-MEGAN-
Non parlo con Trevor da quando due sere fa se n'è andato prima che ... Insomma.
Non ha fatto nulla per farsi sentire e quando ci incontravamo per i corridoi mi ignorava. Mi dà fastidio che mi abbia detto di smettere di fare la bambina, lui non è nessuno per dirmi cosa devo o non devo fare. Stasera andrò a cena in una pizzeria con mio fratello, Lucy e David, il figlio di mia zia Emily. È un ragazzo molto bello, non tanto alto ma con un bel corpo muscoloso. Identico a suo padre. I capelli sono rossicci e gli occhi sono verdi un po scuri.
Sono le cinque del pomeriggio e io sono stesa nel letto a guardare il soffitto. Mi squilla il telefono e mi precipito a prenderlo. -pronto?-
-Si Meg, stasera passo a prenderti alle sette- quando sento la voce di mio fratello mi ributto sul letto un po' scoraggiata. -Perfetto-dico sospirando. -A dopo - mi saluta, -ciao Mich-. Lancio il telefono sul letto accanto a me. È strana la sensazione che provo. È come se avessi un macigno nel petto.
Voglio sentire di nuovo le labbra di Trevor sulle mie e le sue mani sul mio corpo. So che noi non siamo nulla fondamentale e so anche che è sbagliato pensare così tanto a lui, ma mi ha ferito. Come ha potuto andarsene mentre io stavo praticamente mugolando il suo nome? Mi fa schifo essere così dipende da lui. Sono sempre stata abituata ad essere indipendente ma basta che lui mi tocchi e divento la sua schiava. Sono talmente immersa nei miei pensieri che non mi accorgo di quando entra mia mamma.
-Megan, che cos'hai?- dice sedendosi accanto a me. -niente Mamma stavo pensando- la rassicuro sorridendo. -allora stasera vai con tuo fratello a cena?-mi chiede toccandomi i capelli. Annuisco. -che ti metterai?-domanda contenta. -non lo so mamma è una semplice cena-le rispondo ridendo. -Guarda che cosa carina che ho!-dice correndo in camera sua e tornando con un maglione lungo grigio. -ma è fantastico, perché non mi fai mai vedere queste cose?-le chiedo felice. Lei mi fa l'occhiolino e se ne va. Mi vesto in fretta e appena ho finito Michael passa a prendermi.
***
-non capisco, siamo arrivati alle sette e trenta e ancora non sono arrivate le pizze-si lamenta Lucy. Io scoppio a ridere, ha una faccia imbronciatissima. -e smettila di lamentarti che stanno arrivando-le fa notare David. Io sono accanto a Michael mentre Lucy è vicino a David davanti a noi.La cameriera porge a tutti una pizza fumante davanti al naso. Mordo la mia pizza. In una frazione di secondo sento mio fratello dire-Guarda un po' c'è quello stronzo di Whitley-. Alzo lo sguardo e lo vedo entrare affiancato da alcuni suoi compagni di classe, ha i capelli un po' schiacciati a causa del cappuccio che si è appena tolto, si sfrega le mani,probabilmente fredde e si guarda in giro.Prima che possa abbassare il mio sguardo lui mi guarda.
Ci guardiamo ma poi distolgo il volto imbarazzata .
Sento i suoi occhi puntati sul mio viso, sento bruciare ogni parte di corpo. Mi alzo, e dico -vado in bagno, scusatemi-.
-TREVOR-
Proprio stasera Megan deve essere nella stessa pizzeria in cui ci sono io e proprio stasera deve esserci suo fratello. Appena mi vede diventa tuta rossa e si alza per andare in bagno. Devo parlarle , ora, sono passati due giorni e oltre aver perso tempo mi sono sentito vuoto senza i suoi baci.
Dico ai miei compagni che mi assento un secondo e la seguo. Spalanco la porta delcbagno delle donne e la trovo a sciacquarsi le mani. Ha dei leggins neri attillati e un maglione grigio. Si accorge dicme ma fa finta di niente. -Ascolta, mi dispiace per l'altra volta ma sono dovuto andare a casa di mia madre-le dico secco . -ti ricordo che sei entrato nel bagno delle donne. Sai leggere? -risponde senza guardarmi negli occhi. -Meg guardami-le dico posizionando due dita sotto il mento. Si allontana un po'. -cazzo Megan, guardami! -dico alzando la voce. - davvero io non conto niente per te? Te ne dei andato mentre io ero mezza nuda...- non la lascio finire perché la bacio prima. Metto le mani a coppa sul suo viso e ci baciamo voracemente. Dopo due giorni mi sento leggero e apro una cabina.
Entriamo dentro, inizio a succhiarle il collo vicino alla clavicola e le lascio un segno violaceo. - no, trevor fermati. Lasciami. Devo andare di là, esci dopo di me- dice piano. -Aspetta un po', - continuo a baciarle il collo. Cerca di riprendersi e si allontana.
-No- dice ferma sistemandosi il maglione.
-MEGAN-
Torno al tavolo velocemente. Lucy mi guarda e strabuzza gli occhi si tocca il collo e mi ricordo. Cerco di coprirmi il succhiotto che mi ha lasciato Trevor con i capelli. -Ti spiego dopo- le mimo con le labbra.
Ritrovo il buonumore e mentre ceniamo ogni tanto butto uno sguardo a Trevor e lo sorprendo sempre a fissarmi. Sento la sua risata tenue e un po' falsa arrivarmi alle orecchie. Sta bevendo un bicchiere di birra e si lecca le labbra. -venite con noi in un pub?- domanda David a me e a Lucy. -Siamo molto stanche, credo che torneremo voi andate pure- dice Lu al posto mio guardandomi negli occhi.
Le sono infinitamente grata. I ragazzi pagano anche le nostre pizze e prima di andarsene ci salutano. -stai attenta a quel gruppetto-mi sussurra Michael indicando Trevor e gli altri. Annuisco e mi bacia la fronte.
Quando siamo solo trovo Lu curiosa che aspetta spiegazioni. -Sono in un casino terribile-le dico coprendomi gli occhi con le mani. -sai che puoi dirmi tutto-mi incoraggia. -Lu non deve venirlo a sapere mio fratello, né tanto meno nessun altro...-prendo un bel respiro
- io e Trevor abbiamo stretto un accordo in cui noi facciamo delle cose senza sentimenti e..e-non mi lascia finire che dice.
-quindi te la fai con Trevor? Ora capisco, la notte del ballo in maschera, il succhiotto di prima è stato sempre lui!- mi sorprende la capacità con cui è riuscita a capire tutto. Annuisco imbarazzata. -non so se essere felice per te o preoccupata, Meg lui è pericoloso lo dicono tutti-mi dice seria. -non so quello che stiamo facendo ma per il momento io sto bene così-dico.
Trevor mi manda un messaggio. -se ne stanno andando, di a tua cugina che ti riporto a casa io- Faccio scorrere il telefono sul tavolo per non farlo notare a Trevor. Lei mi guarda comprensiva,ci avviamo fuori. -ci vediamo domani-dico abbracciandola, annuisce e torna a casa sua che è vicina a qui.
Esco fuori dal ristorante sospirando rumorosamente per far uscire la nuvoletta di vapore dalle labbra.
Sento cingermi le spalle. -pronta?-mi domanda all'orecchio. Scuoto la testa per acconsentire. Ci avviamo verso la sua vecchia macchina decappottabile e mi siedo sui sedili il pelle. In macchina nessuno dei due parla,ascoltiamo la musica. Appoggio la testa al finestrino.-Devo farti una domanda-gli dico ad un tratto. -Spara-risponde pronto.
-Chi sei veramente?-la mia domanda lo sorprende a tal punto che si irrigidisce tenendo lo sguardo fisso sulla strada. -perché me lo chiedi?-mi dice dopo un po' di silenzio.
-tutti parlano di te come se fossi la persona più brutta al mondo ma alla fine non sanno nulla di te- gli spiego. è di nuovo spiazzato. Prende un bel respiro, si accende una sigaretta.
-Mio padre vive in Inghilterra,mia madre qui. Sono divorziati da quando ero piccolo. Tre anni fa non volevo più studiare, non volevo più fare nulla, la mia vita mi faceva schifo e io facevo di tutto per rovinarla, così sono andato a vivere da mio padre. Sono tornato quest estate con l'intenzione di finire gli studi. Vivo da solo ma sto spesso da mia madre.-questa è una grossa parte della sua vita che nessuno conosce. è un grande passo per lui aprirsi così con qualcuno e sono felice che l'abbia fatto con me, piano piano riuscirò a sapere qualcosa su di lui. -e perché proprio io, perché hai scelto proprio me per raccontarmi tutto questo?- gli domando. Ferma la macchina davanti a casa mia e ci guardiamo. Mette le mani sul mio viso
-perché tu sei l'unica di cui io possa fidarmi, sei semplicemente l'unica Meg-
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With love😘
Nothing more💞
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Se l'amore non esiste, facciamolo. (COMPLETA)
RomanceAsher ed Alice ormai sono adulti e hanno due figli. Ora è il momento di raccontare la storia di Michael e Megan i due fratelli inseparabili. Michael con i lineamenti duri come il padre ma i capelli e gli occhi marroni come la madre. Ribelle, sfacci...