CAPITOLO 31

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-MEGAN-

sento Il vento sbattere sulle finestre chiuse e lentamente apro gli occhi. Trevor è completamente sotto le coperte al mio fianco. Mi scopro per scendere dal letto ma il braccio di Trevor mi circonda la vita, mi attira a se e mi stringe. - dove vai?- domanda ancora ad occhi chiusi. Sorrido - mi da fastidio il rumore del vento - mi lamento spostando una ciocca di capelli davanti al suo viso perfetto. Si sporge per baciarmi. - ieri sera.... è stato così bello-dice sfiorandomi la coscia con le dita. Si è stato meraviglioso. Era da un po che non passavano delle serate cosi e lo sento sul mio corpo ancora un po indolensito. - Hai dolori?- domanda leggendomi nel pensiero - un po si, ma passeranno- sbadiglio.

- scendiamo? Di sicuro saranno già tutti in piedi, si chiederanno che fine abbiamo fatto- rido. - cazzo... Mi ero dimenticato che eravamo da mio padre-biasica infilandosi una maglietta che trova dentro ad un cassetto. Me ne lancia una anche a me e mi da dei pantaloncini che rigiro più volte in vita. Scendiamo mano nella mano per le lunghe scale in legno.

La tavola in cucina è già apparecchiata per la colazione, Isabelle è hai fornelli sta cucinando qualcosa mentre Spencer legge il giornale sulla sedia di fronte a lei - buongiorno! - saluto cordiale un po imbarazzata. - oh ciao cari, dormito bene?- ci domanda Spencer Trevor sogghigna schiarendosi la voce - mai dormito meglio- e mi da un pizzicotto sul fianco e mi fa l'occhiolino -già... Già... Dormito molto bene, grazie per l'ospitalità- cerco di rimediare alle parole di Trevor con un sorriso. - scherzi ? Ormai fai parte della famiglia!- dice la donna ma vedo subito che si pente delle parole, il sorriso si spegne e torna ai fornelli. Trevor stringe la presa sul fianco. - accomodatevi- indica le sedie al suo fianco cambiando discorso. - no, noi faremo colazione per strada. Abbiamo delle faccende da sbrigare- risponde al posto mio Trevor.

-io voglio restare!- dico ad alta voce. Tre paia di occhi si puntano sui miei. -no, ce ne andiamo, ora- dice.Lo guardo interrogativa. -per favore andiamocene- mi supplica con gli occhi a bassa vice. Saluto imbarazzata, prendo velocemente i miei vestiti ed esco in modo svelto dalla casa. Entro subito in macchina. -brutto maleducato! - urlo. - ecco che ci risiamo- sbuffa. - io avevo fame! E poi che cosa è successo? Qual'e il problema?- dico seria. -il problema è che pensano di essere una famiglia mentre non è assolutamente così!- dice stringendo il volante.

Decido di lasciar perdere. Dopo minuti di silenzio assordante gli poso una mano sul braccio e mi sporgo per lasciargli un piccolo bacio sul collo.Sul suo volto compare un sorriso e nei suoi occhi verdi compagliono delle sfumature marroni. Forse si aspettava un mio insulto per la sua maleducazione, si aspettava una ramanzina sul fatto che saremmo dovuti rimanere un altro po e fare colazione con loro. Il fatto è che ha già fatto tanto venendo ieri sera e rimanendoci a dormire. Non voglio forzarlo piu di cosi.

- ti porto in un bar qui vicino che fa il cornetto al cioccolato piu buono che ci sia.- dice. I miei occhi si illuminano - guarda che voglio anche il caffè, eh!- aggiungo. - non preoccuparti, fanno anche quello- scoppia a ridere. E dopo cinque minuti, sono seduta ad un tavolo a gustarmi il mio amatissimo cornetto farcito.

- che ne dici?- dice sorseggiando il suo caffè nero. - buonissimo- dico a bocca piena. Il suo sorriso mi riempie il cuore nuovamente. - dove andiamo ora?- domando mentre usciamo dal bar. -In un posto- - dai non fare il misterioso- mi lamento. - ti porto in un luogo, dove molte volte ci andavo da piccolo. I miei genitori litigavano spesso, urlavano e a me non è mai piaciuto.

Quasi sempre scappavo e mi rifugiavo li, una volta mi ricordo che ci sono rimasto per alcune ore e quando sono tornato a casa loro erano sconvolti. - sorride un po. E dopo questo posso vedere questo bambino fragile tapparsi le orecchie e fuggire di casa.

E i genitori sono cosi impegnati nell'offendersi che non si accorgono di nulla. Mi stringo nelle sue braccia prima di salire in auto.

-TREVOR-

Se l'amore non esiste, facciamolo. (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora