CAPITOLO 33

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-MEGAN-

Porto una mano alla bocca cercando di soffocare i singhiozzi. Mio fratello mi accarezza la coscia sussurrandomi di calmarmi mentre partiamo senza una meta precisa.

Non ci riesco. Proprio non ce la faccio. E io che pensavo si fidasse di me, mi ha parlato della sua famiglia, della malattia di sua madre e la persona che un tempo era suo padre. Io lo sapevo. Sapevo fin dall'inizio che dovevo stargli alla larga e invece sono sprofondata tra le sue braccia, ho lasciato che si infilasse senza troppa difficoltà tra le mie mutandine. È stata una relazione basata su una menzogna. Tutto era una stupida bugia, una messa in scena.

E non gli è bastato rubarmi verginità, ha anche continuato ma il brutto è che non se l'è presa da sola ma gliel'ho lasciato fare. Se ripenso alle sue parole di pochi minuti fa, potrei sentirmi male. Doveva solo portarmi a letto. Poi mi avrebbe detto dell'inganno, mi avrebbe fatta soffrire e così l'avrebbe fatta pagare a Michael per essersi fidanzato con la persona che amava mentre lui è stato per anni da sua madre. Mi fa schifo, è uno stronzo, un egoista. Sento il poco trucco che mi ero messa questa mattina, colarmi sulle guance, la gola secca e vedo tutto appannato. Non riesco a calmarmi. Respiro sempre più velocemente fin quando con un filo di voce dico - Michael voglio scendere, fermati!-

Accosta subito e io non perdo tempo ad  aprire la portiera e uscire.

Ricomincio a piangere. Il cuore mi martella nel petto e sento le gambe formicolare, non riesco a stare in piedi - Megan ti prego calmati- dice  sorreggendomi per un braccio e facendomi stendere sui sedili posteriori.   Cerco di fare respiri profondi, sento l'aria fredda entrare nei polmoni e vengo pervasa da brividi. - meglio?- dice accarezzandomi una guancia. Annuisco lievemente. -vuoi  tornare a casa?- domanda aiutandoli ad alzarmi. No a casa no. Non voglio andarci . I miei genitori cominceranno a farmi mille domande e mio padre si arrabbierebbe da morire. Scuoto decisa la testa supplicandolo con gli occhi. - ti porto da Lucy?- annuisco. Il tragitto è silenzioso. Viene interrotto ogni tanto da alcuni miei singhiozzi, non riesco a smettere di piangere. Fisso la strada dal finestrino scorrere veloce fin quando non arriviamo. - Megan - mi saluta lo zio Cam. Mi guarda preoccupato. - spostati spostati- lo spintona Lucy - meg!- urla abbracciandomi. Ed ecco che gli occhi pizzicano. Di nuovo. - vieni con me in camera- mi mette il braccio in torno al suo collo. - ti prego, fallo andare via- sussurro all'orecchio di Lucy parlando di Michael. Non mi va di averlo a fianco. Non ora.

So che mi vuole bene e ha cercato di tenermi lontana da lui, ma lui sapeva tutto e non mi ha mai detto niente. Pensavo di non c'entrare niente in questa loro faccenda misteriosa. Basta un suo sguardo per far abbassare quello di mio fratello. Senza dire niente se ne va, chiudendosi la porta alle spalle. Mi prende il viso tra le mani mentre ci sediamo sul letto - cosa ti ha fatto questa volta?- sospira.

- Lucy lui non mi ha mai amata. Avrebbe dovuto solo portarmi a letto per farmi soffrire e farla pagare a Michael per essersi fidanzato con la persona che lui amava. capisci?- grido dalla disperazione. Mi prende la testa avvicinandola al suo petto e mi strige forte in un abbraccio. - mi dispiace - sono le uniche parole che riesce a dire. Anche a me dispiace.

Dispiace di avergli creduto, di aver perso tempo con una persona che non se lo meritava, soprattutto mi dispiace perché quella che ci ha rimesso sono stata io. Mi dispiace perché io amo lui. Ma lui non ama me. Lo ha detto soltanto per fare scena. Le sue parole mi rimbombano nella testa" perché c'eri tu!". Questa è la spiegazione che mi ha dato.Cullata dalle braccia di Lucy, chiudo gli occhi, i miei respiri si regolarizzando e mi addormento cosi, rannicchiata su me stessa, ancora vestita, con il giacchetto sulle spalle.

***

Mi sveglio sentendo sonnecchiare Lucy. Non indosso piu i miei vestiti ma ho un comodo pigiama di mia cugina. Sono le 10, ormai non credo di andare a scuola. - sei già sveglia?- sento sussurrare da Lucy con la voce ancora impastata. - si- rispondo con un filo di voce. Improvvisamente il campanello d'ingresso comincia a suonare ripetutamente. - chi è a quest'ora? I miei sono al lavoro- sbuffa alzandosi svogliatamente. - ciao Zia Ally- saluta cordiale appena apre la porta. Inizio ad agitarmi, non voglio parlare con mia mamma per quando le possa volere bene.

Se l'amore non esiste, facciamolo. (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora