CAPITOLO 3

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- MEGAN -

Finalmente il secondo giorno di scuola si è concluso. Cerco con lo sguardo mio fratello quando lo vedo parlare con il preside.

Appena mi vede lo saluta cordialmente e si avvicina a me. - Meg, dovrai tornare a piedi oggi - annuncia sospirando. Che cosa!? - Oh no no no... Tu mi porti a casa! Ti rendi conto che sta diluviando!?- sbraito indicando la finestra.

- prenderai il pullman, sorellina - dice ovvio guardando il suo telefono. - l'autobus non arriverà davanti a casa e dovrò cavarmela a piedi per un bel tratto di strada- piagnucolo sbattendo un piede a terra.

- oggi ho una riunione qui a scuola e non faccio in tempo a tornare a casa. Meg, per favore. - dice sbuffando.

Sospiro - e va bene -

- grazie! Sei la migliore - mi congeda - che insopportabile ruffiano - ammetto sorridendo. Esco dall'Istituto e corro subito alla fermata.

Appena scendo cerco un riparo sotto ad un albero. Dai Megan, fai una corsa.

Pensandoci bene, oggi non ho visto Trevor, meglio. È così strano, ma mi incuriosisce, è misterioso e..e.. Ok basta.

Metto lo zaino sulla testa e comincio a correre mentre le pozzanghere mi bagnano tutti i pantaloni e sento l'acqua entrare fin dentro i calzini. Mi scivola lo zaino dalle mani e finisce a terra - Merda!- urlo raccogliendo tutto più in fretta possibile per non far bagnare i libri all'interno.

Il suono di un clacson mi fa sobbalzare e finisco con il sedere per terra. -Porca miaeriaa!-

-Trevor!?- urlo infastidita non credendo ai miei occhi. Mi alzo e comincio a camminare a passo svelto mentre lui mi affianca abbassando di qualche centimetro il finestrino. Mi passo le mani sul sedere bagnato e abbasso la felpa. - vattene- sibilo guardando davanti a me - e io che volevo darti un passaggio... - dice lasciando la frase in sospeso.

- io non mi fido degli sconosciuti quindi non salirò, perché tu sei tutto tranne che un conoscente.
Sei pregato di andare via perché sono già arrabbiata per questa maledetta pioggia- dico urlando e alzando gli occhi al cielo. Scoppia a ridere.

Vuole proprio farmi infuriare - che hai da ridere - dico secca. - acida la signorina... Ma anche buffa - dice prendendomi in giro.

Non rispondo ma mi limito ad aumentare il passo. - dai sali. - dice facendo un cenno con il capo. -Ho detto no- dico decisa. -Muovi quel culo che ti ritrovi e sali- urla anche lui.

Per tutta risposta continuo a camminare fingendomi sicura di me. Accosta la macchina al marciapiede. Ora che fa questo incosciente? Scende dalla macchina e con un gesto furtivo mi prende in braccio. Per la sorpresa caccio un urlo. - mettimi giù!- grido dandogli uno schiaffo forte dietro la testa. Non fa un movimento si limita a ridere. - ti arriva un calcio!- lo minaccio ma non serve a niente. -Smettila di agitarti tanto, sei bagnatissima e casa tua scommetto che è lontana-. Apre lo sportello e cerca di farmi sedere ma mi tengo allo sportello

- lasciami! Aiuto mi vuole uccidere!- comincio ad urlare ma mi tappa la bocca con una mano. -Sssh- sussurra a un palmo dalla mia faccia.

Sospiro rumorosamente chiudendo gli occhi per calmarmi, toglie la mano, lo sento armeggiare con qualcosa di metallico. Le sue mani mi circondano e mi mette la cintura, vedo le sue braccia muscolose tese e imperlate dalla pioggia.

Le goccioline scendono dai suoi capelli al mio naso e sorride mentre l'acqua continua a cadere sul mio collo.

Si ricompone subito, torna serio e chiude la portiera. Sale e prosegue dove gli indico.

Se l'amore non esiste, facciamolo. (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora