Capitolo 8

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Prima di separarci a scuola gli feci la domanda che mi tormentava da ieri
"Quindi...ora cosa siamo?"
"Te cosa vorresti che fossimo?"
"Non si risponde a una domanda con una domanda"
Rise
"Ok ok...quindi stiamo insieme?"
"Siiii" risposi un po' troppo euforica.
"Ehm...cioè sì" mi ricomposi.
Sorrise divertito e mi baciò.
Un bacio veloce ma pur sempre un bacio.
Quando raggiunsi le mie amiche vidi che mi stavano guardando a bocca aperta
"Io lo sapevo"
"Oddio..."
"Potevi anche dircelo eh"
Le fermai
"Calmatevi...ci siamo messi insieme ieri"
mi guardarono un po' incerte se crederci o meno.
Entrammo in classe.
In ricreazione Gabriel raggiunse il nostro gruppetto al femminile.
"Posso rubarvela un attimo?"
"Ma certo...ma andateci piano eh.."
"Tranquilla"
Mentre ci allontanavamo sentii una di loro esclamare
"Ora vado a cercare Matteo...mi è venuta un improvvisa voglia di baci"
Matteo, il ragazzo della mia amica Sally, era un tipo alto e muscoloso. Si erano incontrati il primo anno e non si erano più lasciati.
Venni trascinata da Gabriel in un angolino appartato.
"Scusa ma non ho resistito"
"Non scusarti...se non venivi tu venivo io da te"
Sorrise.
Ci baciammo finché non suonò la campanella. Dopodiché ci separammo.
"Ora credo di poter superare le prossime lezioni" dissi sorridendo come una scema.
Rise
"Anch'io puoi stanne certa"
Prima di andare in classe feci una capatina in bagno. Appena mi guardai allo specchio mi coprii la bocca con le mani. Sembrava che mi avessero spalmato un rossetto rosso fuoco sulle labbra. In fondo ci eravamo baciati per due minuti. Due miseri minuti.
O forse erano cinque? O dieci? Oh cavolo...
Mi sciacquai la bocca con l'acqua fredda e notai subito un moglioramento notevole. Quando tornai in classe vidi che anche Sally era nelle mie stesse condizioni. Appena mi vide mi rivolse uno sgurdo eloquente accompagnato da un sorriso malizioso.
Sorrisi anch'io.

Il pomeriggio stetti a casa a leggere libri su libri fino a tarda sera. Diedi la buonanotte ai miei e andai a dormire. Stavo per addormentarmi che sentii mio papà pronunciare il mio nome. Fu come un campanello d'allarme. Raggiunsi la porta della cucina silenziosamente e origliai.
"No!...dobbiamo partire subito..."
"Aspettiamo ancora un po'"
"No è pericoloso anche per lei. Se scoprono dove siamo è la fine. Lo capisci questo vero?"
"Si ma..."
"Niente ma. Dopodomani si parte"
"E dove andremo?"
"In Francia"
"Così lontano?"
"Sì...siamo riusciti a restare protetti per sedici anni, ma ora non lo siamo più"
"Ok"
Con le lacrime agli occhi tornai in camera e chiamai subito Gabriel
"Pronto?" Rispose con voce stanca
"Ciao sono io"
"Tess...cos'è successo?"
"I miei vogliono partire dopodomani"
"Cosa? Perché?"
"Dicono che qui non siamo più al sicuro...andiamo in Francia"
Rimase un attimo in silenzio
"Che facciamo ora?"
"Ti va di scappare con me?"

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