15. Il primo giorno di scuola

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Aspettai Andrea seduta sul portico.
Nel mentre che aspettavo le immagini che avevo visto al computer e le parole di Edward mi ronzavano in testa.
Davvero gli umani vedevano i vampiri in quel modo?
Esseri senz'anima che sfruttavano, ammaliavano ed uccidevano gli umani come dei parassiti?
Per loro i vampiri erano solamente dei mostri? Dei demoni assetati di sangue?
Se gli umani temevano così i vampiri, chissà cosa avrebbero visto in me.
Sospirai. Probabilmente Andrea si sarebbe spaventato, come chiunque altro.
Il rombo della sua moto mi destò dai miei pensieri.
Sorridendo gli andai in contro.
«Ehi, ciao» disse sfoggiando un ampio sorriso.
«Ciao»
«Beh... come va?» chiese prendendo il mio casco e porgendomelo.
«Ehm, bene, grazie; e tu?»
«Tutto ok»
"Rimettetevi insieme" sentì sussurrare dai pensieri di Seth.
Trattenni una risata. Era davvero ostinato quel licantropo.
"Dai, Chiara. So che mi senti. Avvicinati di più a lui e bacialo. Muoviti. Chiara? Mi senti? Chiara? Daaaai, dimmi che mi hai sentito"
Ti ho sentito ma non farò quello che tu mi hai detto. Gli risposi.
«Beh... andiamo?» chiesi avvicinandomi alla moto e mettendomi il casco.
«Certo!» rispose mettendosi il casco e salendo sul mezzo.
Mi sedetti dietro di lui e lo abbracciai, per evitare di cadere.
In poco tempo stavamo già sfrecciando sulla strada.
Avvertì subito i pensieri dei licantropi di Sam e mi strinsi di più ad Andrea.
Brady e Collin ci seguirono, passando nel bosco, finché non arrivammo a Forks.
Appena Andrea parcheggiò nel parcheggio della scuola scesi dalla moto e mi tolsi il casco.
Andrea fece lo stesso e, dopo aver riposto il suo casco in quello che io chiamavo "il contenitore nella moto", prese il mio e lo mise nello stesso "contenitore".
«Andiamo a cercare Brian ed Alexis?» mi chiese muovendo leggermente la testa in direzione della scuola.
Annuì e lo seguì.
Brian ed Alexis erano davanti alla segreteria e ci stavano aspettando, seduti su di un muretto.
«Chiara!» urlò lei saltandomi praticamente addosso.
«Ciao» dissi ridendo e abbracciandola.
Anche lei rise e si allontanò, tornando a sedersi vicino a Brian.
Quei due sono una bella coppia; anche se non stanno insieme. Pensai vedendoli vicini.
«Perché non c'eri ieri e oggi?» mi chiese Brian con uno sguardo innocente.
Ero abbastanza stupita. A quanto pareva Andrea non gli aveva detto nulla della nostra conversazione.
«Ehm... beh, ero malata» risposi cercando di sembrare il più sicura possibile.
«Ah. Beh, spero che tu stia meglio, adesso» rispose.
«Sì, sì, mi sono rimessa del tutto»
«Beh, io devo andare a spagnolo, se tardo il prof mi uccide e non so ancora dov'è la mia classe» disse Alexis guardando l'ora sul telefono e saltando giù dal muretto.
«Mancano ancora venti minuti» le fece notare Andrea.
«Sì, ma se arriviamo un minuto dopo il suono della campanella il prof fa storie. E arriverò sicuramente in ritardo, non si capisce nulla di 'sta piantina!»
Brian ridacchiò e saltò giù dal muretto «Ti accompagno io, dai»
«Se mi fai arrivare in orario sei il mio salvatore» rispose lei.
«Ti faccio arrivare in classe in anticipo, soprattutto perché la tua aula di spagnolo è facilissima da raggiungere, altro che quella di matematica dove devo andare»
«Ciao, piccioncini, ci vediamo dopo» li salutò Andrea.
Alexis lo guardò con uno sguardo assassino «Seyer Andrea, prova a ripeterlo e sei morto. Non stiamo insieme!»
Ridacchiai «Guarda che ti uccide davvero»
«Ehm... Alexis, non volevi andare in classe?» la richiamò Brian.
«Sì, hai ragione ma quel bruto mi ha confusa»
«Ah, ora è colpa mia?» chiese Andrea ridendo.
«Sì» rispose lei «Pensa alla vostra ship che deve restare intatta perché lo dico io. Chiara più Andrea. Sì, che bella cosa. Devo solo trovarci un nome adeguato... forse Chirea o Andara...»
«Io sto aspettando che la... Alexian si avveri» dissi fermandomi un attimo a riflettere sul nome. Non ero mai stata brava in questi giochi di parole.
Brian scoppiò a ridere, seguito da Alexis «Sì, certo, non si avvererà mai» disse il ragazzo.
«Oh, cavolo!» disse Alexis guardando di nuovo l'ora sul telefono «Brian, dobbiamo correre nella mia classe!»
«Stai tranquilla, è qui vicino» disse lui.
Alexis gli afferrò il braccio «Muoviamoci! Ciao, ragazzi» disse trascinandolo.
«Help!» disse Brian muovendo solo le labbra.
Andrea lo salutò con la mano e io mi misi a ridere. Erano stra-simpatici insieme.
«Dai, andiamo anche noi» mi disse Andrea continuando a ridacchiare.
Si diresse verso destra e io lo seguì.
«Che lezione abbiamo adesso?» gli chiesi. Non avevo minimamente guardato l'orario.
«Scienze»
«Mh, ok... scommetto che passerò l'ora a disegnare. Hai un foglio?»
«Per farti disegnare durante la lezione?»
«Esatto»
«Sì, ce l'ho...»
«Me lo presti? Per favore...» cercai di fare uno sguardo dolce ed innocente.
Andrea si mise a ridere «Ok» rispose.
«Grazie!» esultai abbracciandolo.
Per un attimo fu stupito dal mio gesto, probabilmente non si aspettava che lo abbracciassi.
Lo seguì fino nell'aula di scienze e mi sedetti nella terza fila, vicino al muro. Era la fila perfetta: non era davanti con gli sguardi dei prof puntati su di te, ma neanche dietro con gli sguardi dei prof che cercavano i casinisti.
Andrea si sedette nel banco vicino a me e iniziò a dondolarsi sulla sedia.
L'aula era praticamente vuota, a esclusione di quattro ragazze che si stavano praticamente mangiando il mio amico con gli occhi.
Evitai di ascoltare i loro pensieri poco casti. Anche se due di loro pensavano solo cose del tipo "quanto è carino, chissà se è fidanzato" eccetera, eccetera...
«Ehi, Andre» lo chiamai a bassa voce.
Lui si avvicinò a me «Sì?»
«Quelle ragazzette laggiù sono pazze di te»
Lui si guardò alle spalle e le quattro ragazze arrossirono lievemente, ridacchiando e girandosi a guardare fuori dalla finestra.
«Ah... beh, sono carine» disse.
«Solo carine?» chiesi. Non erano affatto brutte ragazze, una di quelle, una bionda con gli occhi di un azzurro chiarissimo, era bella quanto Rosalie -beh, sì, Rosalie da umana. In "versione vampiro" tutti erano più belli-.
«Sì, solo carine. Tu sei mille volte meglio» rispose con un sorrisetto. Ricordava un sacco il sorrisetto sghembo di Edward.
Scossi la testa. «Tu sei pazzo, quella bionda è cinquemila volte meglio di me»
«Beh, non mi piacciono le bionde»
Scossi la testa «Con quelle quattro ragazze avresti più possibilità di fidanzarti che con me»
«Mh... sei gelosa?»
Arrossì lievemente «No, certo che no»
Lui ridacchiò «Certo, certo. Non sei gelosa, come no»
Non stiamo più insieme. Perché dovrei essere gelosa di lui? Mi chiesi anche se conoscevo già la risposta: mi piaceva da impazzire.
Probabilmente Seth aveva ragione, dovevamo tornare insieme ma non sapevo assolutamente come fare. Non potevo dirglielo così, come se fosse una cosa di poco conto...
La campanella suonò e mi accorsi che la classe si era riempita.
«Oh, no...» dissi vedendo chi c'era in ultima fila, al muro opposto rispetto al nostro.
«Ah, già... abbiamo l'ora di scienze in comune con Jeremy e Albert» mi disse Andrea seguendo il mio sguardo.
«Potevi dirmelo prima» Non potevo sopportare ancora quel tizio che si credeva chissà chi ed il suo "scagnozzo".
«Beh, dai, guarda il lato positivo: siamo già abituati a loro, dopo tre anni di medie»
«La situazione non migliora...»
Il professore non tardò ad arrivare. Era un uomo sui cinquant'anni con i capelli neri un po' ingrigiti e gli occhi marroni. Iniziò a spiegare e, beh, non era molto soporifero.
Con un ritardo di circa venti minuti, entrarono anche Martha, Sharon e Jessica che si posizionarono negli ultimi tre banchi liberi, al centro della classe.
«Ci sono pure quelle oche?!» chiesi stupita ad Andrea.
«Ehm... sì» rispose lui.
Alzai gli occhi al cielo e mi misi a disegnare sul foglio che mi aveva dato Andrea.
Mi persi completamente nel disegno e tornai alla realtà solo quando la campanella suonò.
«Arrivederci» dissero alcuni nel mentre che uscivano a piccoli gruppi o singolarmente.
«Ciao» rispondeva il prof, mettendo in ordine le sue cose.
Non avevo ancora capito perché noi dovevamo dire "buongiorno" e "arrivederci" quando i prof usavano quasi sempre il "ciao".
«Wow, che bello» disse Andrea vedendo il mio disegno.
Era ancora da completare, però si potevano già notare quattro lupi che ululavano. Uno di essi era su di una roccia e gli altri tre gli stavano vicino, attorno ad un fiume.
«Ehm... grazie» dissi riponendo il disegno nel libro di scienze, per non rovinarlo.
Ritirai il materiale e seguì Andrea nella prossima aula.
«Cosa abbiamo adesso?» chiesi.
«Storia» rispose lui.
«Mh, ok...»
«Ciao, Andre» dissero due ragazze con fare civettuolo. Andavano nella direzione opposta alla nostra e si erano appena fermate davanti a noi.
«Oh, ehm, ciao, ragazze...» rispose lui «Scusate, ma dobbiamo andare, siamo in ritardo» disse aggirandole.
«Ci vediamo dopo» rispose una delle due. Non la guardai neanche, la odiavo già dalla voce.
«Chi erano quelle?» chiesi acidamente quando se ne andarono.
«Due nostre compagne di palestra, che è dopo inglese -dopo l'intervallo-»
«Perché ti vanno tutte dietro in 'sta scuola?»
«E io dovrei saperlo? Siete strane voi ragazze»
«Oh, grazie tante, eh»
Lui si mise a ridere «Dai, non fare la pignola. Comunque... qui si conoscono persone nuove, vediamo più ragazze -e ragazzi-, quelle lì non avranno ancora visto Jeremy che sicuramente ci proverà anche con loro e... beh, dai, devi ammettere che comunque sono un bel ragazzo» concluse pavoneggiandosi.
Ridacchiai scuotendo la testa. Però aveva ragione, non era un brutto ragazzo, anzi, era abbastanza bello.
«Bene, Geolosetta, questa è l'aula» mi disse indicando una classe alla nostra sinistra.
«Non sono gelosa!»
«Sì, certo, ci credo»
Mi fece cenno di entrare per prima e mi seguì.
C'era una donna abbastanza giovane, forse di trent'anni, seduta alla cattedra. Aveva i capelli rossastri e gli occhi marroni. Ci salutò con un allegro "buongiorno, ragazzi"
«Buongiorno» dissi nel mentre che mi trovavo un posto. Ne scelsi uno in seconda fila al centro, gli altri erano già occupati da altra gente.
Andrea si sedette vicino a me e tirò fuori il libro di storia.
La campanella suonò e io ripresi a disegnare. Alla fine dell'ora avevo praticamente finito, dovevo solo più colorare l'erba, il cielo e gli alberi. Mi accorsi quasi subito di aver colorato inconsciamente i lupi con i colori di quelli del nostro piccolo branchetto. Jacob era sulla roccia e noi tre attorno a lui, sul terreno. In più avevo modificato il lupo con i miei colori, rendendolo più piccolo rispetto agli altri.
Con Andrea mi diressi verso la prossima aula. Era abbastanza fastidioso dover ogni volta prendere e ritirare i libri spostandosi nelle aule.
«La prossima lezione è inglese?»
«Sì, esatto» rispose «Però adesso c'è l'intervallo. Vuoi andare a farti un giro? Possiamo incontrarci con Brian ad Alexis»
«Io andrei in classe. Basta solo che mi dici dov'è» non vedevo l'ora di tornare a casa per vedere se era successo qualcosa in mia assenza, non mi interessava andare in giro durante l'intervallo.
«Ok, vieni. Ti ci accompagno»
«Grazie»
Appena arrivammo lui mi indicò la classe. C'erano solo dei piccoli gruppetti di studenti, ma il professore era già uscito.
«Vado un attimo a farmi un giro. Arrivo subito» disse incamminandosi verso destra.
Annuì ed entrai nella classe.
Mi sedetti in terza fila, nel banco più a destra, vicino al muro, come durante la prima ora.
Pian piano le persone uscirono dall'aula, lasciandomi sola.
Continuavo a sentire il fastidioso vociare della gente nel corridoio e non vedevo l'ora di tornare a casa.
Se fosse successo qualcosa di grave nel mentre che non ero presente, non me lo sarei mai perdonata.
Incrociai le braccia sul banco, posandovi sopra la testa.
Qualcuno entrò nell'aula, portandosi dietro un odore di caffè e cioccolata. Non guardai neanche chi fosse, non mi interessava.
Quell'umano si sedette di fianco a me. Riconobbi subito il suo profumo, prima sovrastato da quello delle due bevande che aveva con sé. Era Andrea.
Lo guardai.
Lui sorrise e mi avvicinò un bicchierino contenente della cioccolata calda fumante.
Continuai a guardarlo, confusa.
«So che ti piace. Ti assicuro che è buonissima» mi spiegò.
«Non la voglio, grazie»
«Se vuoi ti do il caffè»
«Non mi piace»
«Beh, ti consiglio di mangiare qualcosa. L'ora di inglese è soporifera»
«Lo terrò a mente...»
«La prof ci fa fare un ripasso della grammatica... anche se nessuno ha capito l'utilità di ciò, parliamo in inglese da quando siamo piccoli e, in prima superiore, dobbiamo ancora studiarne la grammatica, secondo lei»
«Non dovremmo fare Shakespeare e robe simili? So che in Italia, alle superiori, fanno "letteratura italiana" e tutto il resto»
«Già, dovremmo»
Sospirai e presi la cioccolata, mi stava tentando troppo quell'odore.
La finì in fretta.
«Ok, avevi ragione, era buona» dissi.
«Lo so, ho sempre ragione» rispose sorridendo.
Lo guardai male.
«Che c'è? È vero»
«Sì... verissimo... come no»
Ridacchiò e mi diede un bacio a stampo sulle labbra.
Lo fulminai con lo sguardo, ma non riuscì a non sorridere.
«Era da un po' di giorni che volevo farlo» mi disse «Anche se pensavo in qualcosa di più...»
Mi spostò una ciocca di capelli che mi ricadeva sul viso e, facendo questo, mi accarezzò la guancia. Si avvicinò lentamente a me, ma, a quel punto, mi ritrassi. Bhe, diciamo che provai ad allontanarmi, però il muro alle mie spalle me lo impedì.
Andrea capì comunque le mie intenzioni e si fermò «Ok, non importa» era abbastanza vicino per baciarmi, ma non lo fece.
Sentì dei passi che si avvicinavano alla classe. Forse era qualche nostro compagno -o compagna- di corso.
Con la scusa di andare a buttare i due bicchieri mi allontanai. Volevo evitare stupidi pettegolezzi.
In poco tempo due ragazzi entrarono nell'aula. Non li guardai neanche, non mi interessava conoscere gente nuova.
Quei due salutarono Andrea che rispose con un "ehilà".
Mi sedetti al mio posto «Li conosci?» gli chiesi a bassa voce.
«Certo, sono dei nostri compagni di corso»
«Oh, giusto...» mi sembrava ancora strano cambiare compagni ad ogni ora.
La lezione di inglese durò un'eternità. Andrea aveva ragione, era noiosissima. In compenso, in quell'ora, avevo praticamente ultimato il mio disegno.
«Sei bravissima a disegnare. È bellissimo» mi disse Andrea vedendo il mio disegno.
«Ehm... grazie»
«Andiamo?»
«Ora c'è palestra, giusto?»
«Esatto! Ed è in comune con Brian ed Alexis»
«E con le due tipe che ti hanno salutato prima» constatai alzandomi
«Oh, sì... Jennifer e Kate. Mi stanno sempre intorno, peggio che delle cozze»
Sbuffai «Mi stanno antipatiche quelle due tizie»
Lui ridacchiò «Ti adoro quando sei gelosa»
«Non sono gelosa» dissi uscendo dall'aula. Sapevo già dove andare, la mensa e la palestra erano sicuramente i luoghi più facili da raggiungere essendo in locali separati dalla scuola.
Lui mi raggiunse continuando a ridere.
«Se vuoi parliamo di altro» propose.
«Ecco, meglio» accettai per sviare l'argomento gelosia.
«Di cosa parliamo?»
«Davvero Brian ed Alexis non sanno nulla della nostra conversazione e di Bella? Non gli hai detto niente?» era da tutta la mattina che pensavo a questo.
«Che domande! Certo che non gli ho detto nulla. Mi hai chiesto di mantenere il segreto e così ho fatto»
«Beh... grazie»
«Non ti fidi di me?»
«No, non è che non mi fido, non fraintendermi... volevo solo sapere se avevi davvero mantenuto un segreto così grande»
«Ok... comunque stai tranquilla, qualsiasi cosa dovessi dirmi non la direi a nessun altro»
Annuì sorridendo lievemente e lui mi cinse la vita con un braccio. Sarei potuta allontanarmi, ma non lo feci.
Davanti all'entrata della palestra ci aspettavano Brian ed Alexis. Lei, vedendoci abbracciati, saltellò allegra.
Scossi la testa divertita dal suo modo di fare. Era un caso perso. Una specie di fangirl che vedeva coppie innamorate ovunque, anche fra gente che si odiava. Ero sicura che sarebbe andata d'accordissimo con Alice, erano molto simili caratterialmente.

I Cullen e i Quileutes 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora