CAPITOLO 14

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-TREVOR-

Influenza del cazzo. Sono a letto da non so quanto . Non vedo Megan da quattro giorni, non sopporto l'idea che lei sia sotto lo sguardo di tutti senza che io la controlli. Sto diventando letteralmente paranoico. È diventata un'ossessione. Mi scoppia la testa e ho finito le medicine. Mi alzo dal letto con i muscoli intorpiditi e doloranti. Do una veloce occhiata all'orario, sono le tre del pomeriggio. Prendo il telefono dal comodino. Perfetto squilla.

-Megan..- dico con la voce roca. -Trev, dimmi- risponde come sollevata. La sua voce mi rincuora dopo molto tempo passato ad ascoltare soltanto i miei pensieri. -potresti venire a casa mia? Non sto bene e ho finito le medicine, se me le vai a comprare e me le porti mi faresti un enorme piacere- dico tossendo un po'.

Anche se in parte è la verità sono un grandissimo bugiardo perché non riesco ad ammettere nemmeno a me stesso che mi manca guardarla dormire o semplicemente sfiorarle il viso. -ma certo, arrivo subito, il tempo di passare in farmacia, non addormentarti- mi dice dolce. Riattacca e io butto la testa all'indietro sul cuscino. Lei è già stata qui anche se ce l'ho trascinata mentre era ubriaca fradicia e inconsapevole delle sue azioni, ricordo come avrei voluto spogliarla del tutto ed ammirarla nuda. Dopo venti minuti trascorsi a guardare il soffitto sento bussare alla porta, mi trascino fino all'ingresso e apro. Megan è avvolta in un giacchetto nero ed indossa un berretto di lana grigio.

- vieni starai congelando- la prendo per i fianchi e la faccio entrare. Guardandomi in torno mi rendo conto che questo appartamento è un disastro. -tieni, ecco le medicine- dice porgendomi un sacchettino. Mi volto verso il bancone, prendo una pasticca e verso dell'acqua in un bicchiere.

Deglutisco rumorosamente mentre ingoio. Mi giro ancora nella sua direzione, si è tolta la cuffia e la giacca, mi guarda con un piccolo sorriso. Le prendo le mani e la trascino in camera con me. -Scusami se sarà un pomeriggio noioso ma mi sento una merda in questo momento- dico ridendo un po'. -non preoccuparti, tanto stavo per fare il mio pisolino pomeridiano- ride anche lei. Mi ributto nel letto sotto le coperte, sta morendo di freddo si sfrega le mani sulle braccia. -Meg-la chiamo -mh?- -puoi stenderti accanto a me-dico serio, arrossisce un po'-era un'affermazione- preciso. Toglie le scarpe e viene accanto a me. L'avvicino per il giro vita.Nascondo il viso nell'incavo del suo collo, lei posa una mano sul mio petto sotto la maglietta, ha le mani gelide. Gliele prendo piano e me le porto alle labbra inizio a soffiare e a strofinarle contro le mie. Mi viene spontaneo sorridere per questi miei piccoli gesti ma soprattutto il suo di sorriso è contagioso.

Chiude gli occhi e mette le gambe tra le mie per cercare di avvicinarsi a me, per cercare di fondersi con me. È incredibile come il suo corpo sia perfettamente adatto al mio. Mi bacia il mento, poi il naso e poi entrambi i lati della bocca. -ti prenderai l'influenza anche tu se continui a baciarmi- le sussurro, in verità vorrei che continuasse all'infinito. -non importa-sussurra anche lei. Le do un lieve bacio sulle labbra, proprio a fior fiore. Dopo pochissimo lei si è addormentata mentre io che ho dormito anche con troppo questo periodo la guardo. Tocco alcune ciocche del suoi capelli e gliele porgo dietro l'orecchio, sfioro il suo viso. Una sbirciatina non farà mica male mi ripetevo ed ora sono qui, incantato dalla meravigliosa ragazza che ho davanti a me. Le bacio il naso e lei mi stringe ancora di più, probabilmente non si è del tutto addormentata. ***

-MEGAN-

Ho gli occhi chiusi ma mi sono appena svegliata, mi sto beando delle braccia di Trevor. In questa settimana mi chiedevo spesso dove fosse finito, mi tormentava il fatto che fosse colpa mia e del fatto che non sono brillante in certe cose di ambito sessuale invece stava semplicemente male. Apro gli occhi piano. Trovo Trevor che mi guarda e che mi tocca i capelli, gli sorrido. - sapevo che eri sveglia-mi sussurra, lo stringo forte e cerco di rannicchiarmi il più possibile contro il suo petto. -come stai?-gli domando -sto bene, penso sia passato tutto- mi risponde tranquillo. C'è un po' di silenzio, ma un silenzio genuino in cui ci sono soltanto i nostri respiri regolari. -hai voglia di un bella doccia calda?- mi domanda ad un tratto. Lo guardo perplessa. -perché?- chiedo ridendo un po'

Se l'amore non esiste, facciamolo. (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora