CAPITOLO 24

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-MEGAN-

Ieri è stato il mio compleanno, ho lasciato decine di messaggi e decine di chiamate a Trevor. Non si fa sentire da quella sera in cui dopo essere tornato dal ristorante mi ha chiamata e poi è successo quel che è successo. Penso che ancora si senta in colpa, ma mi fa male il fatto che per tre giorni oltre a non avermi nemmeno cercata, non mi ha fatto nemmeno gli auguri. Dio che illusa. Sono così arrabbiata. Fortunatamente c'era Lucy al mio fianco e insieme ai miei hanno urganizzato una cena con i miei zii, mio fratello e David.

È sabato mattina, la scuola è chiusa. Corro in salotto e cerco nella borsa le chiavi della macchina. Infilo velocemente giacca e cuffia di lana e mi precipito a casa sua senza farmi sentire dai miei.

Suono il campanello. Niente. Nessuno viene ad aprire. Sospiro frustrata. Che ingenua. Non smetterò mai di ripetermelo. E nonostante tutto sono venuta a bussare alla sua porta.

Proprio mentre sto per andare la porta si spalanca. -Megan- dice soltanto quando mi vede. Ha le occhiaie e il volto scavato. -posso entrare?-domando speranzosa. Annuisce freddamente.

Silenzio. -ieri era il mio compleanno- dico mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. -lo so- dice calmo.

Subito un tuono rimbomba tra le pareti, tra poco scoppierà un temporale. -forse non sarei dovuta venire- sentenzio andandomi verso la porta. Prima di aprire la maniglia mi volto verso di lui con gli occhi lucidi. -beh non dici niente? Ti sei dimenticato del mio compleanno, sai che cosa significa che ho aspettato tutto il giorno un tuo messaggio?- dico con voce spezzata. Mi guarda soltanto. Apro la porta.

-TREVOR-

La blocco per un polso prima che possa andarsene. Non mi sono dimenticato del suo compleanno mi sono semplicemente sentito una merda dopo quello che le ho fatto. Ho sentito il suo urlo di disperazione ma ho continuato. Ho passato questi due giorni uccidendomi d'alcool, sono rimasto seduto sul pavimento  della cucina a bere bottiglie su bottiglie per cercare di sembrare un po' meno schifoso, più che altro per dimenticarmi di essere cosa sono.

-cosa c'è ancora?- mi chiede. -ti prego non andartene-dico. -Sei uno stronzo!

Come puoi pretendere che io resti!- mi urla con le lacrime agli occhi.

-cazzo Megan non mi sono dimenticato! Ero disperato, non riuscivo nemmeno a guardarmi allo specchio- dico in preda alla disperazione. Sembra non ascoltarmi, si porta le mani nei capelli. -Abbiamo pure Oddio.... Come posso averlo fatto con una persona a cui non gliene frega un cazzo di me!- dice portandosi una mano alla bocca scoppiando a piangere. E poi lo dico, dico la cosa di cui me ne pentirò per sempre.

-Abbiamo scopato Megan, si abbiamo proprio scopato ma la gente lo fa tutti i giorni anche con persone che non conosce perciò smettila, hai accettato tu il patto- urlo a mia volta. -Si ma non si tratta più del patto, lo sai benissimo smettila di tirare sempre in ballo questa stronzata perché sai perfettamente i miei sentimenti!-urla piangendo. Questa situazione mi sta sgretolando completamente. Anche lei prova qualcosa per me.

Sono uno stronzo, uno stronzo innamorato di una ragazza di cui non dovevo. Eppure sono così perso in lei che mi fa male anche solo pensare che mi abbandoni. -Questa sera ti porto via, non mi sono dimenticato, lo vedrai stasera-dico cercando di essere calmo. -Io non ci vengo con te, hai capito? Non vado con un brutto stronzo che mi ha scopato e basta!- urla.

Quelle parole mi squarciano il petto e proprio in quel momento inizia a diluviare. -Basta Megan smettila, calmati,l'ho detto per ferirti, non sapevo cos'altro dire- le sussurro disperato mentre la stringo sul mio petto scossa dai singhiozzi. La abbraccio forte e le bacio la fronte. Cerca di liberarsi dalla mia presa ma dopo vari tentativi lascia perdere e mi da dei pugni sul petto.

Se l'amore non esiste, facciamolo. (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora