Capitolo 13

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Isaac ci guarda pensieroso, per poi uscirne con:

«Stiles, io devo andare. Ci vediamo domani»

E esce di corsa dalla porta, come se avesse intuito che la sua presenza è davvero di troppo.

Derek cerca invano di coprire il succhiotto alzando la maglia, e lo guardo alzando un sopracciglio. Anche se evidentemente non sono capace, visto che ridacchia.

«Non cercare di imitarmi, Stiles»

«E quel coso si vede lo stesso, Derek» Controbatto, zittendolo.

Lui si avvicina al tavolo, fissandomi.

«Di cosa dobbiamo parlare?»

«Di ieri sera»

Vedo il suo sguardo vacillare, e non so perchè mi dà l'idea che se lo aspettasse.

«Non c'è nulla da dire»
Esordisce, andando a sedersi sul divano, e fissando un punto qualsiasi del soffitto.

«Sì, invece. Voglio sapere tutto quello che ho fatto e che ho detto»
Esclamo, girando la sedia verso di lui.

«E io cosa ne dovrei sapere?»
Fa l'ingenuo, ma non gli riesce bene.

«Perchè eravamo sulla scogliera insieme, Derek, e mi hai anche riportato a casa.»

Sussulta.

«Come fai a ricordartelo?»
Mi domanda, osservandomi attentamente.

«Me l'ha detto Isaac» Spiego.

«Okay. Non abbiamo parlato di niente di che. Eri ubriaco, ho cercato di capire quanto lo eri e ti ho semplicemente riportato a casa. Dopo di che ti sei messo a dormire nella tua stanza»

Eppure mentre racconta questa sua versione i suoi occhi non mi guardano. Cercano di sfuggirmi.

«E mi sono cambiato da solo, Derek?»

Annuisce.
Anche se non ne sembra convinto.

«Perchè queste cose non me le ridici guardandomi negli occhi?»
Chiedo, avvicinandomi al divano. Ora io sono in piedi e lui seduto.

Finalmente i suoi occhi mi guardano, e mi sembra quasi di ripescare ricordi di quello che é sucesso ieri sera.

Io e lui sulla scogliera. Io che da un lato ero felice che lui fosse accanto a me, dall'altro no. Io che non riuscivo neanche a capire dove mi trovassi.

«Non dirmi che io ti ho detto che...» Aggiungo, mormorandolo. Era da giorni che mi preparavo un discorso sul fatto che Derek non poteva permettersi di rivolgersi a me in quei modi e...

«Sì, Stiles» Risponde lui, alzandosi e avvicinandosi «Mi hai detto che non dovevo permettermi di chiamarti ragazzino. Che io non conosco nulla di te, che ho deciso di lasciare perdere, di non entrare nella tua stanza quando ti sei ritrovato a piangere a causa mia. E che i miei occhi sono vuoti, tristi, ma anche davvero belli. E sì, non ti sei cambiato da solo ma ti ho aiutato»
Disse lui tutto d'un fiato, aspettandosi una mia reazione.

Eravamo poco distanti, e chiusi gli occhi per assimilare il tutto. Almeno l'alcool mi ha dato il coraggio di affrontarlo, anche se quella cosa degli occhi potevo risparmiarmela...

«E tu? Tu cosa hai risposto?» Sussurro.

«Che forse è meglio se ho lasciato perdere Stiles, perchè come vedi sono in grado solo di allontanare le persone» Sospira lui, come sconfitto.

«È una tua decisione Derek, spetta a te decidere se allontanare o no le persone» Ho il coraggio di ribattere, mentre lui si era girato per andarsene.

Abbassa le spalle, e non si gira neanche.

«Non è così facile, Stiles. Io non sono facile. E le cose complicate non piacciono a nessuno»

Mormora, quasi come un lieve sussurro, ma che riesco a sentire benissimo.

E questo mi incuriosisce ancora di più. Non può che incuriosirmi. Perchè si definisce così complicato? Cos'ha fatto?

Mentre sale le scale si blocca un attimo, come se si fosse ricordato qualcosa:

«E hai anche detto che volevi bere per dimenticare. Dimenticare qualcosa che ti è successo, la tua vita. E che ti eri dimenticato tutto, anche il tuo nome, ma di me ricordavi tutto»

Rimango immobilizzato, come se mi avessero buttato un secchio d'acqua gelida addosso.
Davvero è andata così? Davvero mi sono dimenticato di tutto tranne che di Derek? Persino di Lydia? Ah, se solo ricordassi! Mi porto le mani alla testa, più confuso che mai.

Sento dei rumori venire dal primo piano, e capisco che sta facendo una doccia.

Approfitto della situazione, salendo lentamente le scale. Una volta arrivato sopra vedo le nostre due stanze, una accanto all'altra. Quella di Derek è socchiusa. Voglio sapere più su di lui.

Piano piano apro la porta, ritrovandomi in una stanza grande quanto la mia, ma ordinatissima. Non c'é una cosa fuori posto.

Sopra una scrivania bianca ci sono allineate in fila delle medaglie e delle coppe. Mi avvicino curioso.

«Quelle a destra sono per il basket, quelle a sinistra premi scolastici»
Mi spiega qualcuno dietro di me.
Merda, sono stato beccato.

Mi giro imbarazzato.
Derek é in accapatoio, appoggiato sull'uscio della porta. Non sembra arrabbiato, e questo mi porta ad avvicinarmi ancora di più ai premi.

«Wow, fai parte del club di fisica?» Domando, sbalordito. Non me lo aspettavo.

«Sì»

«Non ho mai capito l'utilità della fisica» Ammetto.

«Vorresti dire che é inutile?»
Ribatte lui, entrando nella sua stanza

«Beh, non la metto proprio così, però...»

Lui mi interrompe:

«Scommetti che sapró sorprenderti con la fisica?» Mi sfida.

Guardo i suoi occhi verdi, e capisco che sta dicendo seriamente.
Cosa mi rimane da fare se non accettare?

«Vedremo»
Rispondo, accennando un sorriso.

L'accappatoio gli lascia scoperto il succhiotto, che mi sembra meno scuro di prima. Mi chiedo se faccia male, insomma, non ne ho mai ricevuto uno! Anche lui ne ha fatti, oppure li ha solo ricevuti?

«Smettila di fissare lì, Stiles, non è radioattivo»

Ride Derek, avvicinandosi pericolosamente.
I suoi capelli sono ancora bagnati.

Avvampo.

«Stavo pensando...beh...se faccia male oppure no, sai, alla fine uno ti morde la pelle...cioé manco un vampiro!! E insomma...» Divago, quando il suo corpo è a pochi centimentri dal mio.

«Vorresti provarlo, Stiles?» Mi sussurra, all'orecchio, con una voce estremamente roca. Rabbrividisco.

Mi ritrovo a non capire più nulla, e con le mie ultime forze scappo dalla stanza, prima che possa dire qualche altra cazzata. Sento Derek ridacchiadere, e mi richiudo in camera mia. Pensava di potermi prendere in giro così? E perché mi sono ritrovato davvero a volere che me lo facesse?

I hate u, I love u |STEREK|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora