CAPITOLO 27

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-MEGAN-

-ciao Trevor, ciao ... Megan giusto?-dice l'uomo. Annuisco sorridente. Gli porgo la mano -io sono Spencer-mi dice.

-cosa c'è? Perché sei qui?-dice freddamente Trevor. -sono qui perché sono venuto a prendere dello yogurt per me e...-non finisce perché Trevor lo interrompe. -per te e la tua futura moglie-. L'uomo annuisce mortificato. Dopo un po' di silenzio l'uomo ci chiede. -venerdì sera vi andrebbe di venire a cena a casa mia? Ci farebbe molto piacere, soprattutto perché mi piacerebbe molto conoscerti cara e rimediare a ciò che è successo- abbassa subito lo sguardo. Guardo di sottecchi Trevor che non sa cosa dire. Percepisco la sua voglia di prenderlo a schiaffi e fuggire via. Ma io voglio conoscere quest'uomo.

Voglio capire chi è realmente e se è la persona spregevole che ha lasciato al proprio destino sua moglie e suo figlio. -ma certo, a che ora?- chiedo allegra. -alle sette da noi, questa è la via- dice porgendoci un foglietto bianco. Trevor sembra fregarsene e dopo alcuni secondi di imbarazzo mi faccio avanti sorridendogli e lo prendo

-allora a venerdì - ci saluta andandosene verso una donna vestita molto elegante. Punto lo sguardo su quello di Trevor che è leggermente arrabbiato. Lo guardo negli occhi e stringe la presa sul tavolino. -Cosa cazzo ti è saltato in mente, eh? Ti dico che non voglio averci nulla a che fare e tu che cazzo fai? Accetti di andare a cena nella sua nuovissima fottuta casa e dalla sua futura mogliettina perfetta? Non mi hai chiesto nemmeno cosa ne pensavo!- dice a voce alta.

Sta dando spettacolo e non va bene, non mi piace. -non puoi dirmi quello che posso o non posso fare, hai capito? Io ci andrò e se non ti va bene ci andrò da sola! E ora per favore smettila di urlare e accompagnami a casa-dico arrabbiata. Mi alzo velocemente e mi dirigo verso la sua macchina. Salgo e sbatto la portiera, fa lo stesso anche lui . Sta zitto, guarda dritto di fronte a lui. Appena a casa mia, prima di scendere lo guardo -ciao- lo saluto esasperata. Non risponde.Scendo con le lacrime agli occhi, io ci andrò non me ne importa nulla.

***

Sono passati due giorni e Trevor non si fa sentire. Odio questa cosa di lui. Non mi piace il fatto che sparisce dopo aver discusso con qualcuno, soprattutto con me. So che è arrabbiato ma deve capire che dobbiamo parlare civilmente. In questi giorni ho pensato a cosa è successo.

E forse sono stata proprio io a sbagliare. Forse dovevo parlarne prima con lui e ora staremo abbracciati qui sul mio letto. Dovrei chiamarlo. Anzi dovrei andare da lui. Infilo le scarpe e dopo un rapido saluto ai miei genitori esco al freddo di dicembre. Entro in macchina di mamma e parto.

Appena arrivo faccio un lungo respiro e scendo. Busso ripetutamente alla porta.

- arrivo, un attimo di pazienza...- dice aprendo e appena mi vede si incupisce. Si passa una mano nei capelli e senza salutarmi si va a sedere sul divano. Mi chiudo la porta alle spalle. - mi dispiace- riesco a dire. - ho capito di aver sbagliato. Non avrei dovuto prendere la decisione di andare a cena da tuo padre senza il tuo consenso ma voglio andarci e non puoi impedirmelo soltanto per un capriccio ...- dico mettendomi davanti a lui, forse dandogli almeno una parte di ragione capirà. Sospira.

- verrò anche io - dice sicuro di se. Credo di non aver sentito bene. - cosa?-
- ci andiamo- ripete seccato. - Trevor non voglio obbligarti- ma non mi fa neanche finire la frase che mi prende per le mani facendomi abbassare e mi bacia. - non riuscivo a resistere un minuto in piu.- sorrido sulle sue labbra. - hai capito bene... Quindi sappi che non ci vado felice di passare una serata in "famiglia"- dice mimando le virgolette in aria. Annuisco incapace di parlare. Mi siedo sulle sue gambe e Infilo le mani nei suoi folti capelli castani. I suoi occhi penetrano nei miei e in me si accende il fuoco che divampa in tutto il corpo.

Se l'amore non esiste, facciamolo. (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora