hai ragione...però può essere una possibilità"
"Vedremo...vedremo"
Rimasi allibita. Non volevo cambiare scuola.
Ma come si permettono? Io non sono un oggetto che loro possono spedire in giro a piacimento.
Ancora stizzita tornai in camera e mi raggomitolai sotto le coperte in posizione fetale.

Nota dell'autrice
Si lo so che non è proprio emozionante questo capitolo, ma piano piano Tess scoprirà cosa le nasconde la sua famiglia.

P.S. Ricordatevi dell'uomo vestito di nero ;)
                     Lily

Segreto dopo segretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora