55. Gli sconosciuti

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Osservai curiosa i tre sconosciuti che si stavano dirigendo verso Alice.
La prima era un femmina alta e muscolosa con scuri capelli ingovernabili. Ovviamente si trattava di Kachiri. Aveva le stesse membra e i tratti allungati delle altre amazzoni, nel suo caso ancora più pronunciati.
La successiva era una piccola vampira dalla pelle olivastra con una lunga treccia di capelli neri che le ondeggiava sulla schiena. Aveva occhi di un colore bordeaux scuro che si muovevano nervosi osservando la folla coinvolta nella disputata.
L'ultimo era un giovane, che non correva con altrettanta velocità e fluidità. Aveva la pelle di un marrone scuro intensissimo, quasi impossibile. Con uno sguardo cauto degli occhi color tek perlustrò la radura. Anche lui aveva i capelli neri e intrecciati, come la donna, ma non altrettanto lunghi. Era davvero molto bello.
Mentre ci si avvicinava, un suono imprevisto diffuse ondate di sconvolgimento nella folla degli astanti: il battito di un cuore, accelerato dallo sforzo.
«Nelle ultime settimane Alice ha cercato per conto suo dei testimoni» disse Edward ai tre capi dei Volturi «E non è tornata a mani vuote. Alice, perché non ci presenti i testimoni che hai portato con te?».
Caius ringhiò «È finito il tempo concesso alle testimonianze! Aro, deciditi a votare».
Aro alzò un dito per tacire Caius e incollò gli occhi al viso di Alice.
Alice fece un passo avanti con grazia e presentò gli sconosciuti. «Lei si chiama Huilen e lui è suo nipote Nahuel».
Caius strinse forte gli occhi mentre Alice menzionava il rapporto che intercorreva fra i due nuovi arrivati. I testimoni dei Volturi sibilarono fra sé. Il mondo dei vampiri stava cambiando e tutti lo sentivano.
«Parla, Huilen» le ordinò Aro «Dacci la testimonianza per la quale sei stata condotta fin qui».
La donna minuta guardò Alice, nervosa. Mia sorella le fece un cenno d'incoraggiamento e Kachiri posò la lunga mano sulla spalla della piccola vampira.
«Mi chiamo Huilen» annunciò la donna in un inglese chiaro, ma con un accento strano. Mentre continuava, era evidente che si era preparata a raccontare questa storia, che si era esercitata. Scorreva alla perfezione, come una favola per bambini. «Un secolo e mezzo fa abitavo con il mio popolo, i Mapuche. Mia sorella si chiamava Pire. I nostri genitori le avevano dato il nome della neve sulle montagne, perché aveva la pelle chiara. Ed era bellissima, fin troppo bella. Un giorno venne da me a confidarmi il segreto dell'angelo che l'aveva scoperta nei boschi e che l'andava a trovare di notte. Io la misi in guardia». Hulien scosse la testa, addolorata. «Come se non fossero bastati i lividi che aveva sulla pelle, per metterla in guardia. Sapevo che si trattava del Lobishomen delle nostre leggende, ma lei non voleva ascoltarmi. Era sotto l'effetto di un incantesimo.
Quando fu sicura che il figlio del suo angelo scuro le stava crescendo dentro, me lo disse. Non cercai di scoraggiarla dal suo progetto di fuga: sapevo che persino nostro padre e nostra madre avrebbero convenuto che quel bambino doveva essere ucciso e Pire insieme a lui. L'accompagnai nelle zone più remote della foresta. Lei cercò il suo angelo demonio, ma non trovò nulla. Mi presi cura di lei e cacciai per lei quando le forze le vennero meno. Si cibava di animali crudi, beveva il loro sangue. Non avevo più bisogno di conferme su quello che lei portava nel ventre. Speravo di salvarle la vita prima di uccidere il mostro. Ma lei amava il bambino che le cresceva dentro. Lo chiamò Nahuel, come il giaguaro, quando diventò forte e le spezzò le ossa. E nonostante questo continuava ad amarlo.
