35. Io salvo te, tu salvi me

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«Non sapevo che sapessi suonare il pianoforte» ripetè Andrea poiché non rispondevo.
«Beh... "suonare" è una parola grossa, stavo andando un po' a caso, non mi ricordavo tutte le note».
«A me sembrava perfetto. Era l'inno europeo, giusto?».
«Prima di essere l'inno europeo è "Inno alla gioia" di Beethoven».
Andrea fece una sorta di risata imbarazzata «Beh, giusto, hai ragione...».
«Io ho sempre ragione» mormorai con un tono di voce troppo basso per l'insensibile udito umano.
Andrea non mi sentì e continuò il suo discorso. «Però a me sembrava abbastanza giusto».
Alzai le spalle «Non è importante la correttezza o meno di quello che ho suonato. Però è importante sapere cosa cavolo ci fai qui».
Andrea alzò le spalle «Mi ha fatto venire Emmett. Ha detto che ci saremmo stati solo noi due e che dovevamo assolutamente parlare».
«T... ti ha detto qualcosa?» balbettai.
«No, ha detto che dovevi parlarmi tu».
«Perfetto, allora vattene» risposi fredda «Non voglio parlare».
Andrea non si lasciò scoraggiare e venne da me.
«No, non me ne vado» rispose inginocchiandosi a terra in modo da guardarmi più facilmente negli occhi «Non me ne vado perché mi sono stufato di questa cosa. Non vuoi dirmi nulla e... ok, va bene; però non puoi evitarmi solo perché Bella mi ha aggredito! Non pretendo una spiegazione, anche oggi a scuola ti ho detto che non volevo parlare di Bella. Voglio solo una vita normale con te».
«La normalità non rientra nella mia vita».
«Il più normale possibile, allora».
«Come fa ad essere normale?!» sbottai alzandomi ed allontanandomi «Hai visto cos'è successo ieri, no? Stavi per essere ucciso! Io cerco di evitare che accadano queste cose, soprattutto se ci sei tu in mezzo, ma è impossibile».
Andrea aprì la bocca per controbattere, ma lo bloccai.
«No, non dire "non è importante" o qualsiasi altra cosa! Perché invece è importante. Non si può continuare così, con cose strane e pericolose che accadono e tu che cerchi di capire perché diamine accadono».
«Potresti spiegarmi tutto subito».
«Non posso. Ho la bocca cucita. Innanzitutto, tu, se sapessi tutto, probabilmente scapperesti via come farebbe qualsiasi persona sana di mente. Oltre a ciò, non posso dirti nulla per cause superiori».
«Cioè?».
«Saresti ucciso da un gruppo di svitati che vogliono far mantenere il segreto. E se venissero a sapere che tu sai tutto, ucciderebbero sia te che me e la mia famiglia, senza che nessuno possa permetterlo. Prima che tu aggiunga qualcosa, ci ucciderebbero anche se tu dovessi scoprire tutto da solo».
«Ok, non te lo chiederò più» mormorò «A patto che tu la smetta di evitarmi e comportarti in modo strano».
«Non posso non comportarmi in modo strano. È come se ti dicessi di smetterla di comportarti da umano».
«Hai ragione, scusa. Intendevo: se succede qualcosa di strano in mia presenza, facciamo come se non fosse successo nulla e andiamo avanti, ok?».
Era davvero disposto a tutto pur di stare con me.
Annuì «Ok. Ora però va a casa».
Detto questo mi diressi in camera mia, senza aspettare una sua risposta.
Sentì dei passi sulle scale, dietro di me. Sospirai. Mi stava seguendo.
Non mi fermai ed entrai in camera mia, seguita a ruota da Andrea che si sedette vicino a me sul letto.
«Lo so che non mi vuoi» disse e mi mise una mano sulla guancia per farmi girare verso di lui «Non temere che io abbia paura di tutto questo».
Mi voltai «Non ho paura di quello».
«Sicura?».
«Forse».
Andrea ridacchiò. «Di cos'è che avresti paura, allora?».
«Che tu ti ferisca. Te l'ho già detto mille volte».
«Però per ora non è successo» disse facendomi voltare di nuovo verso di lui.
«Per ora. Potrebbe succedere».
«Basta che facciamo attenzione» disse avvicinando il suo viso al mio e baciandomi.
Mi tornò il mente l'immagine vivida di Bella che si scagliava su Andrea.
Se fossi arrivata poco dopo, probabilmente adesso non sarei qui con lui. Pensai.
Mi allontanai da Andrea, interrompendo il bacio.
Se fossi arrivata poco dopo, probabilmente adesso starei piangendo sulla sua tomba oppure sarei in un altro stato a causa di un trasferimento immediato per evitare problemi con la legge.
«Ehi? Tutto ok?» mi chiese Andrea.
Annuì.
«Stai tremando, sei sicura?».
Mi alzai di scatto «Devo... devo andare un attimo in bagno».
Mi rinchiusi a chiave in bagno e feci un profondo respiro.
Perché un attacco di panico ora? Perché ho pensato alla quasi morte di Andrea?! Mi chiesi irritata.
Mi avvicinai al lavandino. Aprì l'acqua e la lasciai scorrere per poco, aspettando che diventasse gelata. Appena divenne abbastanza fredda, me la spruzzai sul viso, sperando che mi aiutasse in qualche modo a calmarmi.
Sfortunatamente non servì assolutamente a nulla.

I Cullen e i Quileutes 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora