Capitolo 43

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«Io vado, ci vediamo domattina.»

Derek annuisce alle mie parole, e fa per incamminarsi a piedi, rivolgendomi un'ultima occhiata.
Siamo rimasti sulla collinetta in silenzio per un tempo indefinito, e ci siamo poi accorti che era già passata la mezzanotte.

Domani mattina prenderemo un volo che ci porterà direttamente a Los Angeles, per poi partire subito per la settimana bianca, sperando di arrivare in tempo per prendere il treno con gli altri studenti. Ci vorranno ore per arrivare nella località stabilita, sará una lunga giornata.

Osservo la figura di Derek allontanarsi, verso casa di sua sorella minore, e non riesco a non pensare al bacio.
Alle sue labbra.

Ritorno alla realtá, tirando fuori le chiavi di casa dai jeans, e inserendole nella serratura cercando di fare il meno rumore possibile.
Probabilmente mio padre sta dormendo, e non voglio fargli capire di essere rientrato tardi.

Appena apro la porta quasi salto alla vista di Scott e mio padre, i quali sono seduti sul divano e girati con la testa nella mia direzione.
Le loro espressioni sono impassibili, e comincio a capire che buttare via il telefono per poi essere automaticamente intracciabile per tutte quelle ore é stata davvero una pessima idea.

«Stiles, siediti» Mi esorta mio padre, indicando l'altro divano.
Mando giù la saliva, annuendo lentamente. Però non guardo in faccia Scott, in questo momento non voglio parlare con lui.

«Dov'eri?» Mi chiede lo Sceriffo, con le braccia conserte.

«Vicino al lago» Meglio dire la veritá.

«Da solo?»

«No, c'era... Derek» Deglutisco. Mio padre fa per riflettere su qualcosa.

«Giusto, era passato qui a casa. E il tuo telefono dov'è? Ti ho cercato per ore.» Scott sembra confuso quando mio padre dice che Derek era passato a casa, ma resta in silenzio.

«L'ho...lanciato in acqua.» Chiudo gli occhi, ora arriveranno le peggio minacce di morte.

«Stiles, voglio solo sapere una cosa, sei sicuro di quello che vuoi?»
Mio padre mi sorprende con queste parole, e sussulto leggermente.
Penso a Derek immediatamente.
Al modo in cui mi sento in sua presenza.

«Sì, papà. Ne sono sicuro.»

Scott mi guarda attentamente:

«Dice la veritá.»

Rido ironicamente alle sue parole:

«Giusto, perchè tu con i tuoi poteri da lupo riesci esattamente a capire quello che provo, o sbaglio?»

Scott sembra un attimo destabilizzarsi:

«Stiles io... non ci sono parole per quello che ho fatto.»

«Hai ragione.» Concordo con lui. Il suo sguardo sembra vacillare.

«Avevo paura di perderti, Stiles. Dio, siamo migliori amici da sempre! Pensi che non mi interessa se tu voglia poi rimanere a Los Angeles oltre l'anno scolastico? Che non ti potró più rivedere?»
Esclama, con gli occhi lucidi.
Non avevo mai pensato a cosa mi succederà dopo questi nove mesi, in realtà, e non mi sono mai posto il problema.

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