59

130 4 1
                                    

La porta venne chiusa delicatamente ma allo stesso tempo con decisione; esalai un sospiro di sconforto che, però, durò poco e continuai a vestirmi. Blaise non poteva sapere come mi sentivo e come avrebbe potuto? Lui stava bene con Queen, non aveva altri problemi a cui far fronte. Non aveva altri pensieri. Invece io li avevo, perchè mi sentivo un verme: avevo fatto l'amore con Cassie tre giorni prima e pur sapendo che se ne sarebbe andata, non trovavo pace. Avrei ricevuto all'altare una donna che meritava un uomo migliore di quello che sono io, un uomo che l'ami costantemente tutti i giorni e che mai glielo avrebbe fatto mancare. Forse Blaise aveva ragione. Forse stavo facendo la cosa sbagliata, mi stavo imbarcando in una cosa più grande di me e con la persona sbagliata. Ma il pensiero venne subito scacciato com'era apparso: se sono giunto fin qui, è perchè l'ho voluto davvero, mi dissi. Così, con questo pensiero fisso nella testa e con una nuova determinazione, mi lanciai un ultimo sguardo allo specchio e poi mi avviai a testa alta verso il giardino. I primi sguardi che incrociai quando attraversai il tappeto bianco, furono dei miei genitori. Era strano vederli insieme un'altra volta ma sapevo che a mia madre costava uno sforzo enorme stare accanto a mio padre. Dal canto suo, lui invece mi sembrava appagato e quasi speranzoso che nella foga delle emozioni, mia madre lo toccasse. Mia madre avanzò verso di me e mi lisciò la giacca con già le lacrime agli occhi, pronte ad uscire non appena la cerimonia avrebbe avuto inizio. Mi sorrise debolmente e mi accarezzò il viso
- Sei perfetto- mi sussurrò con amore materno, io ricambiai il sorriso
- Ti prego, non piangere adesso- le dissi con ironia
- Ci provo ma non prometto niente- ribattè con una mezza risata. Avrei voluto dirle che le volevo bene ma l'orchestra iniziò a suonare la marcia nuziale e dovetti rimandare. Mi misi al mio posto, accanto a Blaise che continuò a guardare rigido davanti a sè, non accennando nulla. Tutti si alzarono in piedi e io trattenni il fiato: Asteria apparve a braccetto di Alec, con un sorriso raggiante. I nostri occhi non si mollarono un momento ma ad un certo punto, i suoi occhi nocciola si trasformarono in quelli azzurri di Cassie. La gola mi si chiuse. Il mio cervello mi stava giocando davvero un orribile scherzo! Asteria non era più davanti a me, al suo posto c'era Cassie. Chiusi un attimo gli occhi, respirai a fondo e li riaprì; sentì Blaise muoversi così mi voltai e ci guardammo, questo bastò. Aveva capito tutto. E anch'io. Potevo ancora fermare tutto, potevo ancora salvare il salvabile. Asteria era ormai arrivata davanti a me, baciò il padre sulla guancia e poi si voltò verso di me, con un sorriso timido
- Sapevo che non ti saresti tirato indietro- mi sussurrò
- Non posso farlo- mi sentì pronunciare. È bastato un attimo: il mio cervello ha pensato quella frase e poi, ha dato ordine alla bocca e alla voce di dirla. E l'ho detta. Mi ci volle qualche secondo per comprendere davvero la reazione di tutti alle mie parole. I sorrisi erano spariti completamente, sostituiti da espressioni incredule e sgomente. Chi ruppe per primo il silenzio fu Alec che mi si scagliò contro peggio di un ariete infuriato; non fece ora a toccarmi che Blaise mi si parò di fronte facendomi scudo con il suo corpo seguito a ruota da mio padre e dai miei amici
- Come osi prendere in giro così mia figlia?!- urlò
- Mi fidavo di te! Io e te avevamo un patto! Te l'avevo affidata convinto che fosse in buone mani!- continuò. Io non riuscivo a guardare Asteria negli occhi. Non m'importava di suo padre. Le avevo fatto del male, l'avevo illusa e ora ho fatto la cosa peggiore che un uomo possa mai fare dopo averla tradita: mollarla sull'altare.
- Papà...per favore...lascia che me ne occupi io- mormorò flebilmente Asteria
- Se mi vieni sotto ti riduco in poltiglia!- continuò ignorando la figlia
- Tu non lo sfiori nemmeno con un dito! Prima dovrai passare sul mio cadavere!- inveii mio padre, di colpo, avanzò di un passo con aria di sfida
- Finitela. Tutti e due. È un nostro problema. Nessuno vi ha coinvolto. Levatevi, voglio parlare da sola con Draco- disse Asteria fermamente facendo voltare i due uomini. Alec si addolcì un poco, guardandola
- Come vuoi tu- mormorò alzando le mani in segno di resa
- Papà, fa un passo indietro anche tu- dissi
- Lucius...per favore- lo ribeccò mia madre quando vide che non accennava a indietreggiare. Sentendo la sua voce, abbassò lo sguardo e indietreggiò. Vedendoli entrambi distanti e piuttosto tranquilli, Asteria mi prese per mano e mi condusse all'interno della casa. Attraversammo l'atrio enorme dell'entrata per finire fuori. Quando arrivammo sotto ad una delle quercie che ornavano il resto del giardino, allora si fermò, continuando a tenermi voltate le spalle
- Asteria...io...- iniziai, ma poi chiusi la bocca. Che cosa potevo mai dire per discolparmi? Un "mi dispiace" sarebbe stato a dir poco patetico perciò ritenni più opportuno starmene zitto. Lei contemplò la chioma dell'albero scossa del vento, accarezzandosi le braccia nude. Sospirò con malinconia
- Sai...- cominciò
- Una parte di me sapeva che fra te e lei non si era mai conclusa davvero. Lo ammetto. Mi sono stupita di vederti lì, che mi aspettavi. Tutto tirato e ben vestito- si fermò un attimo e poi riprese
- Lo so che ci hai provato a far andare bene il nostro rapporto. Lo so che hai tentato di buttartela alle spalle. E credo anche che un minimo tu mi abbia amata-
- Sì, ti ho amata- mormorai; lei si volta verso di me, mostrandomi finalmente il suo viso
- Ma non quanto ami lei. Una donna lo capisce quando non è desiderata abbastanza dal suo uomo. Ti confesso che ero gelosissima di lei. I tuoi sguardi...erano....carichi di amore assoluto e....avrei voluto che guardassi me in quel modo-
L'ultima frase praticamente la sussurrò e questo mi fece sentire completamente disarmato. Nell'arco di neanche un giorno avevo fatto a pezzi il suo cuore. Lo avevo proprio calpestato e non sapevo come fare per rimediare. Il fatto è che non si poteva, non potevo risanare niente, il danno era stato fatto
- A mia discolpa, posso dire che non avevo previsto il suo ritorno qui. E dopo che è arrivata, dopo che mio padre mi ha costretto a collaborare con lei...ho fatto di tutto, credimi, di tutto per non rievocare quei sentimenti. Ma Cassandra...Cassie è sempre stata l'uragano che sconvolgeva l'equilibrio della mia vita. Ho rivisto i suoi occhi e...-
- Non sei riuscito a tenerla lontana- finì per me. Al mio malgrado, annuì.
-Lo so...mi è bastato vedervi. Poi la tua mail ha confermato tutto-
La guardai incredulo, senza capire di cosa stesse parlando e poi realizzai. Aveva letto la mia mail, quella che non ho avuto mai il coraggio di inviare a Cassie. Asteria mi accarezzò una guancia con un sorriso così triste che il cuore venne attraversato da una fitta dolorosa
- Devi andare da lei adesso. Prima che sia troppo tardi e questa volta non lasciartela scappare- mormorò con la voce rotta dal pianto. Mi resi conto che mi amava davvero molto per permettermi una cosa simile. Altre al suo posto non sarebbero state così clementi, nemmeno io a dir la verità; tuttavia rimasi fermo a guardare per l'ultima volta quegli occhi nocciola, presi la sua mano e ne baciai il dorso con dolcezza
- Meriti tutta la felicità del mondo- mormorai, lei sorrise e una lacrima le scivolò lungo la guancia
- Anche tu...ad ogni modo, devi andare. Non ti permetto di lasciarla andare anche stavolta-
- Ha ragione- disse un'altra voce. Blaise attraversò il giardino e ci raggiunse
- Devi muoverti o la perderai- disse prima di lanciarmi le chiavi della mia macchina. Le guardai e poi guardai lui che mi sorrise, poi guardai Asteria
- Spero che tu trova al più presto il tuo principe, principessa- le sussurrai e poi, senza indulgiare ancora presi la macchina e guidai verso l'aeroporto pregando che non fosse troppo tardi. Una volta arrivato, lasciai la macchina dove capitava; non mi importava più di nulla perchè dovevo trovare Cassie e fermarla. Ignorai le occhiate perplesse dei pendolari in giacca e cravatta e ancora di più i risolini dei turisti. Credo anche di aver sentito un'americana chiedere al marito se si stesse celebrando un matrimonio lì. Ad ogni modo, io andai avanti, controllando costantemente l'orologio e il mio cuore sobbalzava ogni minuto che passava. Devo fare in fretta prima che sia troppo tardi. Guardai il numero del suo aereo, l'orario e il gate e con mio rammarico mi accorsi che sarebbe partito da lì a poco. Iniziai a correre, sempre più veloce mentre sentivo il cuore pompare anche nelle orecchie; arrivai, quasi scivolando, davanti al gate proprio nel momento in cui le hostess lo stavano chiudendo
- Aspettate!- urlai, queste mi guardarono sorprese. Una di loro mi sbarrò la strada
- Mi dispiace signore- disse fermamente, mi lanciò un'occhiata fugace e perplessa poi tornò a guardarmi negli occhi
- Ma l'aereo sta per decollare- continuò
- Lei non capisce! Io devo entrare là dentro! Devo fermare una ragazza prima che sia troppo tardi e se non lo faccio...-
- Mi dispiace. Ma una volta chiuso il gate, non ci è permesso far passare nessuno- ribadì in tono severo
- La prego, la scongiuro. Ho fatto una cazzata assurda e non posso perderla di nuovo. Non posso- la implorai ma lei scosse il capo e mi indicò la sala d'attesa
- Prego, si sieda e attenda il prossimo volo- mi liquidò. Aprì la bocca per ribattere ma poi annuì e mi sedetti sconfitto su una delle sedie, prendendomi la testa fra le mani. Troppo tardi Malfoy, hai aspettato troppo e adesso lei è partita. Per sempre. E tu resti qui. Mi alzai e guardai il suo aereo che iniziava a decollare pigramente quasi volesse farmi un dispetto. Cassie se n'è andata e stavolta, sono arrivato tardi. Per la rabbia e la tristezza, tirai un pugno alla vetrata e questa tremolò un poco. Mi voltai lentamente, pronto ad andarmene quando sentì un lieve singhiozzare; mi guardai attentamente intorno e poi scorsi una piccola figura dai capelli castani. Mi dava le spalle, seduta su una delle sedie più lontane della sala d'attesa per non essere vista da nessuno. Ma io invece la vidi eccome: Cassie era lì. Era sempre stata lì.

Iniziò tutto per giocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora