CAPITOLO 18

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- MEGAN -

Sono sprofondata nel letto subito dopo pranzo. La voglia di finire i compiti e di studiare per domani è pari a zero. Come sempre d'altronde. Con la solita scusa
" mi riposo cinque minuti e dopo finisco", mi sono addormentata per ben due ore. Lucy è uscita con i suoi genitori, mio fratello mi ha detto di avere un colloquio ed è uscito subito dopo pranzo e Trevor non si fa sentire da qualche giorno.

Quando mi sveglio ormai è sera inoltrata, scendo di sotto e trovo un post-it di mamma "io e papà non ci siamo a cena, un bacio", bevo un bicchiere d'acqua e torno di sopra.

Sbuffo sonoramente pettinando i capelli con le mani e infilando i miei occhiali per ripassare sul computer portatile. Il telefono vibra incessantemente sul comodino. " David "

-David!!! È da un po che non ci sentiamo - urlo per la sorpresa. - Megan corri. Siamo al pub qui vicino a mia, verso il centro.È successo un casino, devi venire subito - urla per sovrastare le urla delle persone e la musica poco prima di riattaccare. Agitata mi vesto con le prime cose che mi capitano tra le mani ed esco di casa. Corro fino al Pub e mi precipito all'interno spostando il mio sguardo verso una folla di ragazzi in cerchio. - David!- urlo vedendolo mentre tenta di fermare qualcuno.

Mi scorgo tra le persone e vedo Trevor e mio fratello picchiarsi. Hanno entrambe le labbra spaccate, a mio fratello esce il sangue dal naso mentre Trevor ha le nocche rosse e squarciate. Porto le mani davanti alla bocca - Fermatevi fermatevi! Ho detto basta basta! - comincio ad urlare prendendo Trevor per la maglia mentre David tiene ben saldo Michael che si dimena. Trevor sferra un forte pugno sullo stomaco di mio fratello che comincia a tossire piegandosi in due dal dolore.

Urlo anche io per l'orribile scena e quando lo vedo nuovamente scagliarsi contro di lui mi metto in mezzo e Trevor che si ferma di colpo. - sei impazzita? Avrei potuto colpirti!- urla reggendosi a mala pena in piedi. Gli do una spina sul torace e lo allontano da me. È ubriaco, come lo è Michael. - lo stai uccidendo! Te ne rendi conto?- grido indicando mio fratello che respira a stento. Distoglie lo sguardo dai miei occhi.

- David, per favore, porta a casa tua Michael, io mi occupo di lui. - ordino mentre si allontanano ed escono definitivamente dal pub. - Andiamo- dico prendendolo per un braccio. - no, io non vengo - sibila a denti stretti. Sbuffo - Trevor sono arrabbiata. Se non vieni adesso con me stai pur certo che non mi vedrai piu!- lo minaccio gridando e fregandomene di tutte le persone che sono immobili a fissarci. Lo prendo per mano e a fatica lo trascino fuori. Casa sua è vicina ma a piedi ci vogliono all'incirca quindici minuti.

Per tutto il tragitto non ha fatto altro che vomitare.

Saliamo una rampa di scale e si ferma davanti ad una porta. -ti è passata la sbronza?-Annuisce pulendosi il labbro con una mano. Prendo la chiavi dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni ed entriamo. - io e te dobbiamo chiarire un po di cose - comincio - Non voglio ascoltarti e non voglio chiarire un bel niente- dice. -vattene- continua per poi entrare in bagno per farsi una doccia. Non posso pensare che si siano picchiati in quel modo. Ma come gli è saltato in mente!? Faccio avanti e indietro nel corridoio aspettando che Trevor esca da quel maledetto bagno un po piu sobrio e di riuscire a parlare civilmente.

Poco dopo me lo ritrovo davanti senza maglietta e dei boxer bordeaux. Sospiro. - mi devi delle spiegazioni - dico andandomi a sedere sul divano. Mi segue. - non ti devo proprio niente - sbotta. A quanto pare la sbronza non solo gli è passata ma è anche di cattivo umore. - Trevor, per amor del cielo. Dimmi perché vi stavate picchiando in quel modo violento. - scandisco bene le parole. - Megan non voglio rotture di palle. Questi non sono argomenti da trattare con una ragazzina. Sono affari miei e di tuo fratello. Stanne fuori. - mi punta un dito contro sussurrandolo sulle mie labbra. - A quest'ora sarei dovuta stare accanto a mio fratello a disifettargli le ferite e invece sono qui accanto a TE, aspettando che mi spieghi cosa succede perché ho deciso di aiutare te, e non lui-cerco di convincerlo abbassando il tono di voce. Si alza in piedi e io faccio lo stesso-non ho bisogno del tuo aiuto. Vattene pure da tuo fratello. - la sua voce dura e fredda entra nelle mie orecchie e penetra nelle mie ossa facendomi tremare. Le sue parole mi feriscono. Porto le mani davanti al viso per non mostrarmi debole davanti ai suoi occhi. Ma come nasconderlo: lo sono sempre stata. Soffoco un singhiozzo. Ne ho abbastanza di tutta questa farsa, io mi sto innamorando da sciocca quale sono e mi fa male sapere che per lui non è così. -Non capisci niente! Sei uno stronzo, non ti importa niente che sono qui per te, non ti importa che ti ho portato a casa, sei un'ipocrita del cazzo, io cerco di aiutarti, io sono qui per te -gli urlo piangendo. Mi guarda. Si mette davanti a me e mi prende il mento tra le dita. - Ehi... - sussurra. Il tono è cambiato. Sembra preoccupato, forse dispiaciuto. Mi asciugo subito le lacrime facendo un bel respiro. - Lasciami- sussurro spostandomi dalla sua presa. - sei un incosciente, cazzo Megan!- urla.Prendo il mio giacchetto e a passo svelto mi avvio verso la porta d'ingresso. Mi afferra per un polso, avvicina il suo corpo al mio spingendolo contro la porta alle mie spalle, mette una mano intorno alle mie guance e mi bacia. Con il ginocchio mi apre le gambe e si posizione tra di esse continuando il lungo e passionale bacio. Le lingue danzano mentre i nostri corpi cominciano a scaldarsi e sento subito la sua eccitazione.

Mugolo cercando di staccarmi ma è del tutto impossibile. Forse perche mi tiene saldamente o forse perché le nostre labbra sono incastrate tra di loro talmente bene che è difficile staccarle l'una dall'altra. Mi leva il giacchetto dalle mani facendolo cadere a terra. Mi leva anche la felpa facendomi rimanere con la maglietta a maniche corte. Me la tira su dandomj dei pizzicotti sui fianchi. Mi bacia il collo e lo succhia lasciando un ennesimo segno violaceo, poi la mascella e sul lobo dell'orecchio. Siamo un disastro. Un miscuglio di emozioni incontrollabili. Un minuto prima ci urliamo contro e quello dopo ci baciamo. I suoi occhi fissano le mie labbra poi incontrano i miei. In queste situazioni il marrone è il protagonista, lo sguardo è più cupo e le pupille sono dilatate. -Non possiamo continuare così, finiremo per ferirci entrambi, siamo un disastro- gli dico poggiando la mia fronte sulla sua e abbracciandolo.-non me ne frega un cazzo, so solo che ho bisogno di te, voglio ferirmi Megan, voglio ferirmi fino a sanguinare se posso avere te- mi dice intensamente. Il mio cuore perde un battito. Ci spostiamo sul letto mente mi sussurra cose dolci all'orecchio, mi appoggio su di lui e lentamente gli abbasso i boxer.

-TREVOR-

Con uno sguardo innocente mi abbassa i boxer delicatamente. In questo momento so solo che voglio lei, ma non per vizio ma perché ho bisogno. Sento di averne il bisogno con ogni fibra del mio corpo. Mentre mi tocca delicatamente mi scappa un gemito dalle labbra e stringo la presa sui suoi fianchi. Le nostre intimità sono separate soltanto dalle sue mutandine.

Continua a muoversi sempre più velocemente mentre la bacio e soffoco gemiti. Quando dopo poco vengo mugolando il suo nome capovolgo la situazione. Gli abbasso velocemente le mutandine e faccio il mio solito gioco con le dita, poi reggendomi sulle braccia inizio a leccare e a succhiare delicatamente sulla sua parte più intima, so che le piace da impazzire, lo capisco da come inarca la schiena. Unisco alla lingua anche le dita e lei sprofonda nell'orgasmo.

Continuiamo a stuzzicarci, -Trevor- mi chiama con il fiato mozzato. -mh- dico con il suono attutito dalla sua pelle, -di più, andiamo avanti-mi sussurra piano. L'idea mi fa fremere. -no- cerco di controllarmi. -non possiamo Meg, non oggi- le dico sull'orecchio. -vorrei farti tante cose, dal primo giorno che ti ho visto ma non possiamo, non vuoi farlo veramente-dico baciandole il collo. Annuisce in silenzio mentre geme. -sei così bella -le sussurro senza pensarci. Le suona imperterrito il telefono e mi auto costringo a fermarmi per non fare cazzate. Risponde al telefono. -si,arrivo, il tempo di tornare, no mamma....... non mi ero accorta che fosse così tardi, arrivo- dice e attacca. -devi andartene?-le domando. -si-mi risponde piano. -posso venire con te?nel senso entrerò dalla finestra ma ti prego posso dormire con te stanotte?- le domando. Annuisce e si riveste.

Cosa mi è preso? Perché cazzo ho preferito lasciar perdere piuttosto che farla mia una volta per tutte? Porca puttama, è stata proprio lei a darmi il consenso. Tutto sarebbe andato secondo i miei piani. Non posso lasciare perdere. Non ora che ho capito cosa sono in realtà per lei. Maledetto Every. Giuro che ti farò soffrire. Non la passerai liscia.

Capirai una volta per tutte con chi ti sei messo contro.

***

-quindi da bambina pensavi che queste stelline ti proteggessero?- le domando scoppiando a ridere, guardando il soffitto dove sono attaccate tante stelline che al buio si illuminano

-ehi, non prendermi in giro- mi da una lieve botta sul petto per poi accoccolarsi su di me. Siamo sul suo letto, rischiamo di essere scoperti da un momento all'altro ma non mi importa, inspiro il profumo dei suoi capelli, chiudo gli occhi e mi godo la sensazione più bella al mondo.

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Eccoci con il capitolo 18!
Perché Trevor non ha voluto ascoltare i desideri di Megan, nonostante facesse parte del suo malefico piano?

Se l'amore non esiste, facciamolo. (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora