Capitolo 40

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È la fine.
"Come...?"
"Come so che volevi avvelenarmi? Oh Gabriel, sei ancora giovane e ingenuo. Io so sempre tutto." Mi guardò con compassione, alzandosi in piedi e avvicinandosi a me.
"Non avresti dovuto metterti contro di me..." continuò usando un tono molto pacato
"Tu hai ucciso i miei genitori e mia sorella!!" Sbottai
"Oh Gabriel...i tuoi genitori avevano oltrepassato il limite. Non potevo fare altro. Riguardo a tua sorella...be come sai è stato un incidente. Come vedi però ti ho accolto come un figlio. E tu cosa fai? Vuoi uccidermi" il suo sguardo divenne duro.
"Sì, mi hai accolto perché ti sentivi in colpa"
"No Gabriel...pensavo di fare grandi cose con te"
"Sì certo...come ricattare la gente"
Parve sinceramente stupito
"Chi te l'ha raccontato?"
"Fatti miei"
"Non è proprio così semplice..."
"Sì invece! Mandate noi a scoprire i segreti di persone importanti e poi voi superiori spillate soldi a loro ricattandoli. Non mi sembra complicato da capire!"
"Tu non sai niente di niente!!! Questo Gruppo del Silenzio è nato dopo la Prima Guerra Mondiale. I nostri avi volevano che il mondo fosse migliore.
Così cominciarono a scoprire segreti su segreti di persone che volevano prendere il potere rivelandoli al popolo, in modo che potesse fare le scelte giuste sapendo tutto" disse alzando la voce
"Ora però lo fate per soldi!"
"Noi proponiamo loro una scelta. Ognuno è responsabile delle proprie scelte." Il tono era paziente, come quando si parlava con un bambino che non capiva.
"È un ricatto, non una scelta" ribattei
"Pensala come vuoi Gabriel"
"Sei un pazzo! Uno psicopatico!"
"No! Sei tu che non capisci...ma ormai è troppo tardi. Tu hai tradito la mia fiducia e non mi potrò mai più fidare di te. Sei tale e quale ai tuoi genitori. Fate troppe domande. Volete sapere tutto"
"Non è un motivo per uccidere!" Urlai
"Ora basta con i giochetti Gabriel" disse tirando fuori la pistola. Tirai fuori la mia, ma non sembrò stupito.
"Mi dispiace dover essere arrivato a questo punto, ma non mi lasci altra scelta" disse facendo un passo verso di me.
Mi avvicinai a mia volta.
"Non puoi farlo"
"Oh eccome se posso"
Colsi l'attimo. Gli sferrai un calcio alla mano che teneva in pugno la pistola facendola cadere. Mi si avventò contro. Rotolammo sui tappeti costosi che attutivano i rumori della colluttazione. Vidi che aveva ripreso possesso della pistola. Non so come successe. Sentii un colpo.
Ecco...non vedrò più la mia Tess. È finita.
Tuttavia...non capivo. Non sentivo nulla. Sentii il capo urlare mentre si teneva l'addome. Doveva essere partito un colpo. Guardai la pistola che aveva in mano. Fumava.
Si è sparato da solo per sbaglio
Fuggii per la porta posteriore dello studio lasciandolo lì. Non so se sarebbe morto.
Corsi fuori dal covo e vidi gli altri miei compagni lottare contro delle guardie. Mi girai appena in tempo per vederne una saltarmi addosso.
Gli sferrai un pugno. Cercò di spostarsi, ma non ci riuscì. Cadde all'indietro e feci per scappare, ma mi afferrò una caviglia. Gli sferrai un colpo sulla mano con la canna della pistola. Urlò e mollò la presa. Scappai. Non sapevo chi aveva fatto la soffiata al capo.
Non può essere stato uno dei compagni. Io mi fidavo di loro.
Corsi veloce lungo le vie a malapena illuminate dalle luci dei lampioni. Sbucai sulla strada principale. Lì, salii sulla moto che avevo parcheggiato due giorni prima e presi la direzione per la casa dei miei zii.
Aprii la finestra che lasciavo sempre aperta. Nella mia stanza raccolsi il borsone che conteneva alcuni vestiti e misi i documenti falsi nella tasca interna del giubbotto in pelle che indossavo.
Uscii dalla casa. Mi dispiaceva abbandonare i miei zii, ma non potevo fare altrimenti. Salii in sella e corsi diretto all'aeroporto. Forse ce l'avrei fatta. Stavo pensando a Tess. Chissà cosa stava facendo. Se le mancavo. A me mancava moltissimo.
Fu allora che vidi l'albero davanti a me.

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