Non riuscii a salvarla. Il bambino uscì dal grembo facendo a pezzi il corpo della madre e lei morì presto, mentre mi supplicava senza sosta di prendermi cura del suo Nahuel. Fu il suo ultimo desiderio, e accettai di esaudirlo. Però lui mi morse quando cercai di sollevarlo dal corpo di sua madre. Andai a nascondermi nella giungla a morire. Non mi allontanai di molto, perché il dolore era troppo. Ma lui mi trovò: il neonato si era fatto strada a fatica nel sottobosco fino ad arrivare da me e mi aspettò. Quando il dolore finì, trovai il piccolo accocolato vicino a me che dormiva.
Mi sono presa cura di lui finché non è stato in grado di cacciare da solo. Cacciavamo nei villaggi della nostra foresta, restando in disparte. Non ci siamo mai allontanati tanto dalla nostra casa, ma Nahuel voleva vedere la bambina che c'è qui».
Chinò il capo quando finì di parlare e arretrò in modo da nascondersi in parte dietro a Kachiri.
Aro aveva le labbra increspate. Fissò il giovanotto dalla pelle scura.
«Nahuel, hai centocinquanta anni?» gli chiese.
«Sì, decennio più, decennio meno» rispose con una voce calda, limpida e bella. L'accento si notava a malapena. «Noi non li contiamo».
«E a quanti anni hai raggiunto la maturità?».
«Circa sette anni dopo la mia nascita avevo completato la crescita».
«E da allora non sei cambiato?».
Nahuel alzò le spalle «Non che io sappia».
Jacob rabbrividì di felicità.
«E di cosa ti nutri?» chiese ancora Aro, interessato suo malgrado.
«Di sangue, soprattutto, ma anche di cibo umano. Posso sopravvivere con entrambi».
«Sei stato capace di creare un'immortale?». Aro indicò Huilen con voce molto partecipe.
«Sì, ma nessuna delle altre sa farlo».
Un mormorio scioccato percorse gli schieramenti.
Aro alzò bruscamente le sopracciglia «Le altre?».
«Le mie sorelle» rispose nuovamente Nahuel, stringendosi nelle spalle.
Aro lo fissò per un attimo con occhi di brace, prima di ricomporsi.
«Immagino che tu ci voglia raccontare il resto della tua storia, visto che a quanto pare non è finita».
Nahuel si accigliò. «Qualche anno dopo la morte di mia madre, mio padre è venuto a cercarmi». Il suo bel viso si alterò leggermente. «È stato felice di trovarmi». Il tono del ragazzo suggeriva che la simpatia non fosse reciproca. «Aveva due figlie, ma nessun altro figlio maschio. Si aspettava che mi unissi a lui, come avevano fatto le mie sorelle. Si sorprese di non trovarmi solo. Le mie sorelle non sono velenose, ma non so se dipenda dal sesso o dal caso, chi può dirlo? Comunque io avevo già formato una famiglia con Huilen e cambiare non mi interessava» distorse quest'ultima parola. «Ogni tanto lo vedo. Ho una sorella nuova: ha raggiunto la maturità circa dieci anni fa».
«Tuo padre come si chiama?» chiese Caius a denti stretti.
«Joham» rispose Nahuel. «Si considera uno scienziato. È convinto di poter creare una nuova razza eletta». Non si sforzò di nascondere il disgusto.
Caius guardò Bella. «Tua figlia è velenosa?» domandò in tono brusco.
«No» rispose Bella. Udita la domanda di Caius, Nahuel alzò di scatto la testa e gli occhi color tek sondarono il viso di Bella.
Caius guardò Aro in attesa di una conferma, ma quest'ultimo era troppo assorto nei suoi pensieri. Increspò le labbra e fisso Carlisle, poi Edward ed infine Bella.
Caius ringhiò. «Prendiamoci cura dell'anomalia che c'è qui e poi proseguiamo verso sud» disse ad Aro.
Quest'ultimo guardò Bella negli occhi per un lungo momento. Dopo un attimo la sua espressione cambiò: aveva preso una decisione.
«Fratello» disse piano a Caius «Pare proprio che non ci sia pericolo. Questo sviluppo è davvero insolito, ma non vedo alcuna minaccia. Sembra che questi mezzi vampiri siano quasi uguali a noi».
«Questo è il tuo voto?» chiese perentorio Caius.
«Sì».
Caius si accigliò. «E quel Joham? Quell'immortale così appassionato di sperimentazioni?».
«Forse è il caso che andiamo a parlare con lui» convenne Aro.
«Fermate pure Joham, se volete» disse Nahuel con tono neutro «Ma lasciate stare le mie sorelle. Loro sono innocenti».
Aro annuì, con espressione solenne. Poi si girò verso il suo corpo di guardia, con un sorriso cordiale.
«Miei cari» gridò «Oggi non si combatte».
Il corpo di guardia annuì all'unisono e abbandonò la posizione di difesa. La foschia di Alec si disperse rapidamente.
Aro aveva il solito sorrido benevolo, ma, questa volta, si percepiva che aveva smesso di tramare. Caius era pervaso da una profonda rabbia interiore, ma, ormai, si era rassegnato. Marcus aveva l'aria... annoiata: non avrei saputo descriverla in altro modo. Il corpo di guardia era tornato ad essere impassibile e disciplinato: al suo interno non c'erano individui, solo un intero. Si misero in formazione, pronti a partire. I testimoni dei Volturi restarono cauti: uno dopo l'altro se ne andarono, sparpagliandosi nei boschi. Mano a mano che diminuivano di numero, quelli che restavano si affrettavano. Presto non ne rimase più nessuno.
Aro tese le mani verso di noi, quasi per scusarsi. Dietro di lui la maggior parte del corpo di guardia, insieme a Caius, Marcus e alle mogli mute e misteriose, stava già allontanandosi rapidamente, sempre in formazione precisa. Solo i tre che sembravano costituire la sua guardia personale si erano trattenuti con lui.
«Sono così felice che tutto si sia potuto risolvere senza violenza» disse dolcemente «Carlisle, amico mio, quanto mi fa piacere poterti chiamare di nuovo amico! Spero non ci sia rancore. So che capisci il rigido fardello che il nostro dovere ci pone sulle spalle».
«Vai in pace, Aro» rispose secco Carlisle «Ricorda che qui dobbiamo ancora proteggere il nostro anonimato, quindi fa' in modo che le tue guardie non si mettano a cacciare in questa regione».
«Ma certo, Carlisle» lo rassicurò Aro «Mi dispiace che tu disapprovi, caro amico. Forse, col tempo, mi perdonerai».
«Forse, col tempo, se ci dimostrerai di nuovo la tua amicizia».
Carlisle, ti avrebbe ammazzato! Gli ricordai.
"Lo so" pensò in risposta.
Aro chinò il capo, il rimorso fatto persona, e arretrò un poco prima di girarsi e andare via. Senza parlare, guardammo gli ultimi quattro Volturi che sparivano fra gli alberi.
Calò il silenzio.
«È davvero finita?» sussurrò Bella ad Edward.
Il vampiro aveva un sorriso smagliante. «Sì. Si sono arrresi. Come tutti i prepotenti, dietro la spavalderia sono dei vigliacchi» ridacchiò.
Alice si unì alla risata. «Sul serio, gente. Non ritorneranno. Potete rilassarvi tutti, ora».
Ci fu un'altra pausa di silenzio.
«Fortuna sfacciata» borbottò Stefan.
Vladimir si diresse verso Carlisle. «Li abbiamo costretti a ritirarsi» disse «È il momento per attaccare».
«Non oggi» rispose Carlisle deciso.
«Siete dei folli!» sbraitò Stefan dopo un attimo di silenzio «Era la nostra occasione. Loro non perdoneranno mai quello che è successo qui».
Nessuno prese troppo seriamente le parole dei due rumeni.
Dopo un attimo di estrazione, esplosero grida di giubilio. Ululati assordanti riempirono la radura. Maggie diede un pugno a Siobhan sulla schiena. Rosalie ed Emmett si baciarono di nuovo, stavolta più a lungo e con maggior passione. Benjamin e Tia erano serrati in un abbraccio, come Carmen ed Eleazar. Esme abbracciava forte Alice e Jasper. Carlisle stava ringraziando con affetto i nuovi arrivati dal Sudamerica che ci avevano salvati tutti. Kachiri era molto vicina a Zafrina e Senna, le dita intrecciate alle loro. Garrett sollevò da terra Kate e la fece girare in cerchio.
Stefan sputò sulla neve. Vladimir digrignò i denti con espressione stizzita.
Edward e Bella si abbracciarono ed abbracciarono Renesmee.
«Nessie, Nessie, Nessie» cantilenò Bella e Jacob ridacchiò.
«Sta' zitto» borbottò Bella rivolta al grosso lupo rossiccio.
«Posso restare con voi?» domandò Renesmee.
«Per sempre» le promise Bella.
«Per sempre» ripetè Edward all'orecchio di Bella ed i due si baciarono appassionatamente.
Abbassai lo sguardo. Avevo uno strano presentimento. Perché Aro non aveva usato Andrea per poterci accusare di qualcosa? Dopotutto, aveva saputo di lui dai pensieri di Edward. C'era qualcosa di strano, qualcosa che mi trasmetteva una certa ansia.
«Tutto bene?» mi chiese Jasper inginocchiandosi affianco a me.
Annuì.
«Sicura?».
Sì, perché? Chiesi guardandolo.
«Perché sento che stai provando ansia».
E allora?
«I Volturi sono andati via, non c'è bisogno di essere ancora così spaventati».
Non è per i Volturi.
«E allora per cosa?».
Andrea. Mormorai.
«Hai paura che i Volturi, andando via, possano attaccarlo?».
Annuì.
«Non penso proprio che cacceranno qui».
Non è quello... è solo che Aro ha letto i pensieri di Edward e quindi ha saputo tutto di Andrea, ma ha fatto finta di nulla. Non capisco perché.
«Magari pensava che fosse un'accusa inutile, oppure il nostro arrivo e la visione di Alice lo hanno dissuaso dall'avanzare un'altra accusa».
Annuì poco convinta.
«Cosa succede qui?» chiese Carlisle avvicinandosi. Poco distanti da lui c'erano Emmett, Benjamin e Tia.
«Nulla» rispose Jasper «È solo spaventata per il suo ragazzo. Teme che Aro possa fargli qualcosa, poiché ha saputo tutto di lui dai pensieri di Edward ma non ha detto niente».
«Vai da lui, così ti tranquillizzerai» mi disse Carlisle «Non penso che Aro possa essere così meschino da attaccarlo in questo istante».
Ne sei sicuro?
«Sicurissimo».
Posso andarci adesso?
«Anche domani o quando ne avrai voglia, ma penso proprio che tu preferisca andare oggi stesso».
Scodinzolai lievemente.
«Solo... non festeggiate troppo voi due, da soli» disse Emmett intromettendosi.
Lo guardai confusa.
«Sai cosa intendo» aggiunse e mi fece l'occhiolino.
Mugolai di imbarazzo e cercai di nascondere il muso con una zampa. Emmett! Uggiolai.
Il vampiro scoppiò in una fragorosa risata, alla quale si aggiunsero anche quella di Jasper, Carlisle e Benjamin.
Fulminai Emmett con lo sguardo e corsi nel bosco, diretta verso la casa di Andrea.

§§§§§§Nota dell'autrice§§§§§§
Finalmente la disputa con i Volturi si è conclusa nel migliore dei modi, o quasi. Il sesto senso di Chiara avrà ragione oppure Andrea non è assolutamente in pericolo? Beh, lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo (che arriverà al massimo tra un'oretta) ^.~

Sì, avete letto bene. Oggi ci sarà un doppio aggiornamento.
Infatti, ho già scritto il prossimo capitolo (che devo solo più ricontrollare per correggere eventuali errori) perché doveva far parte di questo capitolo, ma, alla fine, ho deciso di dividere a metà il capitolo 55 perché... bho, così mi piaceva di più XD
Quindi: a più tardi con il prossimo capitolo ^.~

(E ho ripetuto circa cinquanta volte la parola "capitolo" in pochissime righe XD).

I Cullen e i Quileutes 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora